“Sull’immigrazione per l’Italia si aggiunge il danno alla beffa. Non solo otteniamo molto poco in termini di trasferimenti dei migranti dal nostro agli altri Paesi, ma ci è anche chiesto un grosso impegno per schedare quanti arrivano sulle nostre coste”. Lo afferma Franco Frattini, ex ministro degli Esteri ed ex commissario europeo per la Giustizia, la Libertà e la Sicurezza, aggiungendo che “Renzi deve imporre il rispetto dei risultati del consiglio straordinario del 23 aprile scorso attraverso un’azione diplomatica che, convincendo la Spagna, rompa il blocco dei Paesi contrari alla suddivisione delle quote dei migranti all’interno dell’Ue”. Il piano sull’immigrazione predisposto dalla Commissione sarà discusso oggi, per poi essere sottoposto all’esame della riunione dei ministri dell’Interno dei Paesi membri convocata per il 15 giugno e a quella dei capi di Stato e di governo del 26 giugno.
Frattini, che cosa ne pensa del piano Ue sull’immigrazione?E’ un’iniziativa estremamente debole, soprattutto rispetto ai risultati del consiglio straordinario dei capi di Stato e di governo del 23 aprile scorso. Al consiglio straordinario si era parlato con chiarezza di quote e non di un’iniziativa pilota. Ora invece si parla non più di quote, ma di una semplice redistribuzione, e soprattutto si stabilisce che questa valga solamente per i nuovi arrivi.
Con quali conseguenze?Se l’iniziativa sarà adottata al Consiglio europeo del 26 giugno, varrà solo dal primo luglio in poi: c’è stato quindi un salto indietro notevole. Un terzo elemento di gravissimo peggioramento è relativo alla limitazione dei trasferimenti a eritrei e siriani. Su 90mila migranti presenti in Italia, ne saranno trasferiti in Europa solo 24mila spalmati su due anni. E’ una proposta davvero insufficiente, che manca di coraggio e che si rimangia tutto quello che il premier Renzi aveva detto.
Renzi si è fatto prendere in giro?I consigli straordinari europei negli ultimi 15 anni si sono tenuti soltanto due volte: dopo l’11 settembre 2001 e il 23 aprile scorso sull’immigrazione. Il solo fatto che il consiglio straordinario sia stato convocato significa che le sue decisioni vanno prese estremamente sul serio. Renzi non poteva quindi dire che non credeva a quei risultati. Se poi si è fatta marcia indietro perché Francia, Spagna e altri Paesi hanno cominciato a dire no, è tutto un altro discorso. Il problema è che la Commissione Ue non vuole rischiare di essere bocciata nel voto a maggioranza, in quanto sarebbe come una smentita nei suoi confronti.
L’Italia avrà un mese di tempo per presentare una road map sui migranti. Che senso ha questa richiesta?Questa è l’ulteriore beffa, soprattutto se paragonata a quello che viene offerto all’Italia. Il nostro Paese è messo sotto controllo per quanto riguarda l’accoglienza, creando addirittura delle squadre non solo italiane. Da un lato si risponde alle nostre richieste con un’iniziativa molto debole, dall’altra ci è imposto un nuovo impegno molto forte.
Che cosa dovrebbe fare Renzi?Il premier Renzi ha davvero la possibilità di imporsi rispetto ai capi di governo, rimarcando che non è accettabile per la credibilità del Consiglio europeo che prima si decida una cosa e poi se ne faccia un’altra.
Con quale forza ritiene che Renzi abbia la possibilità di imporsi?Renzi deve creare una maggioranza sul voto, costruendola con gli altri Paesi forti a partire dalla Spagna. E’ incredibile che un Paese come la Spagna sia contrario a un’iniziativa di solidarietà mediterranea. Se già si sfila Madrid, la Francia da sola e la Polonia non riescono a creare una maggioranza. Un’azione diplomatica è indispensabile per coagulare quei Paesi che possono formare una maggioranza intorno a un’iniziativa più robusta.
Il fatto che l’Italia non riesca a farsi ascoltare neanche dalla Spagna significa che la credibilità del nostro Paese è in calo?Dove si tengono le elezioni, come in Spagna, i Paesi guardano al voto nazionale o municipale anziché all’interesse comune europeo. Lo stesso sta avvenendo in Regno Unito, Polonia e Ungheria. Ci sono pulsioni che portano gli elettori a votare nel solo interesse della propria nazione, e ciò rappresenta la disgregazione dell’Ue.
Che cosa ne pensa del piano di intervento militare europeo nel Mediterraneo pubblicato da Wikileaks?E’ un piano sulla carta che non partirà. Ci sono un ammiraglio italiano e un quartier generale a Roma, ma manca la possibilità di passare all’azione.
Perché?E’ noto a tutti che per farlo funzionare ci vuole una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu basata sul capitolo 7, cioè sull’uso della forza. Da settimane se ne sta ragionando senza arrivare a risultati. Il 18 giugno inizia il Ramadan, e non si può certo andare a compiere un’operazione del genere in un Paese musulmano in un mese in cui tutto è bloccato. O il Consiglio di Sicurezza se ne esce con una risoluzione coraggiosa entro i primi giorni di giugno o tutto finirà in niente, con i terroristi che nel frattempo si stanno allargando e la situazione che è destinata a precipitare.
Prodi ha detto al Corriere che “dal caos greco al voto anti-europeo, l’Europa è a rischio disgregazione”. E’ d’accordo con lui? Condivido in pieno che l’Europa rischia la frammentazione e che questi voti di protesta danneggiano l’integrazione europea, in quanto sono tutti messaggi con cui gli elettori bocciano l’Ue. Sono però convinto che questa Europa dovrebbe reagire non in modo difensivo, come fa con la proposta della Commissione Ue sull’immigrazione. Di fronte a chi la sfida, anziché ritirarsi in un angolo, Bruxelles dovrebbe diventare ancora più ambiziosa. Se Juncker sull’immigrazione invece di ritrarsi avesse fatto una proposta quattro volte più ambiziosa sarebbe stato meglio, perché avrebbe dimostrato che l’Ue non si piega di fronte ai nazionalismi.