Napolitano, da uomo di Stato, è chiaramente preoccupato che il processo riformatore avviato con la nascita del governo Letta possa interrompersi bruscamente, sprecando un’occasione irripetibile per la modernizzazione del Paese. Non credo che il presidente volesse riferirsi a qualche fatto specifico. Però le fibrillazioni dei due e principali partiti sono sotto gli occhi di tutti».
E’ la lettura che l’ex ministro degli Esteri dei governi Berlusconi Franco Frattini, dà del monito di Napolitano. E quali sono secondo lei queste fibrillazioni? “Nel Pd c’è questa aspra dialettica tra le correnti. E nel Pdl sembra serpeggiare una certa inquietudine per le prossime decisioni giudiziarie che riguardano Berlusconi. Sono fatti che appartengono alle dinamiche interne dei partiti, ma che devono essere tenuti ben distinti dal governo. Il Paese per uscire dalla crisi ha bisogno di stabilità politica“.
E gli egoismi di cui parla il capo dello Stato? “Sono quelli di coloro che pensano di risollevare le sorti personali o politiche attraverso il ricorso alle elezioni.
I maggiori indiziati sembrano essere Renzi e i cosiddetti falchi del Pdl. “Credo che Renzi si renda perfettamente conto che se vuole avere un ruolo politico di primo piano non potrà ottenerlo creando difficoltà al Pd e al governo Letta. Ai falchi del Pdl dico: tenetevi stretto Alfano, il quale ha capito che se salta Letta salta tutto il sistema. Berlusconi sta appoggiando Alfano, perché si rende conto che il governo Letta non ha alternative. L’opinione pubblica, peraltro, ha mostrato di apprezzare l’atteggiamento responsabile di Berlusconi sulle questioni giudiziarie e lo sforzo del Pd per sostenere il governo Letta”.
Senza contare che, senza riforme, chiunque vincesse le elezioni si troverebbe in una situazione di difficile governabilità…. “Andare al voto in tempi brevi sarebbe anzitutto un disastro per l’Italia. Il governo Letta sta raccogliendo in questi giorni i frutti dei sacrifici imposti dal governo Monti che ci stanno portando fuori dalla procedura europea di deficit eccessivo. Mandarlo a casa ora significherebbe fare il male dell’Italia. Significherebbe perdere la faccia in Europa. Significherebbe arrestare il processo di riforme istituzionali. Faccio un solo esempio: per votare la ratifica del fiscal compact il Parlamento tedesco ha impiegato quattro ore, in Italia ci sono volute quattro settimane. Possiamo andare avanti così? Credo peraltro che chi si prendesse la responsabilità oggi di far saltare il tavolo del governo pagherebbe elettoralmente un prezzo assai elevato. Basta vedere i sondaggi: Pdl e Pd recuperano lentamente, mentre il M5S, che protesta senza costruire, subisce un crollo vertiginoso”.
Alle amministrative, però, il Pdl non ha portato a casa nemmeno un sindaco. “Il Pdl ha sbagliato i candidati. La classe dirigente locale ha proposto persone poco credibili, che non hanno fatto bene in passato: e sono state bocciate dagli elettori”.
Si riferisce ad Alemanno? “No, ha sicuramente fatto degli errori. Ma a Roma c’era una voglia di nuovo che andava al di là dei candidati”.
E allora a chi? “Due esempi: se i catanesi hanno “resuscitato” Enzo Bianco, battuto per ben due volte da Scapagnini, si vede che il competitore non era adeguato. E poi Treviso. Come si può pensare di ricandidare un leghista vecchio stile, quello del genere “fuori tutti gli stranieri”, dopo vent’anni?”
Intervista ad Avvenire, di Giovanni Grasso