A mio nome e a nome di tutta la SIOI rivolgo agli organizzatori di questo convegno le nostre più sentite congratulazioni per aver promosso un incontro sul doppio anniversario che cade quest’anno in ambito Nazioni Unite. Occasione, ne sono certo, da cui potrà emergere un ulteriore stimolo affinché questa istituzione internazionale acquisisca sempre più maturità nell’affrontare le sfide odierne, e nel rafforzare l’impegno per la pace, la sicurezza internazionale e la salvaguardia dei diritti umani.
Rischierò di risultare impopolare, ma a dispetto di coloro che considerano l’Onu un’istituzione desueta, inadatta e “fuori moda”, sono convinto che la storia di questa fantastica comunità di Stati, di cui l’Italia fa parte da 60 anni, sia viva e vada soprattutto ricordata come la storia di importanti successi più volte raggiunti grazie alla volontà di governi e persone di decidere il destino del mondo in modo collegiale e responsabile. Perché – mai darlo per scontato – è solo con la collettività e attraverso la condivisione di interessi ed esigenze comuni che si costruisce un futuro solido per le nuove generazioni. A noi lo ha insegnato Alcide De Gasperi, uomo politico dalla straordinaria lungimiranza, ed il cui impegno per l’adesione dell’Italia all’Onu è ancora oggi motivo di orgoglio, ma anche di grande responsabilità.
Sedi come la SIOI – incaricata proprio da De Gasperi di condurre le prime trattative di adesione dell’Italia all’Onu, e occasioni di studio e analisi come quella che oggi state promuovendo a Pavia, devono ricordarci che la responsabilità più grande del far parte di una comunità internazionale è quella di saper guardare oltre gli stretti confini del proprio Paese in direzione di interessi comuni che, in un periodo di improvvisa accelerazione delle crisi internazionali, sono l’unico scudo a difesa delle persone umane.
E’ vero, sono tanti i dossier non risolti dalla comunità internazionale, ma è altresì certo che se fosse mancato questo dinamismo, questo patrimonio comune della famiglia umana, i muri oggi sarebbero stati molti di più di quanti erano all’indomani della seconda guerra mondiale.
Guardiamo allora a questi 70 anni dell’Onu e ai 60 anni di impegno italiano a Palazzo di Vetro non solo come ad un anniversario, quanto ad un rinnovato impegno a tutela dei valori di libertà. La libertà, un valore senza tempo. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo usa questa parola ben venti volte.
A settant’anni dalla fondazione dell’Onu, allora, è forse ora di smetterla con i piagnistei: errori e sviste non possono essere imputati alla macchina di un palazzo di Vetro – sede trasparente per eccellenza. Nei settant’anni dell’Onu occorre forse riconoscere che gli errori sono stati “politici”, da imputare a tutti quei leader che hanno promesso di garantire piene libertà sulla carta, ma non nei fatti.
Se guardiamo ai mattoni che siamo riusciti ad abbattere, anziché al cemento che ha alzato barriere; se guardiamo a tutti quegli uomini e donne che in questi 70 anni hanno servito con lealtà e sacrificio la comunità internazionale; se guardiamo ai tanti, anche italiani, caduti nelle missioni umanitarie di pace e di riconciliazione per difendere la democrazia ed il rispetto dei diritti, allora ci renderemo conto che l’Onu non è desueta né fuori moda: spetta solo ai leader far continuare a brillare quel Palazzo, per esempio usando i mattoni per costruire ponti e non muri. Buon anniversario a tutti!
Franco Frattini
Presidente SIOI