Questa mattina Kate, nigeriana cattolica di 34 anni, che qualche anno fa disse no a uno sposo che non aveva scelto e ad una religione a cui non credeva, vedrà aprire le porte di un carcere italiano, ma non potrà sentirsi completamente libera. Una più terribile punizione pende su di lei: il rischio di rimpatrio nella sua terra dove l’aspetta la forma più crudele, inumana e degradante di violenza verso la persona umana, la lapidazione.
Insieme, cari ragazzi, siamo stati capaci di tanti slanci di affetto e protezione delle persone più deboli. Denunciando molti casi di violazione delle libertà personali e riuscendo ad ottenere – in non poche situazioni – la giusta ricompensa: quella di evitare che si parli di due libertà o di una libertà a metà.
Non esiste una libertà relativa, e sono certo che Kate oggi, una volta uscita dal carcere di Castrovillari, si aspetterà da noi, verso la sua causa di libertà, quello stesso entusiasmo battagliero e sempre attivo nella lotta per il rispetto dei diritti fondamentali che non conosce distinguo.
Evidentemente anche questa volta ci sono in ballo valori fondamentali e principio che un Paese come l’Italia non ha mai considerato una battaglia ad intermittenza. La lotta per i diritti non deve servire a solo riparare alle ingiustizie, ma soprattutto per affermare le libertà. E lo faremo anche oggi, noi tutti, insieme, anche grazie ai blog e ai social network, per aiutare Kate a non aver più paura. Mi avete aiutato quando abbiamo lanciato appelli in difesa di Sakineh e Asia Bibi, e sono certo che mi sarete accanto anche questa volta.
L’ordine di scarcerazione di oggi è un primo elemento positivo. La domanda di asilo in Italia, già presentata, è il secondo. Le autorità faranno certamente il loro dovere, ma la mia opinione – di fronte al pericolo di un atto di barbarie, quando una riconquistata libertà si trasformerebbe in una trappola così brutale, è che l’asilo vada concesso senza indugi.
Franco Frattini
FRATTINI-CARFAGNA: IMPEGNO GOVERNO PER SALVARE KATE DA LAPIDAZIONE
“Il caso di Kate, la giovane nigeriana che rischia la lapidazione, tira ancora una volta in ballo il rispetto dei diritti fondamentali di ciascuna persona, un principio che l’Italia non ha mai considerato una battaglia ad intermittenza. Il Governo italiano è dunque impegnato a salvare la vita di Kate, evitarle la pena di morte che, presumibilmente, le toccherebbe in sorte nel suo Paese di origine”. Così il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, in una nota congiunta. “L’Italia è da sempre in prima fila nella battaglia per la moratoria sulla pena di morte nel mondo e in quella per il rispetto dei diritti delle donne: questa battaglia, oggi, passa anche per la vicenda di Kate”, prosegue la nota. “Il Governo ringrazia le autorità competenti che si sono attivate per affrontare il caso, le organizzazioni laiche e religiose che hanno offerto aiuto e disponibilità, le migliaia di persone che si sono mobilitate: tutti loro rappresentano, insieme, l’esempio più lampante che l’Italia è un Paese attento, generoso ed accogliente”, conclude la nota.