9 Maggio

Frattini alla giornata dell’Europa

Conferenza: The State of the Union sul tema “National Diplomacies and the EEAS”
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Firenze 09 Maggio 2011

L‘Europa affronta oggi sempre più chiaramente le sfide, le opportunità e le certezze di un mondo globalizzato che non ha regole, di una globalizzazione di un effetto di multilateralità da molti auspicato ma in cui peso e visibilità si riducono e non si accrescono.

Le utopie dell’esponenziale inarrestabilità del mercato e le sue capacità di autoregolarsi, l’idea che la democrazia occidentale fosse esportabile e che le élites tecnocratiche potessero guidare il cambiamento, hanno condotto all’incapacità di leggere i segni delle grandi crisi, da quella economica fino alla “primavera araba”, che sta cambiano il volto della regione mediterranea e non solo di essa.

L’Europa avrebbe potuto e dovuto, oltre a consolidare le proprie strategie economiche, affrontare la partita più alta, quella di essere un player globale, di fronte ad un cambiamento inarrestabile che il mondo arabo, all’emergere dinamico dei “Brics”, al riequilibrio dell’asse atlantico rispetto a quello asiatico pacifico.

Ed invece sono venuti alla luce tentazioni nazionalistiche, miopie di aspirazione elettoralistica, spinte populistiche ed euroscettiche.

Un’unione di stati e di popoli, in altri termini, che non ha toccato spesso il cuore dei cittadini, che ha cercato risposte nella governace economica ma non ha adeguatamente custodito ed alimentato le memorie collettive, le grandi tradizioni, l’identità culturale, così come quella spirituale.

Vi è forte domanda di più Europa politica, di leadership nella difesa dei principi e dei valori che hanno fatto grande l’Europa nei secoli. Se vi è incertezza e divisione, o quantomeno ritardo e timidezza, perché l UE impegni con forza la bandiera della difesa delle minoranze religiose, o del diritto dei cristiani a vedere il crocifisso riconosciuto come simbolo di pace e riconciliazione, allora un problema esiste.

Se vi sono, malgrado alcuni lodevoli sforzi della Commissione e del Parlamento europeo, difficoltà a considerare l ‘immigrazione e la solidarietà verso i profughi, per l’accoglienza così come per il traffico degli esseri umani, quale essenziale questione europea e non nazionale o dei Paesi in prima linea nel Mediterraneo, allora un problema, grave, esiste. Se, come correttamente il Presidente Napolitano ha osservato, l’ Unione Europea non è stata leader con una voce unica ma al più compartecipe, in azioni e iniziative strategiche di politica estera verso regioni pure per essa prioritarie, dal Mediterraneo al Medio Oriente e all’Africa, vuol dire che un urgente riflessione è necessaria. Anche per non perdere quel ruolo e quella centralità che al contrario l’Unione Europea si è assicurata in altri scenari, innanzitutto i Balcani, con azioni politiche e strategie lungimiranti, come le politica di allargamento e di libera circolazione delle persone. Ruolo che inevitabilmente si ridurrebbe, a vantaggio dei partners orientali – Russia anzitutto – qualora burocrazie e timori egoistici rallentassero l’integrazione europea dei Balcani, a partire dall’adesione della Croazia nel 2012. Occorre allora rilanciare con forza l’ideale politica d’Europa, mostrando con le proposte e con i fatti che i benefici di un Europa più forte e integrata sono enormemente più grandi delle paure egoistiche di nazionalismi senza futuro.

Più identità europea, anzitutto. Quella delle nostre storie, culture, tradizioni, religiosità, per potere in modo paritario non scontrarsi con altre culture e religioni pretendendo rispetto di regole e principi così come essi lo domandano a noi.

Forte attenzione alla crisi demografica di un continente che invecchia. Le ricette – salvo che nell’ inerzia attuale ciò diventi inevitabile – non è anzitutto più immigrati, ma più politiche europee per la famiglia e per la vita. E poi un nuovo modello di sviluppo che ponga doveri e diritti sullo stesso piano, e promuova la responsabilità, la vera solidarietà per le categorie deboli e sussidiarietà come freno al monopolio dei poteri pubblici.

Un Europa, ancora, protagonista nella politica estera e di sicurezza globale. Dopo l’importante decisione dell’ ONU sulla presenza dell’ Unione Europea in Assemblea Generale, sciogliamo riserve ed egoismi sul seggio europeo al Consiglio di Sicurezza! Tanti decenni dopo la lungimirante idea degasperiana della politica europea di difesa, creiamo finalmente, sulla base del Trattato di Lisbona, una difesa europea forte ed integrata! Alla luce dei prorompenti sviluppi nel Mediterraneo non perdiamo occasione perché l’UE promuova un’iniziativa che guarda al sud con l’obiettivo di sostenere, integrare, bilanciare prospettive e sogni di milioni di giovani che altrimenti prima o poi ci guarderanno con diffidenza, magari lusingati dalle pulsioni radicali anti occidentali. Ciò che l’Europa fede durante la guerra fredda con la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa dell’atto Helsinki, sarebbe ora necessario con una conferenza per la coop svil e sic per la nostra regione mediterranea, la priorità per il prossimo futuro.

Perché tutto questo arrivi poi ad indispensabile attuazione, creiamo classi dirigenti europee, alimentate dal confronto e dall’esperienza formativa comuni, un modello cui la diplomazia europea dovrà dare il suo contributo e che centri formativi di eccellenza come l’Istituto europeo di Firenze potranno certamente sviluppare. In conclusione, un Europa politica, più forte e più integrata potrà rispondere anche alla domanda, forte, che viene dalla nostra società di un nuovo umanesimo sociale. I diritti della persona umana e la sua dignità al centro delle politiche , magari per stimolare e spronare laddove un Paese membro resta indietro . Vorrei questa nostra Europa un passo avanti alle dinamiche globali, come migliore risposta a coloro che la vedono, o peggio, la vorrebbero nelle retrovie.


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