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Intervista

Immigrazione UE: non è una distrazione involontaria, è una disattenzione volontaria

Il think tank Cultura Democratica è lieto di intervistare Franco Frattini, presidente della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale
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Politica Comunitaria. Presidente Frattini, lei sia come vice presidente della Commissione europea e sia come ministro degli esteri è sempre stato in prima linea per la promozione di una politica europea in tema di immigrazione, promuovendo anche una serie di accordi bilaterali in tema di rimpatrio con la Libia e il Marocco. In un’ intervista, da lei rilasciata, di recente ad un quotidiano italiano ha affermato che l’atteggiamento dell’Unione Europea nei confronti della politica migratoria è un atteggiamento di indifferenza. Come mai, oggi, dopo una serie di attività di promozione di una politica comune in tema di immigrazione l’Unione Europea si dimostra così indifferente?L’Europa più che indifferente è volutamente lontana dai problemi dei Paesi mediterranei come l’Italia e non solo l’Italia, per la ragione che attualmente mancano delle regole di ingaggio comuni per una distribuzione del numero dei migranti tra i Paesi dell’Ue, che sono 28, invece caricano il peso solo sui Paesi della riva sud del Mediterraneo.

Quindi non è una distrazione involontaria, è una disattenzione volontaria. In realtà finora l’Europa non ha adottato delle regole comuni per quello che noi chiamiamo il principio di solidarietà, cioè l’onere della protezione doverosa dei migranti, che deve rappresentare un onere ripartito tra tutti i Paesi europei. Questo richiede una volontà politica, volontà che fino ad ora non c’è, e non c’è per la semplice ragione che i Paesi nordici, lontani dalla frontiera mediterranea finora hanno sempre avuto obiezioni a riguardo.

Frotex. Lei ha partecipato alla nascita dell’agenzia Frontex, tuttavia Frontex è oggetto di scetticismo da parte di alcuni europarlamentari, soprattutto dei paesi nordici, che non ritengono Frontex come la soluzione necessaria per fronteggiare il problema dei continui flussi migratori in arrivo in Europa. Lei cosa pensa a riguardo?Frotex ha un budget assolutamente insufficente, spende in sei mesi quanto l’Italia, da sola, spende in un mese per la missione Mare Nostrum, ha un bilancio estremamente limitato con cui non è in grado di fare niente. La seconda questione, che si allaccia alla risposta che le ho dato prima, molti Paesi non vogliono partecipare alle missioni Frontex perché temono che partecipando alle missioni dovrebbero portarsi nelle loro capitali un certo numero di migranti. E allora lasciano le missioni Frontex solamente ai Paesi mediterranei. Occorrerebbe, quindi, una riforma profonda di Frontex dandole molti più soldi ma soprattutto una grande forza politica, che attualmente non ha. Quando Io, che sono stato il promotore di Frontex, ho avviato la sua prima operazione si trattava di aiutare la Spagna che aveva un grande flusso di migranti verso le isole Canarie, io sono stato in grado di mobilitare ben 13 paesi europei, questo non mai è più accaduto perché è necessario un grande sforzo e volontà politica.

Volontà Comune. Questo disinteresse di attuare una politica comune in teme di immigrazione da cosa dipende? Dalla volontà di non perdere parte della sovranità nazionale?No, assolutamente non dipende da questo, dipende dal fatto che se partecipo ad una missione Frontex e una nave tedesca, per esempio, che salva nel mediterraneo 100 migranti deve accoglierli nel proprio territorio. Allora ovviamente se non c’è un impegno politico di questo genere i paesi “nordici” non si impegnano nelle missioni. Questa è la ragione vera.

Regolamento Unico. Un incentivo può essere l’approvazione di un regolamento unico, che abbia efficacia per tutti gli Stati?Certo, questo non è un incentivo ma dovrebbe essere una necessità. Dovrebbe essere modificata la regola per la quale Frontex distribuisce l’accoglienza degli immigrati su base volontaria con una regola che stabilisce la distribuzione degli immigrati su base numerica, non più volontaria. Chiaramente pochi Paesi sono disponibili ad accogliere. Per noi italiani la solidarietà e il dovere di salvare le vite umane nel mediterraneo è fondamentale, ma un Paese lontano, come Olanda o Danimarca ha più difficoltà ad accogliere volontariamente mille immigrati. Bisogna scrivere una regola vincolante, questa è l’unica soluzione.

Nuova Normativa. Per concepire ed attuare un regolamento unico in tema di immigrazione è necessario riconcepire tutta la normativa attualmente applicata, come il Regolamento Dublino?Si, è proprio così, il Regolamento Dublino è la prima norma che andrebbe cambiata. Tuttavia per far questo occorre una volontà politica che oggi non c’è. E siccome ci vuole una decisione unanime per fare queste cose fino ad ora non c’è stata. Io mi auguro che il presidente Junker cha ha fatto delle dichiarazioni importanti dicendo che non è possibile abbandonare i Paesi mediterranei al proprio destino quando sarà presidente della Commissione avvierà questa riforma che sarebbe una riforma epocale per l’Unione Europea.Queste riforme sono necessarie soprattutto oggi, con i tumulti e le guerre che affliggono il nord Africa e l’Africa centrale. Le persone che scappano dalla guerra e che dal Sudan si spostano in Libia, non hanno come obiettivo quello di fermarsi in Libia o in Egitto ma la loro destinazione è l’Europa.

Accordi Bilaterali. Nel 2011 in veste di ministro degli esteri ha firmato un accordo bilaterale con il Comitato Nazionale Transitorio Libico in riguardo al controllo del flusso migratorio proveniente dalla Libia. Questi accordi bilaterali, che la maggior parte degli Stati europei che si affacciano sul mediterraneo hanno con i paesi del nord Africa, possono contrastare un progetto di regolamento unico europeo?Questi accordi sono assolutamente coerenti e non sono in contrasto. L’accordo con la Libia che io avevo firmato è stato rinnovato poi dal governo Monti ed è un accordo in vigore. Purtroppo attualmente il governo libico ha molte difficoltà a frenare l’esodo verso l’Italia. Un altro esempio migliore è quello egiziano, l’Italia ha un accordo bilaterale con l’Egitto che viene rispettato, noi non abbiamo grandi flussi di migrati egiziani malgrado la situazione politica in Egitto sia difficile, stessa cose vale per la Tunisia e il Marocco, Paesi in cui ci sono dei governi più stabili in grado di controllare le frontiere.

L’altra cosa che l’Europa dovrebbe fare per rafforzare la politica migratoria comune, cosa che io ho iniziato a fare quando rivestivo la carica di vice presidente della Commissione Europea e commissario, è quella di chiedere all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, UNHCR, la creazione e la gestione di campi profughi nei Paesi dell’Africa di transito dei flussi migratori, come la Libia, in modo tale che le persone in fuga dai propri Paesi vengano accolte sotto l’egida delle Nazioni Unite dove possono essere aiutate a tornare nei loro Paesi e dove inoltrare le procedure di richiesta d’asilo, una volta ottenuto lo status di rifugiato si applicheranno le norme europee. Tutto questo senza correre il rischio di morire in mare verso la Sicilia.

di  Shady Alizadeh


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