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Grecia

Grecia – La solidarietà a senso unico non va bene: a pari diritti equivalgono pari responsabilità

Sbagliato parlare a Tsipras con tabelle burocratiche anzichè con leadership politica
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Atene ha scelto: il popolo greco si è recato alle urne per dire la sua sul referendum chiamato a decidere se accettare o meno l’accordo con l’Ue, Bce e Fmi, e l’esito è stato un largo NO. Una pronuncia che va certamente rispettata. 

Così come è certo che sin dall’origine della crisi in Europa le reazioni di Bruxelles e Berlino sono state sbagliate: «Dovete fare le riforme», ripetevano, soprattutto quelle che colpiscono la vita quotidiana, le classi più deboli, i pensionati. E, ancora, quante volte abbiamo sentito dire «fino a quando le riforme non raddrizzeranno i vostri conti non se ne parla di solidarietà: niente eurobond per gli investimenti, niente fondi taglia-debito, niente alleggerimento dei parametri massimi per i bilanci nazionali».

Alcuni paesi che hanno avuto la Troika in casa (Spagna, Portogallo, Irlanda) hanno preso devastanti iniziative cosiddette “lacrime e sangue”, ma oggi sono di nuovo in carreggiata. L’Italia, ad esempio, dove il governo Berlusconi non ha giustamente accettato l’imposizione della “Troika dei creditori” – ed è perciò caduto – le riforme “lacrime e sangue” le hanno fatte i tecnici di Mario Monti e poi i governi di Enrico letta e Matteo Renzi si sono impegnati a svilupparle.

In Grecia c’è stato un grave errore europeo all’origine, per cui il debito è enormemente aumentato, le coraggiose riforme di Samaras non sono bastate all’Eurogruppo e il popolo non ce l’ha più fatta. Così che, una volta mandato a casa il governo Samaras, ecco che Tsipras il marxista inizia una battaglia (demagogica) contro l’austerity: si chiede al popolo greco «volete più tasse o meno tasse»?, oppure «volete mantenere le pensioni baby o andare in pensione a 67 anni come ormai si fa altrove»?, o ancora «volete che una parte del debito della Grecia se lo accollino Italia, Germania, Belgio e Francia»?

Che risposta aspettarsi dai greci! Il problema sta proprio qui. E’ certamente sbagliata la ricetta “solo austerity” promossa dall’Europa. Ma è altrettanto sbagliata l’idea che le riforme si possano non fare (e noi italiani sappiamo quanto ci costa!) perché poi, comunque, gli altri pagano un po’ del debito che si accumula perché il sistema non regge più.

Io credo che un fondo europeo taglia-debito sia utile. Ma in un quadro politico in cui cioè esiste un governo europeo “federale” dell’economia, non affidato solo alla mano tecnica (provvidenziale!!!) della Bce di Draghi.

Credo allora che in un quadro di governance politica la Grecia ed il suo popolo avrebbero “pari dignità” con la Germania ed altri nel chiedere misure non depressive per l’economia nazionale. Ma la stessa Grecia e il suo popolo dovrebbero avere anche “pari doveri e responsabilità”, e capire che, ad esempio, portoghesi o italiani hanno già dato tanto per le riforme, per i compiti da fare a casa e per contribuire al debito altrui (anzitutto degli stessi greci!) e che dunque una solidarietà a senso unico per la quale si chiede aiuto ma si rinviano i problemi di casa, be’ non va affatto bene.

Purtroppo manca una leadership europea capace di dire che un accordo con la Grecia si deve fare oggi stesso se il tema è un aumento al 22% invece che al 23% dell’Iva, o l’entrata in vigore del nuovo sistema pensionistico scatta il 15 luglio anziché il 30 ottobre. Una leadership capace anche di dire a Tsipras – con forza politica e non con le tabelle burocratiche – che le riforme vanno fatte, anche quelle impopolari, perché comprendono anche un piano serio e robusto per la crescita.Vorrei un’Europa diversa da quella che sull’immigrazione ha detto troppi no all’Italia, che pure, da sola, ha salvato decine di migliaia di vite umane. Vorrei un’Europa più simile a quella di De Gasperi, Adenauer, Schuman, che decise per il condono dei debiti del nazismo per non piegare la Germania tornata alla democrazia, e poi, accompagnò il grande Helmut Kohl nell’unificazione del paese e del marco tedesco.

Vorrei più Europa della fiducia reciproca. E vorrei molto meno di questa Europa dove sento che l’Estonia o la Polonia parlano con leggerezza di «spingere fuori» la Grecia, il paese che ha insegnato al mondo la democrazia.


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