Economia

Camera, ok definitivo a Fiscal Compact e Esm

Il Parlamento italiano ha definitivamente ratificato, con il si’ di oggi dell’Aula della Camera, i trattati europei che istituiscono il Fiscal Compact e l’Esm.
 | 

Dichiarazioni di voto di Franco Frattini. Intervento in Aula

Signor Presidente, signor Ministro, credo si possa dire che l’adozione del fiscal compact costituisca probabilmente un atto politico tra quelli di più forte spessore che le tre istituzioni europee insieme abbiano definito negli ultimi anni, e questo non solo per le modifiche importanti al sistema che avevamo delineato soltanto nel 2009 con il trattato di Lisbona, ma soprattutto, direi, per la dimostrata volontà di definire un meccanismo non emergenziale che garantisca stabilità, consolidamento e rafforzamento dell’integrazione economico-finanziaria europea, e che dia prospettiva di tenuta nel medio e lungo termine assai oltre le prospettive di durata dell’attuale fase di crisi.

È, come dicevo, una scelta fortemente politica, non anzitutto tecnico-economica. Si riafferma il principio del controllo dei conti degli Stati, del percorso virtuoso già intrapreso e da proseguire per la sostenibilità dei sistemi paese. Si stabilisce, come chiesto con forza dall’Italia, che per il rientro progressivo entro i limiti consentiti del debito nazionale valgano parametri articolati, non limitati al debito pubblico, ma estesi all’indebitamento privato e a fattori rilevanti connessi, ad esempio, alla sostenibilità complessiva dei sistemi previdenziali: materia, quest’ultima, su cui l’Italia, da ultimo, con la riforma del 2012, ha fatto registrare un importante passo avanti di natura strutturale.

Siamo oggi – dopo la modifica costituzionale che ha introdotto il principio del pareggio e dopo la conferma dell’obiettivo di azzerare il deficit a fine 2013 – nel mezzo del guado di un fiume certamente tempestoso. Davanti a noi, infatti, è la sponda del Governo politico dell’euro e dell’Europa, il compimento di un percorso che a Maastricht creò il mercato, la moneta e la Banca, ma non ebbe il coraggio di arrivare alla governance unitaria, precondizione perché gli Stati uniti d’Europa non spariscano dall’orizzonte della politica e degli attori istituzionali.

Dinanzi a noi, colleghi, vi è anche l’onere gravoso, ma inevitabile, di aggredire con forza lo stock del debito pubblico: un onere che significa ora, Ministro Moavero, obbligo costituzionale e vincolo politico per il Governo e per il Parlamento a presentare con urgenza una proposta organica e credibile su cui – credo di poterlo dire senza incertezze – il nostro gruppo sta già riflettendo in modo approfondito.
Alle nostre spalle, colleghi, nel guado che stiamo attraversando, se tornassimo indietro, vi sarebbe certamente l’aggressione speculativa che non si ferma e vi sarebbero, come vi sono, regole di mercati che, comunque, attaccano il più debole, il quale resta senza la protezione di una casa comune che dobbiamo tutti rafforzare e non certo indebolire. Occorre, certamente, solidarietà tra noi partners. Occorre che gli accordi, una volta presi all’unanimità nei consigli europei, siano applicati senza «se» e senza «ma», rispettando le regole di cui la Commissione europea è doverosa custode.

L’Italia, signor Presidente, darà oggi un segnale importante con le ratifiche che stiamo per deliberare. È il segnale che l’Italia fa il suo dovere con serietà e che il programma di risanamento – avviato a luglio del 2011, proseguito con l’adesione del Presidente Berlusconi nell’ottobre 2011 al Consiglio europeo proprio ai principi del fiscal compact di cui oggi noi parliamo con il trattato, e che dovrà proseguire certamente anche oltre la primavera del 2013 – si sta attuando.

Potremmo allora dire, colleghi, chel’Italia è, ancora di più, un Paese solido, che definirei un Paese creditore, non debitore, visto quanto noi versiamo, anche, per il contributo salva-Stati generale europeo, e che è un Paese i cui titoli si vendono e si venderanno, malgrado sospette iniziative di alcune Agenzie internazionali di rating.

Su questo, cari colleghi, il fiscal compact non si può attuare à la carte, scegliendo, cioè, cosa piace di più a ciascuno Stato. Nell’articolo 4, che stiamo per ratificare, vi è un richiamo formale al Regolamento del Consiglio che indica i fattori rilevanti per calcolare debito ed extra deficit; su questi fattori, come la crescita potenziale, il ciclo economico, e, soprattutto, l’indebitamento netto del privato, l’Italia – e ricordo il Consiglio di ottobre 2011 in cui per la prima volta parlammo di debito nazionale aggregato – vuole ovviamente insistere affinché non solo il debito pubblico ma anche il debito privato sia computato.

Allora, Ministro Moavero Milanesi, quando avremo ratificato questo Trattato e quando questo Trattato sarà in vigore, questi parametri, crescita inclusa, e lo sottolineo in modo particolare, siano considerati, da oggi in poi, vincoli di finanza pubblica ai sensi della Costituzione, non soltanto degli obiettivi politicamente auspicabili. Se saranno vincoli di finanza pubblica, l’aggressione allo stock di debito, diventi impegno politico governativo ed istituzionale. Poiché quel Regolamento, richiamato proprio dall’articolo 4 del fiscal compact lo prevede, occorre anche, da subito, verificare – mi rivolgo a lei, ma è il

Ministro Grilli a cui bisognerebbe più direttamente parlare – nel calcolo del debito, la corretta contabilizzazione dei contributi finanziari, ad esempio, per iniziative di solidarietà internazionale e per il raggiungimento di obiettivi di stabilità finanziaria dell’Unione europea. In altri termini più espliciti, signor Ministro, non si calcoli più nel debito nazionale ciò che noi spendiamo nell’interesse collettivo dell’Unione europea.

Cari colleghi, occorre ratificare questo Trattato non perché ce lo chiede Bruxelles, ma anzitutto per guardare alle generazioni italiane di oggi e di domani, aggredendo in modo strutturale i nodi che incrinano i conti pubblici e frenano la crescita. Sarebbe immorale, mi permetto di dire, oltre che miope, tagliare fuori l’Italia, oggi, da questo circolo virtuoso che si prospetta.

Con queste ratifiche l’Italia arriva in porto e può essere determinante proprio per fare entrare in vigore il trattato. È interesse del Paese e degli italiani non fermarsi in mezzo al guado ma accelerare con serietà e convinzione.

Concludendo, signor Presidente, stiamo mettendo nuovi mattoni, solidi, sulle fondamenta dell’Europa politica che il Parlamento e il Governo dell’Italia, quello di ieri, quello di oggi e, necessariamente, spero, anche quello di domani, potranno costruire secondo una inarrestabile linea di continuità che sola, può rassicurare Europa, mercati e cittadini.


© All rights reserved. Powered by Franco Frattini

Back to Top