Sarà perché la regola di “Chatam House” scioglie le ingessature e libera riflessioni più schiette. Sarà perché a sbrogliare la matassa di dubbi ed incertezze è intervenuto “un sapiente nel frattempo divenuto saggio”, così come lo hanno definito i componenti dell’Associazione “Ego”, promotori dell’incontro insieme alla Fondazione De Gasperi. Fatto sta che, nonostante la calura della giornata, in sole due ore, ai piani alti di Piazza S. Lorenzo in Lucina, i bollori di imprenditori, ricercatori e funzionari internazionali che hanno partecipato all’incontro “Una bussola per l’Italia” si sono detti “leniti con il tonico del realismo, ma anche del pragmatismo”.
A Franco Frattini, presidente della Fondazione e più di recente nominato dal governo Letta membro della Commissione dei saggi per le riforme costituzionali (“insisto, preferirei la parola facilitatori”, precisa lui), è stato chiesto di assumere il ruolo di confidence inspirer: accogliere preoccupazioni e aspettative di alcune aziende e gruppi industriali impegnati nei settori di energia, gas, costruzioni, agroalimentare, informatica, pubblicità editoriale, sanitario e farmaceutico. Ma soprattutto di iniettare fiducia e mantenere alto il morale di chi oggi vorrebbe che fosse “aggredito il costo sul lavoro e sulle imprese”, o chi, ancora, ritiene magari più giusta “l’abolizione dell’Imu sui capannoni aziendali piuttosto che sulla seconda casa”.
A poche ore dallo storico accordo sull’inizio dei negoziati di libero scambio Ue-Usa, si fa notare che quella attuale potrebbe essere per l’Europa “l’ultima chance di essere attore globale e leader almeno su un dossier internazionale: il commercio globale”. 500milioni di europei e 200milioni di americani “creino un accordo globale che possa condizionare il sistema mondiale”, è l’incoraggiamento.
Il governo Letta – anche con la formula off the records – riceve molti encomi ed incoraggiamenti sulla parte occupazione e, soprattutto sul lavoro ai giovani: “Due temi difficili e da prendere di petto”. Un tema, quello del lavoro, su cui la stampa straniera intervenuta sottolinea, tuttavia, alcuna incertezze: come il considerare “un po’ anomalo il fatto che si parli di disoccupazione giovanile e non si pensi, invece, ad affrontare il problema senza una riforma più generale del mercato del lavoro”. Ci vuole un intervento più generale e profondo, chiedono in molti.
Anche un docente di una nota Università americana presente in Italia condivide questa posizione della stampa, e aggiunge che “non basta solo la soluzione dell’assumere, ma occorre anche capire chi si assume per essere competitivi”, sollevando così anche il capitolo della formazione. “Quali riforme può fare il governo per la formazione?”, pone il quesito.
“In epoca di crisi anche quello che è precario produce comunque un reddito”, si ribatte. “Non si tratta di giustificare la precarietà ma di puntare sulla flessibilità”.
Ancora, il realismo di un giornalista straniero porta ad un’analisi dell’attuale quadro economico che stenta a sembrare di effettiva ripresa: “Abbiamo un calo dell’export che era l’unico elemento positivo di sostegno al Pil, il debito cresce costantemente, i mercati sono sotto controllo per effetto della scudo Draghi”, elenca. “Scudo – prosegue – che potrebbe vacillare, e la prima a pagarne le conseguenze sarebbe l’Italia. Questo ci porta a chiedere se il breve orizzonte del governo Letta non sia collegato proprio a queste scadenze”.
L’attenzione si sposta sul tavolo delle riforme costituzionali. In molti condividono il quadro illustrato da Frattini: “Il bicameralismo deve rimanere, ma si deve fare in modo che le Camere non abbiano le stesse competenze”. Così come c’è consenso sulla revisione del titolo V della Costituzione: “occorre rivederlo per risolvere il continuo contenzioso costituzionale. Se avremo una Camera delle autonomie dovremo spingere per un sistema Stato-enti locali basato più sulla esclusività delle materie che sulla concorrenza”.
E ancora, come rilanciare i settori in crisi? “Qui ci scontriamo con il tema degli ostacoli procedurali”. Ci vorrebbe una proposta di riforma costituzionale che possa “invertire il principio per cui tutto è proibito tranne ciò che è esplicitamente autorizzato”. Occorre una liberalizzazione piena dell’attività amministrativa, eliminando le norme impeditive e concessorie.
Ma c’è anche chi sostiene che “non si sta parlando a sufficienza della strategia energetica nazionale”; chi pone il problema della giustizia: “Il ritardo della giustizia civile imbriglia il diritto dell’investitore fino a paralizzarlo a tempo indeterminato”; chi chiede di accelerare il processo per la cittadinanza europea; o, ancora, chi punta il dito contro l’assenza di network di eccellenza: “Il capitale umano ha difficoltà a mettersi in rete: in Italia c’è un problema non solo di fuga di cervelli ma anche l’assenza di un sistema serio di politiche di rientro”, è il punto sollevato da chi ha avuto anni di esperienza all’estero.
Succede a Roma, in uno di quei pomeriggi afosi in cui, nonostante il periodo di deriva di cui tutti parlano, a detta di molti “è possibile ritrovare la bussola”.
da Formiche.net