IL FUTURO DEL PDL
Lettera del Ministro Frattini al quotidiano Libero
Caro direttore,le mie più vive congratulazioni a Libero per questa iniziativa che promuove un confronto su confini e destini della maggioranza di governo all’indomani di una nuova crisi di fiducia nel rapporto tra cittadini e politica. Ed è proprio da questa umiltà da voi promossa che la ripartenza del Pdl dovrebbe muoversi, ritornando tra la gente, per intercettarne bisogni e idealità cui non ha corrisposto fino in fondo quella risposta politica che il colpo di reni del predellino aveva preparato. Quando cioè Berlusconi ha voluto che la parola “popolo” designasse, per la prima volta in Italia, il nome di un partito lontano dalle aristocrazie dei partiti tradizionali.
PARTIRE DAI 10 PUNTI
Il Pdl, nelle sue prime esperienze, ha saputo affermare il bene prezioso della governabilità e della stabilità governativa, ed instaurare un rapporto politico di tipo nuovo, basato sul protagonismo del cittadino, sul filo diretto con i suoi dirigenti ed i suoi eletti di partito. E ancora quando le prospettive di ripresa apparivano lontane e le politiche di contenimento si imponevano noi abbiamo avvertito i rischi di una lenta deriva della politica verso una delega ai tecnici che la allontanava dai cittadini. E proprio loro oggi, sotto i colpi di una crisi economica che non molla la presa, ci chiedono molto di più: a cominciare dalla necessità che la politica prenda sulle sue spalle l’impegno e l’esempio di una distribuzione dei sacrifici, ma anche dimostri il coraggio di cambiare e di innovare.Da dove partire? Dei dieci punti proposti da Libero quello a mio avviso prioritario è la riduzione della spesa pubblica, e quindi partirei dall’idea che il politico non è un viaggiatore di prima classe, e che non si vive solo di politica. Al contrario, fare politica significa impegnare le proprie energie per far vivere il Paese in una dimensione migliore. Il che comporta – nel tempo della crisi – sobrietà e sacrifici soprattutto per la classe dirigente.Dobbiamo saper ascoltare la gente. Ecco perché per un partito che vuole guardare al futuro e che cerca nuovo ossigeno per affrontare al meglio le prossime competizioni elettorali, io credo si debba partire dai tagli ai costi della politica. Non possiamo chiedere nulla ai cittadini se prima non avremo rinunciato alle nostre “vacche sacre”, tagliando costi e privilegi. Faccio un esempio: gli Stati Uniti che hanno una popolazione attestata sui 300 milioni circa di abitanti, hanno un Parlamento composto da 535 membri. L’Italia, con una popolazione di 60 milioni di abitanti ha un totale di 945 parlamentari. Si tratta di un’anomalia intollerabile, che troppo spesso abbiamo solo annunciato di voler combattere e di fronte alla quale nessuno dovrebbe più nicchiare. E non parliamo delle oltre 100 province, con consiglieri, consulenti, staff tecnici e così via, tutti pagati dai contribuenti.
MAGISTRATI, NON PARTITI
Dopo questa prima scelta, suggerirei di tentare l’altra coraggiosa riflessione che, nel lungo termine, porti a rivedere quell’obiettivo cruciale di riformare con profondo impegno la nostra giustizia. L’Italia – a partire dai primi anni ’90 – ha vissuto un aspro conflitto tra politica e magistratura che ancora non si è concluso e che solo una nuova stagione della nostra vita istituzionale e partitica potrebbe finalmente sanare. Legalità, anzitutto, e poi vera indipendenza della magistratura, inclusa la scomparsa delle tante correnti che troppo assomigliano a parti e partiti politici. Il Pdl dovrebbe impegnarsi a cercare il massimo consenso per riformare le istituzioni del nostro Paese e rendere questa Italia, nata dalle profonde ferite del dopo-fascismo e stretta nella morsa del comunismo dell’est, davvero meno diversa e distante dalle democrazie liberali.
di Franco Frattini