Intervista

Frattini a il Foglio: Più poteri all’Europa

L’Unione è necessaria a maggior ragione laddove vi sono differenze da comporre e possibili contrasti da appianare
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Lettera al Foglio

Al direttore – Da almeno due decenni, quando l’Europa decise di avere una moneta unica, poi avviata concretamente oltre dieci anni fa, c’è chi chiede, con assai validi argomenti, che all’Europa monetaria si affianchi l’Europa politica. Che, cioè, le decisioni comuni includano, in un quadro di governance non solo tecnica, le strategie politiche utili a rendere l’Europa il vero protagonista rispetto ai suoi 27 stati membri e, più oltre, nelle relazioni con i grandi attori globali. A partire da un ruolo più forte che la Banca centrale europea ha tutti i titoli per assumere nella difesa dell’euro.

La crisi devastante di queste settimane, guidata dalla regia della speculazione internazionale, dà nuovi, e più forti argomenti a questa tesi. Senza l’euro oggi saremmo tutti più fortemente in preda agli effetti drammatici degli attacchi speculativi. Ma, siccome una governance politica europea ancora non c’è, siamo tutti assai deboli e incapaci di decisioni rapide e definitive.

Se l‘annuncio di un referendum in Grecia, tra errori di tempi e mancata comunicazione sulla sostanza dei quesiti, manda a picco i mercati di mezzo mondo, l’Europa – ancora una volta bypassata da una classe dirigente non pronta a rinunciare a interessi settoriali – è costretta tutt’al più ad inseguire e riparare, anziché gestire e preordinare un’uscita “normale” da una crisi eccezionalmente grave.

L’Unione è necessaria a maggior ragione laddove vi sono differenze da comporre e possibili contrasti da appianare. Un’Unione che non deve essere semplice e occasionale concorso di volontà. “Mai più guerre tra noi”, hanno detto grandi leader come De Gasperi, Schuman e Adenauer, mentre archiviavano le opposte trincee e davano vita al sogno europeo. Mai come oggi, allora, bisognerebbe rispolverare quel messaggio: è il momento del coraggio, e non della viltà. E’ il momento della tregua e non di rissosi interessi di parte. La sovranità nazionale è una pietra miliare, ma non va usata contro l’Europa perché, oggi, rappresenterebbe un danno all’interesse di ogni singolo paese ad uscire dalla crisi.

Ciascun paese, al contrario, potrà, attraverso un governo dell’Europa, trarre quella stabilità e sicurezza che solo una solida Unione autorevole nel mondo può opporre alla cinica immoralità della speculazione internazionale. Ed è così che dovremmo presentarci al G20 di Cannes: come l’Europa della fraternità, come quel popolo unito e riconciliato che insieme sa fare la forza, nelle idee, nelle battaglie e nella prosperità.

La nostra bandiera, la nostra storia, la nostra identità, hanno un grande passato e avranno un grande futuro. Ma soltanto se chiederemo più Europa, spiegando con coraggio alle nostre opinioni pubbliche che le piccole banche italiane, o francesi o tedesche non tengono da sole dinanzi al mare in tempesta. E che l’ammiraglio deve essere a Bruxelles, non nelle capitali.

L’agenda europea sia dunque, senza distinzioni di parte e di partito, l’agenda con i compiti a casa che ciascun paese deve sviluppare, e in fretta. Perché è davvero l’ultima chiamata.


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