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Frattini, il sostegno dell'Egitto rafforza la posizione di Haftar - Diario Italiano

Libia

Frattini, il sostegno dell’Egitto rafforza la posizione di Haftar

Intervista per l’agenzia NOVA
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La forza del generale in congedo Khalifa Haftar, il protagonista dell’azione “insurrezionale” in corso in Libia contro le milizie islamiste di Bengasi e contro il parlamento di Tripoli, e’ costituita “dall’apparente sostegno egiziano”. Lo ha chiarito in un’intervista a “Nova” Franco Frattini, ex ministro degli Esteri e presidente della Societa’ italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi). “Se c’e’ un’intesa forte con l’Egitto, paese con cui la Libia condivide migliaia di chilometri di confine, la posizione di Haftar diventa piu’ forte”, ha osservato Frattini, facendo anche riferimento all’alta probabilita’ che le prossime elezioni presidenziali in Egitto vedano trionfare il generale Abdel Fattah al Sisi. L’ex capo della diplomazia italiana si e’ detto “rallegrato” dal fatto che “il contingente militare di Tobruk abbia detto di stare con Haftar”: in caso contrario, secondo Frattini, “ci sarebbe stata una vera e propria moltiplicazione di milizie insurrezionali”.

In questo contesto, “occorre che sia chiaro qual e’ l’obiettivo di questa azione” e quale sia la “proposta politica” di Haftar. “Al momento – ha puntualizzato il presidente della Sioi – siamo di fronte solo a una soluzione insurrezionale”. Dall’altra parte, tuttavia, “occorre chiarire dove vuole portare il paese il governo di Tripoli”, la cui politica di accordi con le milizie e’ “insufficiente”. “Continuare a pagare i miliziani jihadisti che prendono d’assalto i pozzi della Cirenaica significa per Tripoli non avere il controllo di una larga parte di territorio. E la storia della Libia dice che nessuna rivoluzione si vince senza il sostegno o il dominio della Cirenaica”, ha osservato Frattini.

Non a caso, secondo l’ex ministro, il tema cruciale che “Europa e Stati Uniti hanno mancato di affrontare” e’ quello dell’unita’ territoriale della Libia. “Bisogna essere un po’ brutali: la Libia non e’ mai stata un paese unito. Fu con la forza della monarchia che re Idris riusci’ a unificarla. Il colpo di Stato di Muammar Gheddafi la mantenne unita sempre con l’uso della forza e la violenza”. Oggi, ha detto Frattini, “ripartono in pieno quelle forze disgregatrici che sono sempre esistite e che rendono difficile per Bengasi farsi dettare la linea da Tripoli”. In questo senso, “il silenzio assoluto dell’Europa e’ sorprendente”.

E’ infatti impossibile, per Frattini, pensare che la Libia riesca, senza un forte impegno dell’Europa, ad affrontare i problemi legati alla coabitazione di Tripolitania e Cirenaica in un’unica entita’ statale. “Stiamo rischiando di disperdere completamente tutto l’impegno profuso nella liberazione dal regime di Gheddafi e nell’aiuto alle popolazioni civili. Oggi quel che si vede della Libia e’ l’effetto negativo di un’azione militare che era semplicemente il mezzo per avere ai nostri confini un paese stabilizzato”. Anche l’Italia, secondo l’ex ministro, ha le proprie colpe. “Il presidente statunitense Barack Obama aveva chiesto all’allora premier Enrico Letta di assumere la leadership per la stabilizzazione della Libia. Letta – ha ricordato Frattini – rispose di sentire tale responsabilita’ come un nostro dovere”.

Questo impegno “deve essere ora riconfermato, altrimenti perdiamo ogni minima leva e ce ne accorgeremo quando l’Eni ci dira’ che non saremo piu’ in grado di pompare petrolio dalla Libia”. Abbiamo “atteso per troppo tempo che l’Europa decidesse cosa fare”, ha osservato Frattini, “ma la triste verita’ e’ che l’Europa non decide mai”. (Gmr)


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