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Frattini: “Dopo Monti c’è Monti. Basta mattane, una legislatura costituente con Pd e Udc”

Ormai Berlusconi sa che deve abbracciare Monti
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Ormai Berlusconi sa che deve abbracciare Monti. Il rischio, nella prossima legislatura, è che intorno al professore si costituisca un fronte della responsabilità capace di governare e del quale noi non facciamo parte”, dice Franco Frattini. La riunione del Consiglio dell’ Unione europea, il 28 e 29 giugno scorsi, ha rafforzato il governo tecnico e modificato gli equilibri nel rapporto dell’ esecutivo con le forze politiche, anche – soprattutto – all’ interno del Pdl.

Si racconta che nelle ore in cui Monti costruiva il suo asse anti Merkel con Francia e Spagna, Berlusconi avesse riunito un gruppo di economisti e di banchieri scelti dal suo amico e socio Ennio Doris, il presidente di Banca Mediolanum. Già nel corso di questi colloqui, il Cavaliere avrebbe maturato un’ idea che poi il successo di Monti a Bruxelles ha persino rafforzato: non solo non c’è alternativa a questo governo, ma l’ Italia avrà bisogno di cure straordinarie anche nella prossima legislatura.

Berlusconi, come Alfano, sa che non possiamo assumere atteggiamenti distruttivi“, dice Frattini, che aggiunge “ieri Van Rompuy ha blindato i patti di Bruxelles, Monti ha vinto. Olanda, Finlandia e Germania non potranno pretendere di rivedere gli accordi. Questo smonta anche la posizione di quanti, come Renato Brunetta, hanno sostenuto che fosse tutto un bluff”. Insomma, dopo Monti c’è ancora Monti, o un governo “tipo” Monti.

Il Cavaliere è uomo di buon senso, sa che le alternative si sono già ridotte a due“, dice sempre Frattini. “O lasciamo che si crei attorno al professore un larghissimo schieramento, vincente, che va da Casini a Vendola, accettando di diventare una forza marginale; oppure ci proponiamo come una forza responsabile, pronta a una coalizione che ripeta lo schema dell’ attuale maggioranza Pdl-Pd-Udc”.
Marcello Pera ha avanzato la suggestione di una legislatura costituente ne ha parlato – si sa – con il Quirinale, ma lo ha pure detto a Berlusconi; ed è stato il Cavaliere a dare, così dicono, una specie di avallo informale a una proposta che in realtà non riguarda questa legislatura ma la prossima. E’ tutto un po’ confuso, ma qualcosa succede, e i partiti sanno di non poter restare fermi. La trama istituzionale è fitta, un ruolo molto attivo lo sta giocando il presidente del Senato, Renato Schifani, quasi regista politico del partito gran-coalizionista all’ interno del Pdl.

Il Foglio pubblica oggi, in terza pagina, un intervento tecnico di Peppino Calderisi, l’ esperto di sistemi elettorali del partito berlusconiano: tre punti (debito, Europa, presidenzialismo) che suonano come un programma di governo per la grande coalizione alla quale guardano con interesse Pier Ferdinando Casini e anche gli ambienti veltroniani del Partito democratico. “Se il Pdl vuole giungere all’ appuntamento delle elezioni del 2013 con l’ ambizione di giocare ancora un ruolo da protagonista, la strada da seguire è solo quella di avanzare serie proposte per il risanamento e lo sviluppo dell’ economia, per riformare e rendere governabile l’ Italia e la stessa Europa”, scrive Calderisi nel suo articolato prospetto.

Al momento in cui questo giornale va in stampa è ancora in corso un vertice a casa di Berlusconi, presenti assieme ad Angelino Alfano anche i capigruppo e i coordinatori del suo partito, Denis Verdini, Ignazio La Russa, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello (dunque, in maggioranza, rappresentanti dell’ ala più scettica nei confronti del governo tecnico). Si discute, soprattutto, di riforma della legge elettorale. E forse non è un caso, né un dettaglio, in questo contesto.

“Se la riforma, come pare, sarà di tipo proporzionale, ci saranno tutte le condizioni per continuare con questa strana’ maggioranza”, dice Frattini: “Mi auguro solo che adesso Pd e Udc assumano un atteggiamento meno aggressivo nei nostri confronti. Vedo molte mosse tattiche, che non mi piacciono e un po’ mi preoccupano. Non fanno un favore a Monti se ci indicano come dei nemici”.

Per il momento non ci sono che scarse aperture, Pd e Udc parlottano tra di loro soprattutto. Nel centrodestra non credono possibile un’ alleanza tra Casini e Bersani, “dura una settimana”, dice Cicchitto; eppure nel Palazzo lo scambio di effusioni tra democratici e centristi oltre ad allontanare Antonio Di Pietro dal centrosinistra sta anche modificando i toni, le proposte e in definitiva il linguaggio delle forze politiche. “Contro il populismo ci vogliono politiche popolari e riformiste”, ha detto ieri Bersani che, con queste parole accompagna i negoziati in corso sulla legge elettorale e più in generale quel clima di larghe intese che auspica più di tutti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Fonte:Il Foglio
Autore:Salvatore Merlo
Data: 04.07.2012 


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