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Diplomazia

Frattini: torna lo spettro del 2011 «Europa violenta con chi si ribella»

Intervista con il Quotidiano Nazionale
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IL «GRANDE complotto» europeo, temuto dai renziani, riporta alla mente il 2011. Cinque anni fa Silvio Berlusconi, dopo un’estate sull’ottovolante per colpa dello spread (il differenziale tra il Bund tedesco e il Btp decennale italiano, ndr), fu costretto a passare il testimone a Mario Monti. Durante quell’anno di passione, il ministro degli Esteri del Pdl era Franco Frattini che, oggi, «fuori dalla mischia politica», analizza il braccio di ferro tra Roma e Bruxelles.

Si può paragonare il presunto «complotto» di oggi coi fatti del 2011?«Ci sono molte analogie. Oggi, come allora, quando un governo rafforza la sua azione politica cercando di scavalcare le regole di Bruxelles, le istituzioni europee reagiscono violentemente. Capitava con Berlusconi e adesso con Renzi».

Berlusconi nel 2011 si dimise. E Renzi? «Allora la situazione politica interna era molto più complicata. Dentro il nostro governo c’erano divergenze tra i partiti della maggioranza, diversità di vedute col ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, le note vicende giudiziarie di Berlusconi. Ricordate il sorrisetto di Merkel e Sarkozy quando venne chiesto loro se avevano fiducia nell’Italia? C’era in atto un attacco da parte dell’Europa che era anche personale».

Oggi non c’è il Rubygate, ma la tensione resta alta.«Sì, ma tra l’Europa e Renzi c’è ‘solo’ un contrasto politico».

Ieri, poi, da Juncker e dalla Merkel, tramite il suo portavoce, i toni sono stati più soft.«Si sono resi conto che quello che sta dicendo Renzi, allo stesso modo di Berlusconi, non è un attacco contro l’Europa, ma un tentativo di preservare la dignità nazionale».

Nessuna missiva in arrivo, quindi?«Non credo che la Bce arriverà a scrivere una lettera come accadde a noi. Oggi, poi, a differenza del 2011, c’è lo scudo del Quantitative easing».

Le nostre banche, però, sono nel mirino.«Come dice Padoan, non temo rischi seri di tenuta del nostro sistema bancario. La Commissione sta valutando la legge di Stabilità e la Bce ha fatto filtrare molte critiche sulla manovra in debito. Ma se allora ci dettarono i compiti, oggi non capiterà».

Anche se Renzi alza la voce? «Bastano i dubbi della Bce sulla manovra e le richieste dell’Italia di scomputare dal calcolo del deficit molte spese (immigrazione, sicurezza e il contributo sulla Tuchia) per far imbestialire l’Europa. L’Ue vuole il monopolio assoluto della politica nazionale degli Stati membri. La Commissione è abitutata ad agire senza che nessuno disturbi il manovratore».

L’Italia accusa l’Europa di usare due pesi e due misure.«È sempre stato così. Quando c’era Berlusconi l’Ue era a trazione franco-tedesca. Oggi c’è solo la Germania che riesce a portare a casa risultati utili al proprio interesse nazionale. Tutti gli altri sono sottoposti a reazioni furibonde quando attaccano il tabernacolo della dottrina europea».

Basti pensare al Nord Stream.«La Cancelliera non ha bisogno di battere i pugni sul tavolo. Basta una telefonata a Juncker per ottenere il gasdotto che collega la Russia con la Germania. Del resto, Berlino sta nei gangli dove passano i dossier: sono tedeschi il capo di gabinetto della Commissione, il segretario generale del Parlamento europeo, i presidenti del Ppe e dell’Unione».

E dire che la Merkel non voleva Juncker… «Già, ma Juncker appena insediato si è comportato in modo coerente con le aspirazioni tedesche. Non era mai capitato che ministri di un governo amico – come Schaeuble a Berlino – attaccassero pubblicamente l’Italia. La situazione a Bruxelles è fuori controllo».

La Commissione è debole?«Doveva essere una commissione politica, ma non ha portato a casa risultati. In primis sull’immigrazione».

Sta di fatto che nel gabinetto di Juncker non c’è neanche più un italiano…«Non so come andrà, ma suppongo, conoscendo la persona, che presto arriverà un funzionario italiano».

di Rosalba Carbutti


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