Diplomazia

In Libia serve stabilità. Il prossimo governo non venga meno agli impegni presi

Raffica di colpi d’arma da fuoco contro l’auto su cui viaggiava il console italiano a Bengasi Guido De Sanctis
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Tradire la speranza libica sarebbe un errore, o peggio un favore agli estremisti 

Non abbassare la guardia di fronte a vili minacce, ma mantenere inalterato l’impegno per la transizione alla democrazia e per una totale ricostruzione della Libia.

Mi auguro che il prossimo governo italiano non venga meno a quel lavoro su cui il nostro Paese si è incamminò dall’inizio del 2012: decidemmo di stare in prima linea per aiutare la Libia ed il suo popolo e per rendere più sicura ed invulnerabile l’intera Europa. Un compito che – dopo ampie discussioni – riuscì alla fine a coinvolgere convintamente la maggioranza delle forze politiche italiane. 

Al contrario, venire meno oggi alla speranza libica sarebbe un grave errore, o peggio un favore agli estremisti. Sono certo che il dibattito politico dei prossimi mesi non mancherà di prendere in considerazione rischi e pericoli di una simile e pericolosa resa. Certo, la stabilità della regione è il perno su cui insistere, senza se e senza ma, per colmare i gravi e vili incidenti che si sono verificati negli ultimi mesi: prima con l’uccisione dell’Ambasciatore americano Chris Stevens, e ieri con l’agguato contro l’Italia. 

Il nuovo governo libico ha più volte mostrato all’Italia e alla comunità internazionale di volersi impegnare per la sicurezza del Paese. E’ chiaro che l’Italia si aspetta molto da questa promessa. 
La mia sincera e fraterna solidarietà al Console e amico Guido De Sanctis: un funzionario coraggioso ed esemplare con cui, insieme all’Ambasciatore Buccino, abbiamo affrontato i giorni più duri della rivoluzione libica e di cui tutti noi ricordiamo l’encomiabile e generoso lavoro svolto da loro nell’aiutare gli italiani ed il popolo libico.


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