Belgrado

Lectio Magistralis a Belgrado

Il processo di integrazione europea della Serbia: un percorso da compiere insieme
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Lectio Magistralis del Ministro Frattini alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Belgrado, “Il processo di integrazione europea della Serbia: un percorso da compiere insieme”.

Ringrazio il Magnifico Rettore e il Preside della Facoltà di Scienze politiche per la decisione di conferirmi il Dottorato di ricerca honoris causa in questa prestigiosa Università, da secoli faro di cultura dei Balcani. L’onore che mi fate è tanto più gradito in quanto considero diplomazia e ricerca due discipline con tante similitudini. Anche le università, come la diplomazia, nascono con una naturale vocazione a guardare il mondo. La ricerca e la diplomazia sono strumenti di dialogo e di superamento di steccati: politici, ideologici, nazionali e culturali. Il ricercatore e il diplomatico sono per loro inclinazione professionale disposti alla condivisione dell’informazione e del sapere.

Entrambi si contraddistinguono per il possesso di virtù, quali il desiderio di conoscenza, sconosciute ai fanatici e antidoto contro ogni forma di fondamentalismo. Perché ricercatori e diplomatici possono talvolta disputarsi tra loro la verità, ma mai la vita.

Giornata storica
Sono contento di essere a Belgrado in questa giornata segnata da un evento molto importante, una tappa storica per questo Paese: la pubblicazione tra pochi minuti del Parere della Commissione europea sulla domanda serba di adesione all’Unione europea. La Serbia ha adempiuto agli impegni e la Commissione non potrà non riconoscerlo, raccomandando la concessione dello status di candidato.

Ci attendiamo, a dicembre, un ulteriore riconoscimento dei progressi serbi da parte degli Stati membri con l’attribuzione dello status di candidato. E con l’indicazione al più presto di una data per l’avvio dei negoziati. Vorrei allora cogliere l’occasione di questa mia visita per incoraggiare le forze politiche serbe, invitandole a non permettere a quelle differenze, che ogni Paese inevitabilmente registra, di danneggiare l’interesse nazionale. Questo è il momento di restare uniti, di evitare controproducenti contrapposizioni, concentrandosi sull’attuazione delle raccomandazioni della Commissione. Vogliamo festeggiare insieme l’anno nuovo con lo status di candidato. La Serbia e il suo popolo se lo meritano.

Il percorso di integrazione sarà complesso
I negoziati di adesione sono come un treno, la cui velocità dipenderà dalla vostra capacità di assicurare via via il puntuale rispetto degli impegni assunti. Ci saranno tante stazioni in questo percorso. A ognuna di esse, non attendetevi folle festanti che vi accolgano con sventolii di fazzoletti e bande musicali. L’allargamento dell’Unione Europea è stato lo strumento di maggiore successo della politica estera europea degli ultimi decenni. Eppure, una certa fatica è comparsa e di essa dobbiamo tener conto. Ma l’Europa deve e vuole mantenere la parola data. A ogni stazione, ci saranno quindi attenti controllori per verificare che tutto sia in ordine. L’Italia sarà sempre presente, a ogni passaggio, per incoraggiarvi e per garantire che il controllo sia fatto secondo le regole e in modo imparziale, senza che nessuno possa mai chiedervi in corsa un aumento del costo del biglietto o di ritardare la durata del tragitto.

Sia chiaro un punto. Il nostro sostegno non si basa su un approccio fideistico o una concezione visionaria. Esso deriva dalla constatazione che l’esclusione della Serbia dall’Unione Europea non è giustificata da una diversa connotazione culturale, storica o geografica. E si basa anche sulla convinzione che l’isolamento serbo non farebbe gli interessi di sicurezza, stabilità e prosperità dell’Europa e dell’Italia, mentre potrebbe ingenerare frustrazioni nell’opinione pubblica serba, fornendo la sponda agli estremisti e a quanti si oppongono all’integrazione europea perché vi intravedono il rischio della perdita di rendite.

Il negoziato di adesione
Il percorso di avvicinamento all’adesione è impegnativo. Occorrerà adeguare l’ordinamento interno alle migliaia di pagine dell’acquis comunitario, rispettare i comuni standard politici, economici e ambientali, garantendo certezza giuridica agli operatori e pari opportunità alle imprese europee.

La Serbia ha dimostrato nella sua lunga storia di saper superare ostacoli complessi. Confidiamo nella tenacia con la quale il popolo serbo ha camminato nei secoli lungo la via della libertà. Chi si duole o stupisce di questa tenacia, evidentemente non crede in cuor suo che la Serbia possa progredire nello sforzo volto a unirsi con i Paesi con i quali condivide la cultura, i valori profondi e gli ideali.

