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Unione europea

Europa 2004-2014/ Frattini: Non si trattò di allargamento, il 2004 fu un “ritorno a casa”

16 aprile 2003 – Foto di famiglia davanti al tempio di Ifestos dopo la firma del trattato di adesione dei dieci nuovi membri della UE
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Certamente con la riunificazione era cambiata la fisionomia geografica dell’Europa, così come il suo baricentro e la posizione politica ed economica. Ma ciò che più colpiva erano le grandi opportunità che una trasformazione così importante stava portando a tutti cittadini, senza alcuna distinzione tra “vecchi” e “nuovi”.

A dieci anni da quel grande cambiamento e a poche settimane dalla più importante sfida elettorale di Bruxelles, bisognerebbe ricordare a chi trascende verso il qualunquismo che cosa era l’Europa prima di quella data: una cartina fatta di barriere doganali. Conquiste che spesso si danno per scontate – se pensiamo alla libera circolazione, alla moneta unica o al mercato comune -, ma che rappresentano, tutt’oggi, gli investimenti sicuri che i leader di allora hanno voluto fare per la prosperità, lo sviluppo e la coesione delle future generazioni.

L’Europa divenne allora una sorta di assicurazione per la vita: dopo la caduta del muro ed il rischio di disgregazioni, nazionalismi e scontri etnici, il Continente aprì le porte di casa e regalò una nuova speranza.Ieri come oggi serve il linguaggio della verità e non del populismo. Nessuna capitale europea, nemmeno i Paesi più forti possono pensare di navigare da soli nell’oceano della globalizzazione.

Chi predica slogan anacronistici vuol dire che non è mai stato a Belgrado – che ha da poco avviato i negoziati di adesione – dove il colore blu è diventato il simbolo di speranza e fiducia per il futuro. O non ha mai visto uomini, donne e bambini impazzire di gioia per l’abbattimento di barriere storiche come quelle al confine tra Polonia e Germania, quelle marittime sul mar Baltico, o ancora quelle che dividevano in due addirittura una città italiana, Gorizia dalla sua sorella slovena Nova Goriça.

Abbiamo regalato a tutti un sogno. Un sogno che è diventato storia, ma anche sicurezza, benessere e libertà. Ecco perché sarebbe irrispettoso rispondere alle crisi di oggi con un’alzata di spalle. L’Europa ha innanzitutto bisogno di leader valorosi e lungimiranti che, seppur nei difficili scenari che ci aspettano, soffochino la paura ed abbiano visione.

Serve un’Europa che non vada più in ordine sparso sulla politica estera – come è accaduto all’inizio della crisi in Ucraina o dinanzi alle prospettive di una escalation di guerra in Siria, o persino sul tema del riconoscimento dello status palestinese alle Nazioni Unite o, ancora, sulle prospettive di soluzione del negoziato tra Palestinesi e Israeliani. Un’Europa dove i diritti e le aspirazioni dei popoli prevalgano sulle regole formali e sui principi formalistici.

Il processo di riunificazione è ben lungi dal potersi considerare completato: nel 2014 l’Europa deve essere ancora l’opportunità e non il problema.

di Franco Frattini per Eunews.it


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