L’ex ministro sta preparando la sua candidatura a prossimo segretario della Nato.
Se v’interessa sapere dov’è finito l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, sappiate che è in giro per il mondo, soprattutto Europa, per fare avanzare la sua candidatura a prossimo segretario generale della Nato, al posto del danese Anders Fogh Rasmussen.
Nelle turbolenze del centrodestra italiano, Frattini ha preferito fare un passo laterale: alle elezioni dell’anno scorso non si è presentato e da allora si dedica a preparare la non facile ascesa. Mario Monti, allora presidente del Consiglio, nell’autunno 2012 gli ha garantito l’appoggio e anche il governo Letta lo sostiene: lui ricambia studiando e vedendo gente. Se ne parla poco, perché l’ex ministro ha finora scelto una campagna elettorale non pubblica.
Ma tra chi conta negli ambienti strategici e militari, nei centri-studi e tra i decisori dei governi lo si è visto spesso. Per il resto del mondo è scomparso. Per una casualità, la nomina del nuovo segretario generale – che sin dal 1952 va a un europeo mentre il comando militare va a un generale americano – è finita nel turbine delle nomine che spazzeranno la politica dell’Europa nella seconda parte dell’anno. Rasmussen doveva finire il mandato a metà 2013, poi è stato prorogato di un anno e poi ancora di un paio di mesi per poter organizzare il summit Nato del settembre 2014 in Galles. Entro quella data si dovrebbe sapere chi i leader europei avranno scelto (in teoria già in luglio).
In quei mesi, le cancellerie saranno impegnate a decidere il presidente della Commissione Ue, quello del Consiglio europeo, l’alto rappresentante della Politica estera comune e i membri della nuova Commissione. Il posto a cui tiene Frattini finirà a corollario di quella trattativa: lui sostiene che la sua è l’unica candidatura italiana che può avere successo, perché abbiamo già Mario Draghi alla presidenza della Banca Centrale e un altro posto di rilievo nella Ue non è immaginabile.
Al momento, negli ambienti diplomatici alla candidatura di Frattini sono date buone chance, anche perché di altre ufficiali non ce ne sono. Ma nei prossimi mesi ne arriveranno certamente. Si parla del britannico Liam Fox, del tedesco Thomas de Maziere, del polacco Radoslaw Sikorski, del belga Pieter de Crem, della norvegese Ine Eriksen Sgireide (sarebbe la prima donna). E anche del presidente turco in carica, Abdullah Gul. Candidature che in genere partirebbero come più forti di quella di Frattini. L’ex ministro ci lavora da oltre un anno: i giochi, però, iniziano adesso.
SETTE (magazine Corriere della Sera)