Io sono invece convinto che tra qualche anno, quando vi volterete indietro, sarete orgogliosi di aver superato quegli ostacoli che al momento separano le vostre speranze e le vostre aspirazioni dalla membership europea. E guarderete con considerazione e ammirazione al negoziato che vi avrà condotto, come un solido ponte, dalle sponde della visione nazionale a quelle molto più ampie dell’Unione. Ivo Andric, da insigne diplomatico quale egli fu, osservava che “nulla è più bello e più prezioso dei ponti”. Perché i ponti “indicano il posto in cui l’uomo ha incontrato l’ostacolo e non si è arrestato, lo ha superato e scavalcato”.

I vantaggi dell’adesione
Saranno enormi i benefici che riscuoterete alla fine del percorso, sotto il profilo politico ed economico. Entrando a far parte di un’Unione di 500 milioni di cittadini, il peso politico internazionale della Serbia aumenterà in modo esponenziale, potendo partecipare alle sfide globali su un livello pari a quello dei maggiori attori internazionali. E alle vostre imprese si apriranno le più estese opportunità offerte dalla libera circolazione di capitali, beni e servizi nel vasto mercato europeo. I significativi finanziamenti comunitari per lo sviluppo regionale, delle risorse umane e rurale potranno inoltre favorire la creazione di tanti nuovi posti di lavoro.

Vorrei peraltro ricordare che, perché un popolo possa realizzare gli sforzi di rinunciare a una parte della sovranità nazionale e di unirsi in un contesto più ampio come quello europeo, occorre che esso sia sospinto dalla coscienza dei valori portanti della comune civiltà. Solo questa coscienza può dare le motivazioni necessarie per affrontare con determinazione il negoziato di adesione. L’obiettivo di migliorare la vita materiale non è di per sé sufficiente a infondere la necessaria determinazione e forza politica per risolvere i nodi negoziali che si presenteranno via via.

La scelta di aderire all’Unione Europea non è una battaglia di retroguardia. Essa non si vince in trincea. Occorre slancio per superare gli ostacoli del processo di adesione. E la spinta non è data dalla ragion di Stato, né dalla convenienza economica, ma dalla convinta decisione di abbracciare i valori assoluti dell’unità e della solidarietà, ripudiando il nazionalismo e cercando soluzioni concordate ai dissidi. Questi sono i parametri essenziali, i valori ineludibili alla base della scelta europea. In quest’ottica, abbiamo vivamente apprezzato e sostenuto l’avvio del dialogo tra Belgrado e Pristina facilitato dall’Unione Europea. Continueremo a sostenere gli sforzi delle parti in tal senso.

Impegno italiano per l’integrazione europea della Serbia
Il sostegno italiano all’integrazione europea dei Balcani occidentali è di lunga data ed è suffragato da vari esempi concreti. Vorrei ricordarne solo alcuni. Nel 1989, l’Italia, insieme all’Austria, coinvolse l’Ungheria e la Jugoslavia in una lungimirante esperienza di cooperazione regionale: la “Quadrangolare”. Essa fu l’embrione da cui, dopo alcuni incrementi di formato (Pentagonale e Esagonale), nacque nel 1992 l’Iniziativa Centro Europea, di cui quest’anno la Serbia detiene la Presidenza. L’INCE è la palestra in cui si irrobustisce quello spirito di integrazione e cooperazione regionale che contraddistingue la membership europea.

E vorrei anche richiamare il fatto che il Governo italiano fu il primo e più convinto sostenitore della liberalizzazione dei visti Schengen a favore della Serbia. E’ un dossier sul quale mi sono personalmente impegnato da Commissario europeo e da Ministro degli Esteri. L’abolizione del regime dei visti, sancita con una decisione europea del 2009, ha posto fine a un paradosso, di cui le prime vittime eravate proprio voi, giovani generazioni della Serbia libera e democratica. A voi non era consentito viaggiare in Europa, mentre tale diritto era stato riconosciuto ai vostri padri nella Jugoslavia. L’Italia ha capito prima e più di altri Stati membri che porre fine a questa assurdità era un dovere morale e civile.

