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Dieci ragioni per cui l'Italia può vincere la sfida per la segreteria della Nato - Diario Italiano
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Segreteria NATO

Dieci ragioni per cui l’Italia può vincere la sfida per la segreteria della Nato

L’Italia deve ritrovare il proprio ruolo in Europa e nello scenario internazionale
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L’Italia deve ritrovare il proprio ruolo in Europa e nello scenario internazionale. Indiscutibilmente il rilancio del nostro Paese passa per due binari, solo apparentemente paralleli: quello della politica domestica e quello della politica internazionale. Per quanto riguarda il primo è noto a tutti come la revisione qualitativa e quantitativa della pressione fiscale, un progetto di ampio respiro per il rilancio delle imprese, la riforma del sistema giudiziario e un ripensamento dei punti relativi ai poteri delle principali cariche dello Stato siano i temi che sono – o che dovrebbero essere – all’ordine del giorno dell’agenda politica. 

Per uscire dall’angolo in cui sembriamo esserci cacciati, tuttavia, il rafforzamento della posizione internazionale dell’Italia – e del suo relativo prestigio – sembrano essere fattori altrettanto significativi, per conseguire i quali occorre una strategia condivisa dai principali attori politici, economici e sociali e, contestualmente, avulsa dal provincialismo di logiche di partito dal corto respiro.
Dopo il successo conseguito con la nomina di Direttore della Banca centrale europea di Mario Draghi nel novembre 2011, nell’immediato futuro Roma può realisticamente coltivare l’ambizione per un’altra carica di altissimo profilo che nel corso del 2014 sarà vacante, quella di segretario generale della Nato.

È possibile elencare brevemente sia le ragioni di ordine strutturale, che rafforzano le ambizioni del nostro Paese per questo ruolo, che quelle di ordine individuale, legate alla candidatura di Franco Frattini presentata ufficialmente già dal 12 settembre 2012. Queste, se non fossero prese in adeguata considerazione dagli altri membri dell’Alleanza Atlantica, potrebbero costituire un ostacolo quasi insormontabile per qualsiasi spiegazione volta a legittimare una scelta in senso diverso.

Tra le spiegazioni di ordine strutturale va ricordato che l’Italia:

1. è il quinto contributore al budget della Nato, dopo Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Francia;

2. ha una capacità di proiezione delle forze in grado di spiegare più di seimila effettivi in operazioni di gestione delle crisi all’estero;

3. con i suoi quattromila soldati dispiegati in Afghanistan è il secondo contributore all’operazione International Security Assistance Force (Isaf);

4. rappresenta il centro geopolitico della macroregione – il Mediterraneo “allargato” – dove sono in atto le dinamiche più preoccupanti per il mantenimento di quell’ordine internazionale che ha costituito la nuova mission della Nato dopo la fine della Guerra fredda (Balcani, Libia, Sahel, Siria, Libano);

5. è la principale candidata degli Stati del sud Europa dell’Alleanza, cui– oltre che per considerazioni di carattere strategico – dovrebbe spettare il ruolo anche perché negli ultimi quindici anni la Nato è stata guidata da un inglese (Lord Robertson: 1999/2003), poi da un olandese (Jaap de Hoop Scheffer: 2004/2009) e, infine, da un danese (Anders Fogh Rasmussen: dal 2009). Se la Francia storicamente non esprime un segretario per via delle prospettive divergenti e della volontà di autonomia che spesso ne hanno caratterizzato i rapporti con gli Stati Uniti e con l’Organizzazione, la Spagna ha ricoperto la carica dal 1995 al 1999 con Javier Solana. Al contrario l’Italia ha esercitato una sola volta la carica e, perlatro, la segreteria di Manlio Brosio risale a quarant’anni or sono (1964-1971).

Queste ragioni, che riguardano i rapporti strutturali tra gli Stati membri della Nato, devono essere integrate da alcune considerazioni che fanno di Franco Frattini la best choice su cui puntare per uscire vincitori da questa importante sfida:

1. si presenta come un candidato di altissimo profilo, avendo ricoperto le cariche di ministro degli Affari esteri, presidente del Comitato di controllo sui Servizi segreti e Commissario per la Sicurezza e Vice Presidente della Commissione europea;

2. ha ricevuto l’endorsement prima del governo Monti e poi del governo Letta, dimostrando una spendibilità della sua figura trasversale ai principali partiti politici e sancita definitivamente con il forte sostegno conferitogli dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano;

3. per rafforzare il suo profilo super partes è uscito dal Popolo delle Libertà e ha scelto di non ricandidarsi alle elezioni politiche del 2013;

4. è, finora, il candidato unico per la corsa a Segretario generale, in quanto il ministro polacco Wladislaw Sikorski dopo un’iniziale interesse ha ritirato la sua candidatura (e la Polonia è il decimo contributore del bilancio della Nato), mentre il ministro della Difesa belga Pieter De Crem si è proposto come second best choice dopo Frattini (e il Belgio è l’undicesimo contributore del bilancio della Nato);

5. da più di un anno Frattini risponde agli inviti che arrivano dalle capitali degli Stati membri dell’Alleanza. Viaggia molto e parla direttamente con Capi di Governo e Ministri. Qualche giorno fa la Bonino, durante la Ministeriale Esteri della Nato, oltre a confermare l’impegno del governo per questa candidatura ha precisato che «ci sono Paesi che pensano e altri che hanno già dato l’appoggio». Tra questi ultimi sembra che Francia, Spagna, Grecia, Turchia, Canada, Balcani, e molti Paesi dell’Est europeo abbiano già sciolto ufficialmente la riserva in favore dell’Italia. Anche il rapporto di Frattini con gli Stati Uniti è consolidato: la sua fedeltà transatlantica è sempre stata apprezzata dalle Amministrazioni che si sono succedute alla Casa Bianca, come confermato dall’ottimo rapporto con Hillary Clinton e, di conseguenza, con Barack Obama.

La proroga del mandato fino al 30 settembre 2014 per l’attuale Segretario generale Anders Fogh Rasmussen, decisa in queste ore dai rappresentanti permanenti dei Paesi membri del Consiglio Atlantico, è finalizzata ad assicurare l’organizzazione del summit Nato in programma per il 4-5 settembre 2014 e sembra più che altro rilassare le trattative per la successione, rafforzando il “nostro” candidato, confermandolo come il migliore in campo.


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