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“Il documento sulla fratellanza universale, ha cambiato in maniera determinante i rapporti tra Stati islamici e occidentali. Come ha detto Papa Francesco ad Abu Dhabi, tutti gli esseri umani sono legati da valori universali, che non sono negoziabili, quali il diritto assoluto alla vita e alla dignità di ogni uomo e donna. Una fratellanza che attraverso il dialogo mette però dei punti fermi. Dove nessun credente di una delle grandi religioni monoteistiche, può immaginare di uccidere in nome di Dio”. Così si è espresso Franco Frattini, presidente della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi), aprendo la conferenza “Dialogo e sicurezza. L’esperienza degli Emirati Arabi Uniti”, a Roma. L’evento è stato promosso dalla Sioi e dalla Comunità religiosa islamica italiana (Coreis) d’intesa con l’ambasciata degli Emirati Arabi Uniti a Roma. Tra i presenti Ali Rashid Al Nuaimi, uno dei principali promotori del percorso che ha portato alla storica “Dichiarazione sulla Fratellanza” firmata ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam, Shaykh Ahmad al-Tayyeb, lo scorso 4 febbraio.
A margine dell’incontro, Frattini ha poi parlato dell’importanza di non interrompere il dialogo neanche con quegli Stati che guardano alla Shari’a nel loro ordinamento: “Dobbiamo però essere consapevoli che nessuna religione può essere usata come strumento politico. La fratellanza musulmana, la Shari’a iraniana, sono realtà in cui la religione è invece usata come strumento di potere. Per questo dobbiamo far comprendere sempre di più che vi è una netta distinzione tra fede e questioni secolari”.
Il presidente del Sioi, nel ricordare gli anni in cui era ministro degli Esteri, si è infine soffermato sulla questione dei cristiani in Medio Oriente, facendo notare come oltre al documento stilato dal Papa, “sia necessario un impegno più consistente da parte della comunità internazionale”: “Troppe comunità cristiane sono costrette a fuggire da luoghi dove sono sempre state: penso a Gerusalemme, all’Iraq, a Ninive, alla Siria. La politica estera degli Stati deve dunque fare di più, non deve abbandonarli. Deve rimettere al centro la persona, oltre qualsiasi clericalismo, proprio come ci suggerisce questa storica dichiarazione”.