Più in generale, abbiamo sempre difeso la tesi secondo cui l’Unione Europea deve dare risposte concrete a sostegno della prospettiva europea dei Balcani occidentali mantenendo gli impegni presi nei confronti di questa regione. A questo scopo abbiamo presentato nel 2008 un Piano in otto punti volto a rafforzare il percorso europeo della regione, che ha avuto il merito di riportare i Balcani al centro dell’attenzione europea. In questo quadro si inserisce anche l’avvio del processo di ratifica dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione, che permetterà una più stretta collaborazione euro-serba.

L’impegno italiano per il processo di integrazione europea della Serbia è d’altro canto ricambiato dalla determinazione serba per lo sviluppo della cooperazione regionale. Ravvisiamo nei comportamenti della dirigenza serba la piena consapevolezza di questa responsabilità e la volontà di farsene carico nei fori regionali.

Ne è un chiaro indicatore il fatto che la Serbia presiede quest’anno quattro iniziative regionali: l’Iniziativa Centro Europea, l’Iniziativa Adriatico-Ionica, il South East European Cooperation Process e la Migration, Asylum, Refugees Initiative. Un ulteriore rafforzamento della cooperazione trans-frontaliera nella regione potrà essere assicurato dalla finalizzazione della Strategia UE per la creazione della Macro Regione Adriatico-Ionica, da noi promossa con Slovenia e Grecia.

Intensità dei legami italo-serbi
L’impegno italiano per l’integrazione europea della Serbia affonda inoltre le sue radici nella particolare qualità delle relazioni instauratesi nel tempo tra i nostri popoli. Quest’anno, per le celebrazioni del 150simo anniversario dell’Unità d’Italia, abbiamo rievocato le sinergie e i legami tra il Risorgimento italiano e la causa indipendentista serba. Gli italiani sono stati a fianco dei serbi anche nella prima guerra mondiale, come testimoniano i più di mille soldati italiani sepolti nel Cimitero militare italiano di Belgrado. E durante la seconda guerra mondiale, dopo il ripudio del fascismo, altre migliaia di soldati italiani diedero la loro vita per cacciare via dalla Serbia l’invasore nazista.

All’intensità delle relazioni bilaterali ha più di recente contribuito l’azione dei due Governi, che hanno sostenuto e fortemente voluto lo sviluppo di varie forme di partenariato bilaterale, con politiche di apertura e collaborazione. Questi rapporti privilegiati hanno trovato un solenne sigillo nella Dichiarazione di partenariato strategico, sottoscritta nel 2009 in occasione del Primo Vertice bilaterale.

Occorre peraltro riconoscere che, accanto all’attività delle Istituzioni dei due Paesi, il merito delle eccellenti relazioni bilaterali va anche ascritto ai fitti e continuativi contatti tra Università, enti territoriali, operatori economici e rappresentanti della società civile, i quali decisero di impegnarsi a fondo in questo Paese quando la situazione era profondamente diversa da quella attuale. Gli imprenditori italiani fecero scelte di investimento che allora potevano apparire avventate, ma che si sono nel tempo rivelate vincenti, essendosi fondate su precisi calcoli economici e su una piena fiducia nel futuro della Serbia.

Conclusioni
La decisione serba di impegnarsi nel cammino di integrazione è una scelta orientata al futuro. Quando voi siete nati, vent’anni fa, i Balcani iniziavano un decennio orribile fatto di guerre, distruzioni e umiliazioni. Nel prossimo futuro, quando voi sarete la classe dirigente di questo Paese, una Serbia pienamente integrata nell’Unione Europea potrà essere il fulcro di una regione balcanica ricca, stabile e libera.

La scelta, che spetta a voi attuare, comporta inesorabilmente accettazione delle differenze e volontà di riconciliazione, abbracciando i valori dell’unità europea senza dimenticare il passato e le posizioni nazionali. Mi riferisco ai valori che hanno ispirato la visione lungimirante dei padri fondatori dell’Unione. Ai valori che hanno permesso di trasformare il risentimento in cooperazione, l’odio in amicizia, la paura in rispetto. Impregnando quanto di più nobile e alto è contenuto nelle aspirazioni nazionali con tali comuni ideali, abbiamo costruito il benessere, la pace e la libertà dell’Unione europea.

Anche la scelta serba, innestata su tali valori e attuata con convinzione, contribuirà alla pace, alla sicurezza, alla prosperità, alla stabilità e al completamento del processo di riconciliazione regionale. Di tale scelta si gioverà il popolo serbo, l’Italia e l’Europa. Per queste ragioni, sosteniamo e continueremo a sostenere con forza il percorso di integrazione europea della Serbia. Fin dal prossimo cruciale appuntamento di dicembre.


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