Immigrati

Frattini propone il cambiamento della Convenzione di Dublino

Dal quotidiano I KATHIMERINI’ del 16 novembre 2013
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L’ex Ministro degli Affari Esteri italiano, Franco Frattini, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano “I Kathimerini”, si dichiara a favore di un cambiamento della Convenzione di Dublinomentre è contrario all’idea di una “Europa- fortezza”.

L’ex Ministro è giunto mercoledi’ scorso ad Atene, dove ha avuto incontri con il Primo Ministro Antonis Samaras e con il Vice Presidente del Governo e Ministro degli Affari Esteri Evangelos Venizelos. La sua visita ha avuto, tra l’altro, carattere di “campagna elettorale”, considerato che il politico fiorentino rappresenta la candidatura ufficiale dell’Italia per la carica di Segretario Generale della NATO. Egli ritiene che la sua candidatura abbia una prospettiva, in quanto dopo un ventennio di Segretari Generali provenienti dal nord sarebbe giunto il momento di avere un rappresentante del meridione europeo alla guida della NATO.

La sua visione da “mediterraneo” emerge anche quando espone le proprie riflessioni, sul nuovo ruolo della NATO, nelle quali sono frequenti i riferimenti all’Africa del nord e specialmente alla Libia ed al Mali. Egli considera come una missione rilevante dell’Alleanza quella di contribuire alla fondazione di istituzioni per la sicurezza in questi Paesi. Egli ha indicato quale sfida principale per l’Alleanza dopo il 2014, quella di mantenere un livello sufficiente di sicurezza, considerato il fatto che tutti i membri dell’Alleanza dovranno ridurre le spese per la Difesa. “Come si potrebbero combinare queste due necessità? Penso che il modo migliore sia attraverso un coordinamento e una ripartizione dei lavori migliori. Non si deve affrontare la NATO come fosse il poliziotto mondiale”, conclude Frattini.

L’Onorevole Frattini conosce in prima persona la questione migratoria in quanto ha ricoperto l’incarico di commissario competente in materia. Egli ritiene che “la questione della migrazione neccessita inanzittutto di una strategia europea. Non è un problema italiano o greco, è una questione europea”. L’ex Ministro ha aggiunto che andrebbe cambiato il quadro giuridico: “va cambiata la Convenzione di Dublino. Secondo quanto previsto nel testo della Convenzione la ricollocazione degli emmigrati è possibile solo su base volontaria. Questo non basta. Ricordo come il mio maggiore successo personale, da Commissario, la ricollocazione di 200 persone che furono accolte alcune dall’Olanda ed altre dalla Svezia. Ce l’ho fatta, ma la sola pressione etica comunque non e’ sufficiente”.

“Va quindi cambiato il quadro giuridico. Dobbiamo accordare che le istituzioni europee e soprattutto la Commissione, dovranno costituire l’autorità di coordinamento ai fini della ricollocazione della gente e che quest’ultima non si otterrà solo su base volontaria. Questo è il punto principale”, ha ribadito Frattini.

Gli abbiamo chiesto se i Paesi del nord accetteranno qualcosa del genere. “Prima o poi (i Paesi del nord) capiranno che ogni volta che accadrà una strage come quella di Lampedusa ne saranno complici anche loro”. 

Facendo riferimento alla visita in Italia del Primo Ministro finlandese, Jyrki Katainen, qualche settimana fa, l’on.le Frattini rimanda alle dichiarazioni rilasciate dal Premier finlandese, secondo il quale “la tragedia di Lampedusa è la nostra tragedia”. Concludendo, Franco Frattini ha sottolineato: “stimo che ci sia una cresente consapevolezza che la questione migratoria costituisce un problema comune. Bisogna avere pazienza.”

Il politico italiano ci sorprende, dando un parametro umanitario alla questione della migrazione. “Non occorre solo un cambiamento a livello giuridico, ma anche un approccio umanitario diffronte all’immigrazione. Dobbiamo avere una visione. Perchè anche se cercassimo di costruire una fortezza, la disperazione delle persone la farebbe crollare. Per questo motivo abbiamo bisogno di un approccio di carattere politico nei confronti dell’immigrazione. I greci e gli italiani devono trovarsi in prima linea per un approccio di questo tipo”.

Dopo la questione dell’immigrazione ci ha parlato dell’austerità e della recessione che colpiscono il sud europeo: “se si persiste nelle misure di austerità, l’unica previsione possibile sul futuro dell’Europa, è che si rischia un grosso incremento dell’euroscetticismo e del populismo. Non possiamo permettere che i partiti populisti ed euroscettici ottengano nel Parlamento Europeo percentuali del 30% o del 35%. Dobbiamo passare dall’ approccio unilaterale delle politiche di austerità, a politiche per la promozione dello sviluppo e per la sconfitta della disoccupazione, conservando, pero’, la prudenza finanziaria.” 
L’Italia ha fatto uno sforzo enorme per evitare di essere sottoposta ad un programma (n.d.t. di aiuti). Gli chiediamo se una delle ragioni sia stata quella di non voler sottostare alla tutela di Bruxelles. Gli chiediamo se lui da ex Commissario europeo, ritenga che esistano dei rappresentanti della burocrazia europea che si compiacciano a “governare i Paesi in difficolta’”. L’ex Ministro risponde “Li considerate troppo potenti. Non sono in grado di farlo, anche se alcuni avrebbero voluto trovarsi in posizione tale da dettare autonomamente direttive politiche. In realtà, dietro alle misure di austerità si celano gli interessi contrastanti di Paesi – membri. Governi potenti, come quello tedesco e deboli, come quello italiano di un anno e mezzo fa. Per fortuna, noi ora ci rendiamo conto che è nel nostro interesse uscire dalla realta’ dei deficit ipertrofici. Credo, pero, che anche la Germania si renda ormai conto che sia nel suo interesse di promuovere lo sviluppo.”

Intervista di Panagiotis Galiatsatos


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