Esteri

Grazie Farnesina

Il Governo italiano uscente ha esitato troppo sulla strada delle riforme
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L’ orgoglio. 
Del lavoro fatto, della fiducia che ci siamo conquistati, della tradizione storica di cui siamo stati interpreti. Di ciò che siamo. E’ il sentimento che ho condiviso l’ altro ieri con i miei collaboratori, congedandomi da loro alla Farnesina al termine di tre anni e mezzo vissuti assieme con passione e con intensità, e che oggi voglio condividere con tutti voi.

Il lavoro.
Abbiamo fatto cose delle quali possiamo legittimamente andare fieri. Innanzi tutto preservando e rafforzando, per il Ministero degli Esteri, il carattere di un’ istituzione “alta”, al di fuori e al di sopra delle polemiche di parte, del tramestio di questa temperie politica, anche delle naturali turbolenze parlamentari. Un’ Amministrazione che ha saputo rinnovarsi e tenersi al passo coi tempi, anche con una riforma che ho fortemente voluto, e che non ha mai cessato di essere, per tutti, un punto di riferimento di serietà, di correttezza istituzionale e di lealtà. La lealtà deve essere il tratto qualificante del servitore dello Stato, e ho toccato con mano, in questa e nella mia precedente esperienza alla Farnesina, quanto essa sia profondamente radicata nella nostra diplomazia. Un’ Amministrazione, quella degli Esteri, che ha dimostrato di meritare sino in fondo il sostegno straordinario che il Presidente della Repubblica ha assicurato non solo al Ministro, ma, per l’ appunto, al Ministero tutto, che ha lavorato sempre e solo nell’ interesse dell’ Italia, anche e soprattutto nei momenti delle decisioni più difficili e più coraggiose, come quelle che abbiamo dovuto prendere quest’anno di fronte ai cambiamenti epocali che hanno caratterizzato il Mediterraneo.

La fiducia.
Ben al di là delle inquietudini che attraversano la Nazione, e ben oltre l’ attenzione non sempre adeguata, non sempre scrupolosa, verso la politica estera, da parte dei nostri media, spesso distratti da questioni che di attenzione non ne meriterebbero alcuna, all’ estero si sono accorti, eccome, che l’ Italia c’è. In tutte le sedi internazionali i rapporti con noi sono stati basati su quella particolare fiducia che viene tributata solo a chi dimostra di non tradire mai la parola data e gli impegni presi. Nell’ arena internazionale, chi tradisce anche una sola volta è fuori dal giro. Da tutti i miei colleghi, con i quali ho instaurato rapporti di familiarità anche personale, mi sono sempre sentito dire: quando vieni da me, sei a casa tua. Lo hanno detto a me, e tramite me, alla diplomazia italiana, il cui operato non sempre è andato in prima pagina, ma ha sempre goduto di un prestigio indiscusso.

La continuità.
Perché quel prestigio è frutto di una serietà e di una professionalità del Ministero degli Esteri che, in questi anni, hanno confermato la loro tradizione storica che ha tenuto, e continuerà a tenere, alto l’ orgoglio nazionale. Anche quando si parlava, a sproposito, di “impresentabilità” del nostro Paese, la Farnesina si è sempre “presentata”, accompagnata da rispetto, stima e considerazione. Si sono “presentati” i Sottosegretari che mi hanno aiutato in questi anni, svolgendo, con dedizione, un lavoro straordinario a nome dell’ Italia. Si sono “presentati” i diplomatici e, con loro, tutto il personale del Ministero, che ha messo al servizio del Paese un impareggiabile patrimonio di competenza e profondo senso dello Stato.

Per me, che dalle istituzioni provengo, è motivo di immensa soddisfazione. Nell’ istituzione che lascio oggi ho sempre avuto la certezza di non essere solo. La mia gratitudine è dunque troppo forte, troppo sentita, troppo vera, per rimanere fra le mura del Ministero. E il mio impegno per mantenere all’ Italia il ruolo che le spetta sulla scena internazionale prosegue da subito in Parlamento dove, se mai la Farnesina dovesse dubitare di essere compresa, di sicuro io la capirò.

Grazie Farnesina.

Franco Frattini


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