Centrodestra

In movimento per l’unità del partito

La nostra rappresentanza nelle due Camere soffre di un’azione di puro sostegno e reclama un protagonismo maggiore
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Lo avevamo detto prima dell’esito del voto e lo confermiamo: il governo va avanti. Del resto un’alternativa parlamentare neppure esiste: il PD non ha certo vinto in queste amministrative che hanno visto in corsa, a Milano e Napoli, due candidati ben lontani dalla tradizione riformista e che hanno strapazzato già nelle primarie i suoi candidati. Siamo tornati all’esperienza dell’Unione di Prodi, e ci ricordiamo tutti com’era finita quell’avventura. Il paradosso è semmai un centrodestra più credibile rispetto alla prospettiva e allo spettro di elezioni politiche che vedrebbero una sinistra tornata nel vestito di Arlecchino.

Ma non è certo questo l’argomento consolatorio che deve accompagnare la nostra riflessione. Può consolarci semmai una sola considerazione: che abbiamo ancora da giocare il secondo tempo e che governo e partito devono rimboccarsi le maniche con urgenza, prima che le speranze alimentate e le promesse non mantenute ci facciano perdere la partita.

Fin dagli inizi dell’esperienza di Liberamente i temi dell’avvio urgente di una nuova fase del partito sono stati posti con chiarezza, ed è stato il senso di responsabilità di un’associazione culturale nata per confermare la leadership di Berlusconi, a decidere di porre freno ad un’iniziativa le cui buone intenzioni (come a volte accade) potevano essere scambiate per cattive. Il risultato è stato il rinvio di una nuova fase costituente in attesa di quei tempi migliori che nella complessa fase politica che attraversiamo si rischia non arrivino mai.

Nel frattempo il malessere nel partito è aumentato (abbiamo conosciuto per mesi l’arroganza di una pattuglia di Fli finita come è finita nelle urne delle amministrative). All’azione di governo si richiede un rilancio che traini la ripresa del motore dell’economia. La nostra rappresentanza nelle due Camere soffre (in parte fisiologicamente) di un’azione di puro sostegno e reclama un protagonismo maggiore.

Queste tre situazioni hanno bisogno di offrire a Silvio Berlusconi le condizioni migliori per esercitare la sua leadership e per rafforzare e confermare il primato del centrodestra nella politica italiana. E tutti noi che ne siamo attori dobbiamo contribuire, per la nostra parte, ad agganciare a buoni risultati le nostre responsabilità. L’idea di creare un organismo intermedio rappresentativo – che per comodità chiamerò in movimento per l’unità del partito – con membri scelti dal Presidente Berlusconi, dovrebbe avere la funzione primaria di raccogliere le esperienze culturali e politiche (associazioni, gruppi) di membri di governo, parlamentari e quadri di partito. Un organismo teso a rafforzare il Pdl ed il suo radicamento sul territorio, e che, nello stesso tempo contribuisca ad una più decisa valorizzazione della classe dirigente che si è formata in questi 17 anni a partire dal ’94. Uno dei meriti di Forza Italia è stato, infatti, proprio quello di aver saputo formare la sua classe dirigente.

La stessa idea delle primarie – idea che sembra farsi strada nel nostro dibattito interno – rappresenta, ancor prima che il Congresso, il vero meccanismo trasparente e regolato per evitare la balcanizzazione del Pdl. Solo se ancorate a regole certe, le nostre primarie prenderebbero le distanze da quei vizi e rischi che hanno spesso caratterizzato la selezione della classe dirigente della prima Repubblica, resa appunto artificiosa da un ricorso a volte opaco al fundraising o dalla commistione con attività “affaristiche” determinate dalla caccia al consenso.

In movimento per il partito è un’idea che sta riscuotendo in questi giorni consensi, ma anche molte osservazioni utili a migliorare questo progetto e a renderlo più operativo. Ben venga anche l’idea, circolata oggi su qualche quotidiano, degli Stati Generali, soprattutto se saranno preparati dall’attività preparatoria di questo nuovo organismo. Allora sì, sarebbe un momento alto di confronto per unire ancor più le varie anime del partito, tutte pronte ad arricchirne la prospettiva e a lavorare alla ripartenza. Un organismo che sappia quindi raccordare le varie anime culturali del Pdl e che detti i successivi passi della nuova organizzazione.

Credo che questa prima ricetta possa inaugurare, in vista dell’appuntamento di domani, un primo terreno di discussione e confronto sul rilancio che tutti noi vogliamo dare al Pdl. Una ricetta che prevede, quindi, nell’immediato la creazione di questo soggetto per supportare il Presidente nella sua leadership, e successivamente la definizione di alcune regole per affrontare – nell’ordine – i congressi locali, il ricorso alle primarie, un’analisi degli Stati Generali del partito e – all’esito di questi primi ma fondamentali step – la stesura di un documento su come arrivare al congresso nazionale.
All’indomani di una campagna elettorale piena di veleni e rancori è ancor più necessario che a prevalere siano innanzitutto il rispetto per le istituzioni ed il nostro amore per l’Italia. E sono certo che il Pdl terrà fede a questa promessa.

Franco Frattini


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