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Rapporto Nomisma

Lo scenario resta complesso, ma secondo Nomisma ci sono elementi che fanno sperare in miglioramento

Nomisma presenta in SIOI il rapporto strategico Nomos&Khaos 2013-2014
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Si è tenuto giovedì 6 novembre 2014 alle ore 16.00 presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI) – Piazza San Marco 51, Roma – la presentazione del 10° Rapporto Nomos & Khaos sulle prospettive economico strategiche curato dell’Osservatorio Scenari Strategici e di Sicurezza di Nomisma.

Dopo il saluto del Presidente di Nomisma Piero Gnud il Generale Giuseppe Cucchi – curatore del rapporto – ha introdotto i lavori; a seguire sono intervenuti Franco Frattini – Presidente SIOI e già Ministro degli Affari Esteri – la Marta Dassù, Direttore Aspenia, Armando Varricchio – Consigliere Diplomatico Presidente del Consiglio – il Professor Stefano Silvestri – Presidente Emerito Istituto Affari Internazionali- e infine il Germano Dottori, curatore del rapporto.

A fare da fil rouge fra i 24 saggi in cui si articola la 10° edizione del rapporto Nomos & Khaos è il tema della carenza di beni materiali – risorse divenute sempre più rare o costose – così come di quelli immateriali, come il lavoro, la privacy e – in primis- la sicurezza; carenza di sicurezza che si traduce in carenza di fonti energetiche e, quindi, in carenza di benessere e carenza di stabilità politica.

Carenza di sicurezza che ha intensificato oltremodo i flussi migratori, fenomeno che in passato ha rappresentato una grande risorsa e che oggi invece ha un forte impatto sul mercato del lavoro del Sud europeo – mercato già in crisi a causa di fattori del tutto estranei all’immigrazione – e sull’opinione pubblica che – davanti a uno scenario di totale anarchia e alla difficoltà nel gestire le ondate migratorie – pare sempre più incline al risveglio di sentimenti xenofobi che potrebbero sfociare in reazioni capaci di capovolgere l’orientamento politico dell’Unione Europea.

I 24 saggi di approfondimento – divisi in 5 blocchi tematici: I maggiori attori, La crisi dell’Europa, I nodi geopolitici, I game changers, Le grandi questioni economico sociali – rappresentano 24 punti di vista sulla stessa realtà, 24 percezioni che – seppur diverse – tengono in considerazione gli stessi fenomeni: quello della globalizzazione – una rivoluzione, più che un’evoluzione, visto il ritmo e la sua intensità – e quello dell’incremento demografico – e della ridistribuzione delle risorse che ne deriva – in vista del picco massimo della popolazione mondiale che si raggiungerà verso la metà del secolo.

Una panoramica complessa quella tracciata da Nomos & Khaos in cui, tuttavia, trovano spazio elementi che possono far sperare in un miglioramento futuro.

Ue: instabilita’ del Medio Oriente e politica estera Usa nel 10mo rapporto Nomos & Khaos  
(fonte Livio Cipriano per Agenzia NOVA)

Instabilita’ del Medio Oriente, politica estera statunitense e il ruolo geopolitico dell’Unione europea: sono stati questi i temi principali affrontati nel corso della presentazione del 10mo rapporto Nomos & Khaos sulle prospettive economico strategiche curato dall’Osservatorio scenari strategici e di sicurezza di Nomisma, che si e’ svolta presso la Societa’ italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi). A introdurre il dibattito e’ stato il generale Giuseppe Cucchi – curatore del rapporto, a seguire poi gli interventi di Franco Frattini, presidente Sioi, la dottoressa Marta Dassu’, direttore Aspenia, l’ambasciatore Armando Varricchio, Consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, il professor Stefano Silvestri, presidente emerito dell’Istituto affari internazionali, e infine il dottor Germano Dottori, curatore del rapporto” e autore della rubrica Atlantide di “Nova”. Frattini si e’ concentrato in particolare sulla politica estera degli Stati Uniti e sull’importanza di un ruolo centrale dell’Europa. 

“I primi passi della Commissione europea segnano una forte rivendicazione del ruolo politico che l’organo deve avere”, ha detto Frattini, secondo il quale a pochi giorni dall’uscita della Commissione guidata da Jose’ Manuel Barroso, il nuovo presidente Jean-Claude Juncker ha dimostrato la volonta’ di voler avere un ruolo politico centrale. “Questa e’ una Commissione legittimata dal voto. Dobbiamo andare verso gli Stati Uniti d’Europa. In questo senso la questione tedesca e’ centrale: la Germania deve puntare verso l’Unione europea, superando reticenze interne, per esempio quelle che arrivano dalla Bundesbank, che ne frena alcune scelte politiche”, ha affermato Frattini. 

