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Commissione europea

Intervista a Franco Frattini – «Sbarchi e flessibilità, partenza positiva però non aspettiamoci subito miracoli»

. È importante che il nuovo commissario trovi un consenso generale, ovviamente se farà bene
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«Ora spero che con la nomina di prestigio ottenuta da Gentiloni, tutta l’Italia lo sostenga con forza da destra e da sinistra, così come accadde a me. È importante che il nuovo commissario trovi un consenso generale, ovviamente se farà bene. Noi in questi anni ci siamo dimenticati di Federica Mogherini perché la sua nomina non ha portato a nulla». Franco Frattini, due volte ministro degli Esteri ed ex commissario europeo alla Giustizia, vede il nuovo incarico di Paolo Gentiloni come un’opportunità per l’Italia.

Cosa potrà fare Gentiloni?
«Una nomina importante anche perché, come sempre accade alla Commissione europea, è una nomina alla persona: si vede il curriculum. È stata premiata l’esperienza e i buoni rapporti con chi all’intemo della UE decide tutto: a partire da Angela Merkel ed Emmanuel Macron anche superando gli ostacoli messi sul cammino di questa nomina dai Paesi nordici e dal gruppo di Visegrad. Questo rappresenta una buona partenza, anche se c’è un elemento che mi preoccupa».

Cioè?
«Da ormai 20anni l’Italia ha la consuetudine di avere o un presidente di commissione, come avvenuto con Prodi, o un vicepresidente. Stavolta invece abbiamo solo un commissario e c’è un vicepresidente Dombrovskis, un lettone, che ha la delega per l’Economia».

Può rappresentare un problema?
«Dombrovskis è un osso duro, lo conosco bene, quando ero al governo era il premier della Lettonia e fa parte di quei Paesi baltici che si battono per l’austerità e per non rivedere il patto di stabilità. Quindi Gentiloni dovrà essere abile a sapersi imporre e non subire la sua presenza».

Eppure una revisione del patto di stabilità la chiediamo da sempre. Questo nuovo clima di fiduc ia verso l’Italia può aiutare?
«La partenza è positiva, il clima pure e Gentiloni è sicuramente sostenuto da chi conta in Europa, ma da qui a dire che ITJe cambierà completamente linea mi sembra la costruzione di una narrativa oltremodo ottimistica. Bene ha detto il presidente Mattarella che ha chiesto riforme e flessibilità, che è tutt’altra cosa rispetto ad una revisione netta che non arriverà mai».

E sui flussi migratori? Il Regolamento di Dublino sarà rivisto?
«Anche qui non sono ottimista, la revisione di Dublino è consentita solo con un voto all’unanimità e non posso mai credere che alcuni Paesi possano accettare modifiche. La soluzione si troverà, ma politicamente. Si farà come si sta facendo ora, magari in maniera più organica, con una decina di Paesi europei che quando sbarcano i migranti se ne accolleranno una parte. Per fortuna il commissario agli Esteri è lo spagnolo Josep Borrell, persona che conosco bene e che ha grandi capacità, con lui Gentiloni potrà creare un asse».

Come interpreta la mossa di Di Maio che ha nominato come proprio capo di gabinetto l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi che arriva dalla Cina?
«E’ assolutamente la scelta che avrei consigliato perché sarà colui che frenerà il nuovo titolare della Farnesina, non certamente colui che asseconderà le pulsioni verso Pechino di Di Maio. Bene farà il governo a rafforzare la golden power sul 5g anche perché il segnale arrivato da Washington che ha inserito anche “Huawei Italia” in black-list non è da sottovalutare».

Gli Usa però non sembrano tifare per un’Europa unita, non trova?
«Per questo nei prossimi 5 anni mi aspetto parta il progetto di Difesa comune europea. Non contro la Nato, a cui Trump ha assegnato sempre meno importanza, ma insiem e alla Nato. Se non lo faremo rischiamo di subire il volere degli altri invece di attrezzarci noi europei per parlare con una voce unica su temi strategici».

Valentino Di Giacomo – Il Mattino


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