Francia-Italia

Frattini: «Sarkozy fa il duro? Ha il problema Le Pen»

La Francia ha con noi legami indissolubili, storici, geografici e culturali
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Il Messaggero – Marco Conti

Ministro Frattini, sulla vicenda dell’immigrazione siete sicuri di aver portato la Lega fuori dalle secche del “fuori dalle balle”?
«Sicuramente. Sono stati decisivi due passaggi. Prima di tutto il ruolo svolto dal ministro Maroni molto istituzionale e serio. Maroni è un ministro che si rende conto che il tema dell’immigrazione è tema globale, europeo e internazionale e che così va affrontato. Poi il rapporto di fiducia personale e politico che c’è tra Berlusconi e Bossi».

Non crede che per convincere la Lega si sia perso tempo prezioso lasciando sola Lampedusa?
«Hanno faticato per due settimane, un niente rispetto allo scorrere del tempo. Temevano che il messaggio di un attraversamento consentito e libero avrebbe fatto da traino e l’Italia diventava un ponte. Poi è stato chiarito che la protezione temporanea si applica solo a chi è già in Italia mentre gli altri saranno tutti rimpatriati».

E’ sicuro?
«E’ nell’accordo con Tunisi e lo faremo rispettare».

Berlusconi convincerà anche Sarkozy?
«La Francia ha con noi legami indissolubili, storici, geografici e culturali. In questo momento però in Francia ha notevole peso la dinamica interna e il fatto che Marine Le Pen, leader di una destra xenofoba, arrivi ad insidiare le posizioni dei più accreditati candidati alle presidenziali. A cominciare da Sarkozy e dai leader della sinistra».

La Francia sostiene però che gli immigrati con permesso di soggiorno non possono circolare liberamente.
«Noi abbiamo insegnato al mondo il diritto e la nostra tesi, sostenuta dall’Avvocatura generale dello Stato, tiene conto dell’articolo 20 della legge Bossi-Fini secondo la quale gli immigrati per tre mesi possono circolare nello spazio Schengen. Questa la nostra tesi, ma ci confronteremo nel bilaterale del 26 aprile».

Parliamo del PdI divenuto ormai una pentola a pressione
«Sì, è vero, c’è una fibrillazione molto grande. Per troppo tempo sono state rimandate questioni relative alla rappresentanza interna e ora si arriva a mettere in dubbio anche la riuscita dell’operazione Pdl. Mancano risposte unificanti e questi rumors diventano brecce».

Colpa dei triumviri?
«E’ mancata una frequente interlocuzione tra il coordinamento e una base di parlamentari che si sentono lontani dai luoghi dove si decide e che devono anche vedersela con coordinatori regionali o provinciali autoreferenziali».

Quindi occorre riprendere al più presto la fase congressuale?
«Certo, le ragioni che qualche tempo fa consigliarono di sospendere i congressi sono venute totalmente meno».

Il triumvirato funziona oppure con Verdini si è già al coordinatore unico?
«Già un anno fa parlai dell’esigenza del coordinatore unico, ma il problema va affrontato dalla base e non dalla testa. Avviamo un percorso congressuale e poi arriviamo al coordi-natore unico. Se cominciassimo dalla testa cominceremmo a dividerci».

Vale ancora la divisione 70 a 30?
«La percentuale le è cambiata, non c’è dubbio. Forse ora è un 80 a 20, ma se chiudiamo la fase transitoria mettiamo da parte anche le percentuali».

Gli ex di Forza Italia si lamentano per l’eccessivo peso che Berlusconi dà ai Responsabili
«Occorre dare atto del coraggio che hanno avuto queste persone. Ricordo le aggressioni e le intimidazioni che hanno ricevuto. E’ giusto che l’allargamento del governo dia soddisfazione a questi coraggiosi, ma non bisogna però fare il grave errore di accontentare coloro che sono arrivati dopo lasciando a bocca asciutta quelli che c’erano da prima o da sempre».

Ci sarà posto anche per Scajola?
«Beh, lui ha fatto degli errori di approccio. Ha fatto un attacco oggettivo su argomenti di sostanza sui quali si può e si deve discutere. L’errore è stato farlo chiedendo qualcosa per sé e per il gruppo. Ha dato l’impressione di creare una corrente vecchio stile. Un gruppo che protegge i suoi garantendo la rielezione non poteva non creare la reazione di Verdini e di La Russa».

Però lei ha messo su una sua fondazione?
«Ma non certo per dividere e lo abbiamo dimostrato».
Dica la verità, state tutti lavorando al dopo-Berlusconi
«Sono convinto, e mi fa piacere che l’abbia compreso anche Formigoni, che il dopo-Berlusconi sarà una squadra, non sarà e non potrà essere una persona. Una replica di Berlusconi non c’è e non ci sarà, per carisma, capacità di intuizione politica e circostanze storiche. Penso però, come condiviso anche da Alfano, che ci sarà una squadra che rifletterà su come tenere unito il partito dei moderati, nella quale non ci saranno ex».


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