Marò

L’Italia tragga alcune lezioni dalla vicenda dei due marò

Innanzitutto, dinanzi ad una vicenda così delicata e controversa, occorre lavorare in uno spirito di unità di tutte le istituzioni e delle forze politiche
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Dalla drammatica vicenda dei nostri marò e dal dolore delle loro famiglie l’Italia deve trarre alcune lezioni. Innanzitutto, dinanzi ad una vicenda così delicata e controversa, occorre lavorare in uno spirito di unità di tutte le istituzioni e delle forze politiche. Si mettano da parte rancori e polemiche che frenano il percorso di risoluzione della vicenda, peraltro offrendo, ancora una volta, l’immagine di un Paese diviso e indebolito da scontri interni. E si lavori, piuttosto, per far valere il diritto internazionale e le regole di immunità del personale in servizio, come nel caso dei nostri militari. E al tempo stesso, per tutelare l’interesse nazionale.

In secondo luogo occorre una seria riflessione sulle regole di ingaggio che regolamentano il comportamento dei militari a bordo delle navi, e sulla catena di comando, in modo da eliminare ogni pericolosa e ambigua interpretazione.

A tal proposito, in relazione alle misure antipirateria, ricordo che da ministro degli Esteri avevo espresso forti dubbi giuridici sulla mancanza di regole di ingaggio con l’impiego di militari a bordo delle navi impegnate in queste missioni. Dubbi evidenziati in un dossier ad hoc – lasciato al momento delle consegne al mio successore – e su cui purtroppo non si è successivamente aperto un supplemento di riflessione. Con il risultato di trovarci oggi di fronte ad una legge e a regole di ingaggio così poco chiare tanto da non essere riusciti a sciogliere addirittura il principale nodo di questa triste vicenda: chi ha dato l’ordine?

La catena di comando, inoltre, non ha avuto quella puntualità che la gravità di simili casi avrebbe richiesto.

Ciò che sostenni allora si traduca oggi in un intervento di chiarimento, di interpretazione, e, se occorre, di modifica di quelle norme che, evidentemente, non hanno permesso ai nostri marò di ricevere un preciso ordine, ma di trovarsi, invece, vittime di una falla giuridica che va corretta al più presto e senza indugi. Per il bene di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e per rispetto del lavoro che tutti i militari portano avanti per proteggere il nostro Paese.


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