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Legge elettorale

Casini collabori con noi alla stesura di una nuova legge elettorale

Un appello a Casini e all’Udc
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Corriere della Sera di Marco Galluzzo

Un appello a Casini e all’Udc: «Collabori con noi alla stesura di una nuova legge elettorale». Ma anche un avvertimento: se l’ex presidente della Camera, almeno sul tema delle norme elettorali, non ritirerà la pregiudiziale antiberlusconiana, «allora smettiamola di giocare, saremo noi come Pdl ad abbracciare il referendum, siamo abbastanza solidi per non avere paura di un ritorno al Mattarellum».

Ministro Frattini, crede realmente, dopo quanto accaduto, che questa maggioranza sia in grado di collaborare con una parte dell’opposizione? «Io me lo auguro e il tema elettorale sarà il primo banco di prova. Bisogna chiarire subito che questo Pdl è abbastanza solido in termini di voti, prospettive e numeri per potersi permettere anche il referendum. Molti di coloro che invece hanno sempre sbandierato le elezioni anticipate assolutamente no».

Si riferisce a Fini e Casini? «Mi riferisco soprattutto a Casini: invece di continuare a ripetere il ritornello delle elezioni anticipate, che fra l’altro è in aperta contraddizione con l’appello alla responsabilità, dovrebbe ammettere che il suo vero obiettivo è cercare di provocare una crisi per tornare a votare con il sistema attuale, il cosiddetto Porcellum». 

Insomma, secondo lei Fini e Casini non vedono l’ora di tornare a votare con questo sistema, che pure denunciano? «Io mi rivolgo a Casini, non a Fini, che in questo momento non ha autonomia politica, è solo al traino del primo. E’ indubbio che esiste una voglia grandissima di approfittare della legge attuale per cercare di ottenere un ruolo determinante, che certamente con questo sistema elettorale il terzo polo avrebbe e con il Mattarellum molto meno».

Anche lei ritiene che Fini rappresenti un problema istituzionale, come il Pdl ha denunciato anche oggi difendendo il ministro Romano? «In questa fase il problema istituzionale l’ha risolto con una frase dirimente il presidente della Repubblica, che nella lettera ai capigruppo del Pdl, sulla vicenda del Rendiconto dello Stato, si è appellato al rispetto formale delle regole».

Ma per quale motivo Casini dovrebbe collaborare a una riforma? «In primo luogo uscirebbe da una contraddizione che si porta dietro. Il primo punto debole è continuare a dire che è determinante con ogni sistema elettorale, cosa che non è. Secondo punto debole è da un lato sostenere che qualsiasi riforma elettorale deve ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti, dall’altro puntare a un’accelerazione verso le urne. Diciamo che le due cose non si sposano».

Ma darvi una mano, anche solo in tema di legge elettorale, significherebbe darvi stabilità. «Guardi, Casini non darebbe una mano a noi, ma al Paese, al quale dice di tenere tanto. Io credo che abbia capito che possiamo andare avanti, anche con questi numeri. E l’offerta politica che noi dovremmo fare, nel solco del comune popolarismo europeo, comincia proprio da una riforma della legge elettorale in Parlamento».

Comincia, e poi?
«Certamente potremmo avere dei punti di contatto molto maggiori di quanti ne abbia lui con la sinistra. A maggior ragione se si mettono insieme due concetti che per noi sono imprescindibili — un bipolarismo intelligente e la scelta degli eletti da parte del cittadino — come criteri base per una riforma elettorale. Quando D’Alema propone un’improbabile coalizione che mette tutti insieme, da Vendola ai cattolici, non vedo come un bipolarismo intelligente possa nascere. Credo che Casini ne sia consapevole».

Se Casini non vi ascolterà sarete veramente pronti al referendum, ammesso che la Consulta lo giudichi legittimo? «Capisco che Casini non possa oggi fare accordi politici con noi, anche per ragioni di coerenza, ma avere una pregiudiziale antiberlusconiana anche sulla legge elettorale sarebbe sbagliato. Detto questo, se non vuole trattare allora smettiamola di giocare: andiamo al referendum, è uno strumento di democrazia, evitiamo però di parlare di elezioni anticipate solo per far paura a questa maggioranza, si dica chiaramente che ci si vuole sottrarre al referendum. Queste schermaglie tattiche dovrebbero essere sbarazzate, altrimenti togliamo la maschera e diciamo che il Porcellum serve soprattutto a loro».

Scajola continua a dire che, se non cambia e non si allarga al resto dei moderati, il Pdl non ha futuro. Non è che siete voi ad avere bisogno di Casini? «Basterebbe prendere i sondaggi per rispondere. Ma non è il caso. Scajola pone un problema che può essere visto in positivo, uno stimolo per migliorare, su alcuni punti che Alfano ha già affrontato con molto coraggio, varando la stagione congressuale, stabilendo il principio che una tessera vale un voto. C’è una fase di dibattito interno che continua; io mi auguro che tutti i coordinatori, regionali e provinciali, arrivino a essere eletti e non nominati dall’alto. Se aggiungiamo le primarie a tutti i livelli, non vedo come possa esserci un grado superiore di democrazia».

La vostra prossima prova sarà il decreto per lo Sviluppo: sarà a costo zero? «Io credo di no, se così fosse dovrebbe cambiare nome: Sviluppo significa trovare alcune risorse. So che il ministero dell’Economia sta negoziando con le autorità svizzere un accordo che alla Germania e all’Inghilterra ha fruttato più di cento miliardi di euro. L’era del segreto bancario è finita, ha detto Tremonti; vediamo se varrà anche per l’Italia».


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