Intervista

Intelligence, arma fondamentale contro il terrorismo

Intervista con Sputnik Italia
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Non solo bombe quindi, l’intelligence è un’arma fondamentale contro il terrorismo. I terroristi possono colpire ovunque, gli attentati di novembre a Parigi sono stati un duro attacco all’Europa intera. Anche se l’intelligence costituisce il cuore della sovranità di ogni Paese, è sempre più evidente la necessità di rafforzare la collaborazione nel settore dei servizi segreti a livello europeo e mondiale.

È possibile la creazione di un corpo di intelligence europeo? Si investe abbastanza oggi in Italia nella sicurezza cibernetica? Sputnik Italia ne ha parlato con Franco Frattini, presidente della SIOI, Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale — UN Association for Italy, già Ministro degli Esteri.

— Qual è il ruolo dell’intelligence nella lotta al Daesh?
Il ruolo dell’intelligence sul terreno è fondamentale per scambiare informazioni, dove le cellule del Daesh si stanno infiltrando, penso alla Siria, all’Iraq e alla Libia. Mi viene in mente un aspetto importante come il contrabbando di petrolio che il Daesh fa, oppure la sottrazione di opere d’arte come avvenuto a Palmira. Bisogna colpire il Daesh anche dove il Daesh prende le risorse per continuare a crescere.

Il ruolo dell’intelligence è fondamentale anche nei Paesi europei come l’Italia, ma anche in Russia, dove il Daesh potrebbe colpire. Il fatto che noi in Italia abbiamo arrestato molte persone collegate al terrorismo internazionale, che stavano preparando degli attentati, vuol dire che l’intelligence deve lavorare moltissimo.

Questi giorni è stata smantellata una rete Daesh in Belgio ed è un risultato importantissimo, perché purtroppo i terroristi hanno colpito già e non si esclude la possibilità che colpiscano ancora.

— Dopo gli attentati di novembre a Parigi si è sentito il bisogno di un maggiore scambio d`informazioni. Al giorno d’oggi esiste un corpo d’intelligence europeo per lottare contro il terrorismo?
Un corpo di intelligence europeo non esiste e non potrà esistere mai, perché ci sono dei tipi di informazione che rientrano nella esclusiva sovranità nazionale. È altrettanto fondamentale però che vi sia uno scambio d`informazioni, una partecipazione di notizie rilevanti e qui a livello europeo esiste qualcosa. Già quando io ero commissario responsabile per il tema della sicurezza, avevamo rafforzato un luogo di coordinamento permanente tra tutte le unità antiterrorismo degli Stati membri. Questo scambio d`informazioni permanente esiste ancora e tanto per fare un esempio del giorno d’oggi, molte delle informazioni che hanno permesso di arrestare membri del commando di Parigi, non sono venute dall’intelligence francese. Alcune sono arrivate dagli investigatori tedeschi, altre da investigatori italiani.
Si è già dimostrato quanto sia importante questo scambio di informazioni e di intelligence. Io aggiungo che non basta uno scambio a livello europeo, perché il terrorismo colpisce ben oltre i confini dell’Unione europea. Quando penso a partner importanti come la Federazione Russa, che ha degli interessi sul territorio da una presenza strategica molto importante, ecco che lo scambio di informazioni deve funzionare. Io so per certo che il sistema intelligence italiano e quello russo hanno da sempre una collaborazione su temi come la lotta al terrorismo.

— Il web è il primo alleato del Daesh. Si parla molto oggi della cyber security. Quanto si investe in Italia nella sicurezza informatica?
Il governo italiano ha ulteriormente fatto crescere tra le priorità il tema della sicurezza cibernetica. Oggi è forse la priorità numero uno sotto il profilo tecnologico per i nostri servizi di informazione, che hanno ricevuto dal governo il mandato di rafforzare moltissimo il tema della cyber security. Io credo che questo sia stato indispensabile in relazione alla capacità di reclutamento che il Daesh ha, come prima aveva Al-Qaeda, attraverso la rete. Ecco che un controllo di questi mezzi, come i siti che incitano all’azione terroristica è un controllo fondamentale se vogliamo colpire il terrorismo.
Io sono stato in Italia per due anni il ministro responsabile dell’intelligence. Noi sapevamo, ma è valido anche ora, che tra le informazioni rilevanti per la sicurezza nazionale l’80% vengono da fonti aperte, quindi non sono atti segreti. In altri termini, se io sono capace di analizzare tutto quello che passa sui network informatici, io raccolgo l’80% delle informazioni utili per la sicurezza nazionale.

— Qual è il ruolo della Federazione Russa nella guerra al Daesh?
Io credo che la Russia abbia dato una scossa al resto del mondo sulla lotta al Daesh, perché dobbiamo ammettere: l’Occidente, prima della decisione del presidente Putin di agire anche sul terreno, era esitante. A seguito di questa scossa, l’Occidente ha poi capito che occorreva una grande coalizione internazionale contro il Daesh. Ci sono oggi sul terreno delle azioni, ci sono purtroppo anche delle difficoltà di cooperare. C’è l’atteggiamento della Turchia che a me dispiace molto. La Turchia sulle aree di confine con la Siria sta creando grandi difficoltà alle milizie combattenti curde, che sono schierate contro il Daesh. Sono molto preoccupato delle conseguenze del gravissimo incidente che ha portato all’abbattimento di un aeroplano russo da parte della Turchia.

Io credo si debba comunque guardare avanti. Bisogna considerare che la Russia, insieme all’Iran e ad altre formazioni come le milizie di Hezbollah, si sta impegnando molto concretamente per combattere il Daesh. Non a caso dopo gli attacchi partiti dalle basi russe, da Latakia e da Tartus, molte cellule di Daesh si sono spostate verso la Libia. Questo ci preoccupa per la Libia, ma è al tempo stesso il segnale che questi attacchi sono andati a segno, perché hanno ridotto la forza del Daesh sul teatro militare siriano. La strategia militare contro il Daesh ha dato risultati importanti. La Federazione Russa lo può considerare come uno dei suoi meriti.

Intervista con Sputnik Italia
di Tatiana Santi


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