Diplomazia

Italia merita seggio al Consiglio di Sicurezza

Alcune fra le principali crisi del pianeta si consumano in area contigua all’Italia
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Intervista con Avvenire – di Vincenzo Spagnolo

«Sarebbe davvero sorprendente se alla fine l’Italia non entrasse nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Sarebbe un’ occasione persa, non solo per il nostro Paese, ma per la comunità internazionale». Franco Frattini scuote la testa, sconcertato. Già ministro degli Esteri, conoscitore della diplomazia e attuale presidente della Società italiana per l’ organizzazione internazionale (Sioi), segue con attenzione la partita dei ballottaggi in corso nel Palazzo di Vetro.

Il governo italiano si è speso molto per questo risultato, ma potrebbe non farcela…
Se accadesse, sarebbe per miopia dell’ Assemblea. Mediterraneo, Africa e Medio Oriente hanno per l’ Onu una centralità assoluta e alcune fra le principali crisi del pianeta – dalla Libia alla Siria fino all’ emergenza dei flussi migratori – si consumano in un’ area contigua all’ Italia, quando non la interessano direttamente. Dunque, sarebbe sorprendente se dall’ Europa occidentale entrassero nel Consiglio di sicurezza due Paesi nordici: oltre alla Svezia, passata alla prima votazione, l’ Olanda. Entrambe, rispetto alle suddette crisi, non possono vantare la conoscenza degli scenari e la profondità di relazioni del nostro Paese.

E allora perché hanno racimolato tanti voti?
È l’ esito di giochi che si creano nei ‘corridoi’ del Palazzo di vetro, dove la Svezia dispone di buone entrature. Sul fronte dell’ immigrazione, è un Paese che ospita comunità di rifugiati iracheni, siriani… Ma nulla più di questo…

E l’Olanda?
Al di là del passato coloniale, non mi pare che abbia dimestichezza con le situazioni cui facevo cenno. Anzi, sul piano della coesione europea, nel dopo-Brexit potrebbe essere uno dei prossimi Paesi a pronunciarsi sull’ uscita… Invece l’ Italia potrebbe dare un apporto prezioso, su diversi fronti.

Quali?
Su un pilastro dell’ azione Onu, la difesa dei diritti umani, l’ Italia ha ispirato azioni fondamentali su questioni come la pena di morte, la libertà religiosa o il contrasto alle mutilazioni genitali femminili.Ancora, nel peacekeeping l’ Italia è il primo Paese ‘contributore’ di caschi blu tra quelli occidentali, in prima linea in Africa o in Libano. E siamo i promotori dei cosiddetti ‘caschi blu della cultura’, per proteggere da guerre e terrorismo patrimoni dell’ umanità come Palmira.

E l’impegno quotidiano per salvare le vite dei migranti?
È sotto gli occhi di tutti. È stata l’ Italia, per prima, a trattarli come persone e non come numeri. E ad aver dato la scossa alla Ue, sollecitando la multilateralità degli interventi e proponendo il Migration compact per l’ Africa, in cui l’ Onu ha una parte essenziale.

Cosa cambierebbe, se l’Italia entrasse nel Consiglio?
Stare per i prossimi due anni nella stanza dove 15 Paesi assumono, legittimamente, decisioni a livello multilaterale sulle crisi in atto nel pianeta sarebbe importante. Su alcune questioni – penso alle persecuzioni dei cristiani in Medio Oriente -, l’ Italia leva sempre la propria voce, a volte in solitudine. In quel consesso, avrebbe decisamente un altro peso…

L’Italia ha delle chance per spuntarla al ballottaggio?
Visto il quorum, bisognerà portare dalla nostra parte le shifting countries, Paesi che potrebbero mutare opinione: quelli africani potrebbero essere interessati alle politiche di cooperazione sostenute dall’ Italia. Ma non sarà semplice. Ho partecipato ad alcune di queste partite, scoprendo che nel Palazzo di vetro può accadere di tutto…

Cioè?
Sgambetti sotto il tavolo, promesse non mantenute… So di ambasciatori che, nel voto segreto, hanno disatteso le indicazioni del proprio governo, giocandosi partite personali…


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