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Frattini: "Per loro serve un santuario" - Diario Italiano

Immigrazione

Frattini: “Per loro serve un santuario”

L’Ex Ministro racconta i viaggi sulle loro tracce: “Come in Canada, rispettiamoli nel loro habitat”
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Di lui si sa che è stato il più giovane componente nel Consiglio di Stato, nel 1986 e poi, ministro per la funzione pubblica, ed ancora degli Esteri nei due governi Berlusconi dal 2002 al 2004 e dal 2004 al 2011. Quello che non t’aspetti è che Frattini, oggi sessantenne e impegnato nell’Alta corte di giustizia sportiva del Coni, sia anche un appassionato di orsi. Del resto l’ex ministro ha casa a Bolzano e le sue vacanze è solito passarle in Val Badia, dove tra l’altro ha conosciuto la moglie, sposata nel 2010. Ed in questa bagarre di reazioni scatenata dall’ultima aggressione dell’orso a Terlago ha deciso di dire la sua, proponendo di realizzare un Santuario dell’orso proprio in Trentino.

Frattini, come mai questo interesse per l’orso? 
Sono sempre stato un appassionato di montagna e le mie vacanze le passo in Val Badia, ma sono affascinato dalla natura e dagli animali, ed in particolare dagli orsi, perché sono un simbolo della fauna selvatica alpina. I miei viaggi in giro per il mondo sono stati dettati da mete dove potessi osservare gli orsi nel loro habitat naturale. 

Ci può raccontare dov’è stato e cosa ha visto? Le dirò che non occorre andare chissà dove per scoprire gli orsi, perché in Val Badia, a San Cassiano, c’è il Museo dell’Ursus Ladinicus, dove sono esposti i resti dell’animale preistorico che 50 mila anni fa viveva nei boschi delle Alpi a 2600 metri di altezza. Tuttora in una grotta lunga un chilometro si possono ammirare gli scheletri dell’Ursus Ladinicus e questa è già una grande emozione. I miei viaggi sono sempre stati sulle tracce degli orsi, dai Grizzly del Denali National Park in Alaska a quelli dell’isola Kodiak, che sono i più grandi in assoluto, da quelli della Kamchatka agli orsi neri del Quebec. Ho visto orsi che pesano 500 chili, alti 3 metri, mamme con i piccoli, orsi che facevano il bagno e che mangiavano il miele; uno spettacolo unico. In che modo si muoveva in questi viaggi? 
Sono sempre stato in gruppi organizzati con una guida ed anche se gli incontri sono stati ravvicinati, a una cinquantina di metri distanza, non è mai successo niente. Nei parchi, le guide portano con se le bombole di gas urticante, ma anche in zone dove vivono liberi, come quelli in Quebec, le case sono circondate dai fili elettrificati, come quelli delle mucche e non danno fastidio alla gente. 

Ma non si può paragonare il territorio del Canada a quello del Trentino, no? 
Quello che voglio dire è che se si violano le zone dove sono soliti spostarsi, in uno spazio limitato come quello di un sentiero, è ovvio che se ci si imbatte in un orso, lui si sente in pericolo. In Quebec, dove vivono gli orsi neri delle dimensioni dei nostri, per evitare incontri ravvicinati se si va nei boschi, si mette sempre un campanaccio sullo zaino, come dire “se vieni a casa mia, almeno avvisa”. Noi invece sappiamo organizzare solo le battute di caccia. 

Fatto sta che gli orsi in Trentino sono stati introdotti ed ora tutti sono preoccupati per il loro numero. Lei che soluzione propone?
Con gli ingenti fondi che la Provincia di Trento ha ricevuto per il ripopolamento dell’orso, perché non creare un Santuario dell’orso, come al largo della Liguria c’è il Santuario delle balene? Un’area protetta dove si ammirano questi animali dei boschi a distanza, con la guida, e soprattutto con il rispetto che l’uomo dovrebbe verso chi in quei boschi c’era da millenni, prima che gli uomini. 

Ma i nostri spazi non sono nell’America del Nord.
Anche inAbruzzo c’è il parco naturale con i lupi e gli orsi. Se ci sono riusciti loro, perché non provarci in Trentino? Io vorrei che i nostri nipoti potessero vedere l’orso nei luoghi dove può vivere e non la pelle stesa ai piedi di un camino. Chissà se i trentini si sveglieranno dalla ossessione e capiranno che un Santuario dell’orso sarebbe attrazione unica ed esempio unico di nobile civiltà.


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