Ricordo

Il ricordo del Presidente Frattini sul Senatore Andreotti

Tra i grandi meriti dell’Andreotti attore di politica estera, c’è senza dubbio quello del realismo
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Nel giorno in cui l’Italia ricorda la figura di Giulio Andreotti, mi sento di affidare come presidente della Fondazione De Gasperi, da lui per molti anni presieduta, un breve ricordo di quello che è stato uno dei più influenti interpreti della politica estera italiana.

Tra i grandi meriti dell’Andreotti attore di politica estera, c’è senza dubbio quello del realismo. Pur attraversando epoche caratterizzate da notevoli spinte ideologiche (ed in cui la tentazione di procedere per preconcetti era avvertita da più di una parte politica), Andreotti non ha mai lasciato che gli schematismi prendessero il sopravvento.

Quando si schierò al fianco di De Gasperi per portare l’Italia nel Patto atlantico, Andreotti sapeva di stare compiendo una scelta tutt’altro che indolore (in vasti settori del mondo cattolico la Nato era tutt’altro che popolare), eppure non dubitò mai che l’interno dell’ombrello atlantico fosse l’unica collocazione razionale per l’Italia del dopoguerra. Allo stesso modo, l’avere sposato da subito e convintamente la causa europeista, nonostante i focolai di diffidenza fossero più d’uno, dimostra che Andreotti aveva visto da che parte stesse andando la storia e capito che fare resistenza non avrebbe avuto senso.

Lo stesso discorso vale per la diplomazia andreottiana in Medio Oriente. Premesso che “filoarabo” – così come Andreotti viene ricordato – non ha mai voluto dire “antiamericano” (prova ne è il fatto che in nessun momento i rapporti con Washington sono stati meno che eccellenti), c’è un punto centrale che va sottolineato. Ovvero che quella politica estera di Andreotti era figlia della presa d’atto dell’importanza degli equilibri che si andavano formando nel Mediterraneo: Andreotti si era reso conto con grande anticipo che Europa del sud, Medio oriente e Nord Africa (altra zona che non a caso avrebbe assunto importanza centrale per l’Italia in quegli anni) viaggiavano verso una interconnessione sempre più capillare, e si era mosso di conseguenza.

In un mondo che pretendeva di plasmare la realtà secondo quanto scritto nel manuale, la grandezza di quella classe dirigente fu quella di capire che bisognava fare il contrario e lasciare che fosse la realtà a plasmare la politica. Andreotti applicò questo concetto in politica estera, e i frutti dell’operazione li cogliamo ancora oggi.

Franco Frattini
Presidente della Fondazione Alcide De Gasperi


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