COMMISSIONE PER LE RIFORME – “Tanti esperti e costituzionalisti sui cui libri ho studiato all’università” E’ per me un grande onore essere stato chiamato dal premier Enrico Letta a far parte della Commissione di esperti per le riforme costituzionali composta da persone sui cui libri – penso ai grandi costituzionalisti italiani – ho studiato all’università. Certamente è un grande impegno ed una chiamata alla responsabilità per contribuire ad una sfida importantissima per l’Italia.
RIFORME – “non è vero che con le riforme non si mangia. Non sono un aspetto secondario” Non è vero che le riforme non sono importanti. O che sono un aspetto secondario. Perché se noi non creiamo una macchina più efficiente per lo Stato, molto dei problemi con cui ci confrontiamo tutti i giorni non saranno certo risolti. Cambiare l’architettura costituzionale è una grande priorità perché un Parlamento lento a decidere costa tanto al Paese e non produce risultati.
LAVORO DEI “SAGGI” – “Conforntarsi e cercare punti di convergenza” Abbiamo iniziato una riflessione approfondita ed il metodo è quello giusto: si interviene si ascoltano i punti degli altri e poi si cercano punti di convergenza. Per esempio c’è una convergenza sul sistema bicamerale asimmetrico: affinché la Camera dei Deputati non abbia più le medesime competenze del Senato,o meglio il Senato non concorra alle più grandi decisioni di valenza politica, come ad esempio votare la fiducia al Governo. Credo che un’asimmetria aiuterebbe a non duplicare lavoro che, ancora ad oggi, determina rallentamenti. Nel mese di ottobre la nostra relazione sarà predisposta per il Governo e poi sarà quest’ultimo a decidere come trasmettere il progetto al Parlamento a cui spetterà l’approvazione.
LEGGE ELETTORALE – “una cosa dovrà fare il Parlamento: dovrà decidere” Anche su questo il Comitato di esperti darà un contributo al governo. Poi sarà il Parlamento a decidere se adottare o non adottare una proposta simile a quella da noi suggerita, se emendarla o integrarla. Ma una cosa dovrà fare il Parlamento: dovrà decidere. Oltre 18 mesi come dice Letta non possiamo andare. Lì sta il punto.
NAPOLITANO – “Grati a Napolitano per sua immensa sensibilità istituzionale” A Napolitano dobbiamo una gratitudine immensa per la sua sensibilità istituzionale. Concordo quando dice che se di riforme se ne parla da 30 anni vuol dire che sono necessarie.
GOVERNO – “giuste le direttrici su cui si muove il governo” Le tre grandi direttrici sono giuste: un’azione forte pe rincoraggiare l’occupazione, più attenzione forte alla leva fiscale – nel senso di premiare in qualche modo l’economia, lo sviluppo, gli investimenti – il grande sforzo per impedire che l’Iva venga aumentata, la riduzione del sistema Imu. Sono tutte strade giuste, come è giusta l’azione sulla giustizia civile che costa tanto: quando i tempi della giustizia civile non sono certi noi scoraggiamo gli investimenti internazionali.
LA GERMANIA – “senza la Germania non può esserci Europa” Non sono ideologicamente filotedesco, ma ritengo che senza la Germania non c’è l’Europa. La Germania è un grande paese che deve comunque essere coinvolto nelle decisioni: se noi ai tedeschi proponiamo un piano per l’occupazione giovanile sono certo che a loro interessa. Il problema, quindi, sta nella sostanza delle proposte.
G8 – “E’ emerso il ruolo dell’Italia. Su Siria decidere cosa fare del ruolo di Assad” Ho riscontrato due elementi incoraggianti: la capacità dei leader di parlarsi di temi condivisi tra le varie sponde dell’Atlantico e del Pacifico. Giapponesi, russi, americani e canadesi che hanno affrontato con gli europei temi di interesse comune: come la riforma del sistema internazionale dei commerci, la crisi globale, il lavoro e la disoccupazione. Il secondo elemento positivo è che vi sia un ritrovato clima di fiducia nel fatto che gli europei possano avere voce in capitolo sulle grandi tematiche e tra gli europei il ruolo dell’Italia è emerso. L’elemento più preoccupante è , invece, un tema di politica estera vera e propria: l’atteggiamento da tenere sulla Siria. Qui la visione russa e quella americana divergono fortemente, anche se – io dico fortunatamente – l’idea di un’azione militare è esclusa dagli uni e dagli altri. Questo è un punto su cui si è trovato l’accordo, ma su cosa fare del regime di Assad, invece, ancora niente.
DIVISIONI DELL’EUROPA – “la mancanza di una voce sola ci rende deboli” Sulla grande strategia mediterranea a fronte delle primavere arabe, gli europei si sono divisi. L’Italia è stato tra i Paesi di punta nell’incoraggiare il rinnovamento democratico, ma è stata anche pronta ad intervenire, per esempio in Libia. Mentre Paesi come la Germania hanno fatto una scelta totalmente diversa. Oggi sulla Siria, sull’armamento ai cosiddetti ribelli, ogni Stato europeo decide da solo. E’ qui che la mancanza di una voce sola dell’Europa rende debole il nostro continente sulla scena internazionale. Anche sull’Iran e sull’elezione del Presidente Rohani, ad esempio, abbiamo avuto diverse reazioni, mente l’America ha da subito espresso con una sola voce la sua linea.
TURCHIA – “Sbagliato dare giudizi” Resto fiducioso sulla strada della Turchia verso l’Europa. Ritengo, anzi, che la stessa Europa abbia commesso errori gravi nell’ allontanare la Turchia da un negoziato ancora più intenso che forse grazie all’atmosfera di 5 o 6 anni si sarebbe potuto condurre e accelerare. La cosa più sbagliata di tutte sarebbe quella di ergerci noi a giudici, dare giudizi, dare lezioni. Abbiamo fatto questi errori con Paesi del mondo arabo e abbiamo sbagliato. La Turchia non solo non è un Paese paragonabile ad alcune dittature come potevano essere quelle di Gheddafi o di Ben Ali, ma un Paese candidato all’Unione Europea e autorevole membro della Nato. Quindi ancora bene il Ministro Emma Bonino: piazza Taksim non è piazza Tahrir. Lì non c’è una primavera che si rivolta contro la dittatura, perché la Turchia è una democrazia.
LIBIA – “Chiesi analisi dettagliata su uccisione Gheddafi” Le recenti rivelazioni della stampa sulla Libia? Una balla colossale…. Io fui tra i primi a chiedere un’analisi dettagliata sulle circostanze che portato all’uccisione di Gheddafi in quel modo così brutale.