«L’Italia ha ottenuto diversi risultati importanti al vertice, del resto conosco il presidente Conte da anni e sono certo che aveva ben studiato le carte per giocarsi al meglio la partita. Il Paese ne esce molto rafforzato». L’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, era anche lui a Bruxelles per una serie di incontri e ha potuto seguire il summit Nato da una posizione privilegiata.
La piena operatività dell’hub di Napoli è fra i successi italiani? «Una presenza fondamentale per presidiare le rotte del traffico d’armi, come in Libia, poi per garantire un pronto intervento in caso di minaccia terroristica via mare. L’Alleanza atlantica ha già delle missioni nel Mediterraneo e il risultato ottenuto di rafforzare ulteriormente il fronte meridionale darà al presidio di Napoli un ruolo chiave e ancora più incisivo. Ma non è stato l’unico successo».
Ad esempio? «L’Italia offre un grande contributo militare con i suoi uomini in diversi scenari strategici. I nostri soldati all’estero rappresentano uno sforzo anche economico per il nostro Paese, aver chiesto di computare questo impiego tra le spese che versiamo al bilancio della Nato è stata una mossa giusta, al pari di aver reclamato all’Ue mutualità delle spese per la cybersecurity. Noi siamo assai più presenti nelle missioni Atlantiche rispetto a Paesi come Francia e Germania che offrono un contributo inferiore e questo lo riconoscono tutti, anche Trump».
Germania e Francia sembrano uscire a mani vuote, non trova? «È stato un vertice che ha confermato lo scollamento tra i membri Nato europei e gli Usa. L’Italia ha potuto approfittare del fatto che sotto accusa sia finita la Germania, un governo già debole per le difficoltà che deve gestire Angela Merkel. Trump ha posto un tema serio: gli Usa investono risorse per difendere l’Europa mentre la Germania guadagna con il proprio surplus commerciale. Il summit ha confermato queste divisioni e ha fatto maggiormente pesare le relazioni bilaterali già esistenti tra i Paesi».
E la Francia? «Sembrava un idillio quello tra Trump e Macron fino a qualche tempo fa, ora la Francia non ne esce bene e si conferma una sfiducia reciproca tra i due. Credo abbia influito anche l’atteggiamento francese sui migranti avuto con l’Italia. Colpo da maestro, quello di Conte, nel sottolineare con una battuta rivolta a Trump la sua distanza da Macron dicendo che il presidente francese non lo aiuta. Il presidente Usa ha gradito».
Perché? «Trump non è così forte, anzi, ha bisogno di sponde. Avere un governo aderente alla Nato, fondatore Uè e terzo contributore europeo che agisce come farebbe lui, penso ad esempio alle politiche sui migranti, è una sponda importante. L’Italia fa bene a giovarsene».
A proposito di migranti, non trova eccessiva la posizione di Salvini sullo sbarco della nave Diciotti?
«Salvini fa bene a marcare il principio ed è necessario tenere il punto altrimenti tra qualche giorno ci ritroveremo altre navi che vogliono sbarcare i migranti che doverosamente salviamo in mare. Le ong, dopo il pugno duro, hanno già ridotto gli assetti. Bene il governo a chiedere anche le modifiche della missione Eunavformed per far sbarcare i migranti recuperati in altri porti trattandosi di un dispositivo UE».
Sembrano però esserci resistenze dagli stessi apparati militari su questo indirizzo. «Perché la missione è sotto il nostro comando come ovvio che sia visto che si tratta praticamente di una missione italiana sotto cappello europeo fornendo 22 delle 24 navi. Si teme di perdere il comando che deve esserci riconosciuto soprattutto per il ruolo naturale che abbiamo nel Mediterraneo. Se ben spiegato il concetto cadrà ogni resistenza».
La minaccia di Trump di uscire dalla Nato, poi rientrata, come la interpreta?
«Una battuta per gli agricoltori del Wisconsin. L’impegno ad aumentare le spese dei membri Nato di 33 miliardi di euro è irrealistico, si era detto andava fatto entro il 2024, fino a quella data ne cambieranno di cose».
Intanto il leader americano si prepara al vertice con Putin ad Helsinki. «Un risultato politico che Trump vuole assicurarsi bloccando questa sorta di guerra fredda, di qui anche il rafforzamento Nato sul fronte Sud. Fondamentale che l’Italia faccia da ponte, ciò che assicurò Berlusconi e il nostro governo a Pratica di Mare. Se i due leader mondiali siglano un’intesa questo potrebbe ridimensionare fortemente l’Europa. E poi vedo una mossa furba».
Cioè? «Alla finale dei Mondiali ci sarà Macron con Putin allo stadio e so che Salvini volerà a Mosca da appassionato di calcio. Un’occasione per ribadire la presenza italiana. Della partita, non solo calcistica, si da il segnale che l’Italia ne fa parte anche perché oltre ad aver stretto un ottimo rapporto con gli Usa siamo anche il governo europeo più vicino a Putin».