Il presidente della Sioi ha poi sottolineato che tra i maggiori errori che hanno portato gli Stati Uniti a perdere il controllo del Senato nelle elezioni di medio termine, ci sono grandi sbagli di politica estera, in particolare per quanto riguarda il Medio Oriente e il Mediterraneo. Secondo l’ex ministro degli Esteri italiano, il Partito democratico statunitense non ha commesso errori di politica interna, dove spicca la riforma del sistema sanitario, ne’ nell’economia. “Ma le incertezze nella politica estera hanno scoraggiato i cittadini statunitensi”, ha aggiunto Frattini. 

“Nonostante il buon intervento sulle armi chimiche siriane, gli Stati Uniti hanno pero’ attuato un disimpegno nel Mediterraneo, lasciando per esempio la Libia in un clima di instabilita’ e di caos”, ha affermato Frattini, che ha ribadito che in questo senso anche l’Europa avrebbe dovuto fare di piu’. “Il mancato intervento dell’Europa nella zona ha avuto effetti devastanti nei paesi del Medio Oriente”, ha dichiarato il presidente della Sioi. Frattini ha anche ricordato gli sbagli fatti da Stati Uniti ed Europa nella scelta di quale opposizione siriana sostenere in contrapposizione al regime del presidente Bashar al Assad. “Si pensava di poter scegliere quale opposizione appoggiare, mentre adesso siamo arrivati allo Stato islamico, che ha rivendicato un vero e proprio califfato nella regione”, ha dichiarato l’ex ministro degli Esteri. 

Frattini ha poi sostenuto che l’attuale caos in Medio Oriente deve essere risolto attraverso il dialogo tra le potenze internazionali. “E’ illusorio pensare a una stabilizzazione del Nord Africa, a una risoluzione della difficile situazione dello Yemen, dove la capitale Sana’a e’ in mano ai ribelli e far uscire la Libia dal caos, senza ricostruire i rapporti con Russia e Cina”, ha continuato Frattini. Il presidente della Sioi ha poi parlato della situazione iraniana, rimarcando la necessita’ di una collaborazione proficua tra gli attori della comunita’ internazionale, per arrivare a un accordo definitivo sul nucleare di Teheran. 

Nel suo intervento la Dassu’ ha sottolineato che l’Italia ha un peso geostrategico importante perche’ si trova tra l’instabilita’ dell’Ucraina e il problema dello Stato islamico. Secondo la Dassu’, l’Italia e’ in mezzo a queste due grandi direttrici di instabilita’, ma non e’ in grado di gestirle da sola. Occorre quindi un’unione di intenti dei grandi attori internazionali per stabilizzare queste aree. “Abbiamo basi militari degli Stati Uniti, importiamo petrolio e gas dalla Russia e nel nostro paese sono confluiti importanti investimenti dei paesi del Golfo e della Cina. La cosa migliore per l’Italia e’ che questi paesi possano trovare compromessi e definire accordi geopolitici”, ha aggiunto Dassu’, secondo la quale comunque per l’Italia la collocazione sicura dell’area atlantica e’ ancora la migliore scelta possibile. 

L’ambasciatore Armando Varricchio, consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si e’ concentrato principalmente su due questioni: dipendenza energetica e politica commerciale della Germania. “La politica italiana verso la Russia non e’ dettata dalla dipendenza energetica”, ha detto Varricchio. “Abbiamo una dipendenza energetica molto meno importante della Germania. L’Italia sta diversificando le importazioni nel settore”, ha aggiunto Varricchio, che ha citato l’impegno di Eni in Africa per sottolineare le scelte dell’Italia per creare alternative nel settore energetico. 

Parlando della Germania, il consigliere ha affermato che Berlino attua una “politica mondiale” ed e’ diventata troppo forte rispetto ai paesi dell’Unione europea. Secondo Varricchio questa e’ una realta’ con la quale ci si deve confrontare. “I cinesi guardano all’Europa pensando alla Germania, cosi’ come una parte degli Stati Uniti”, ha aggiunto Varricchio, ricordando la cooperazione economica di Cina e Stati Uniti con le imprese tedesche. 

La decima edizione del rapporto si e’ concentrata sul tema della “carenza di beni materiali – risorse divenute sempre piu’ rare o costose – cosi’ come di quelli immateriali, come il lavoro, la privacy e – in primis – la sicurezza; carenza di sicurezza che si traduce in carenza di fonti energetiche e, quindi, in carenza di benessere e carenza di stabilita’ politica. Carenza di sicurezza che ha intensificato oltremodo i flussi migratori, fenomeno che in passato ha rappresentato una grande risorsa e che oggi invece ha un forte impatto sul mercato del lavoro del Sud europeo – mercato gia’ in crisi a causa di fattori del tutto estranei all’immigrazione – e sull’opinione pubblica che – davanti a uno scenario di totale anarchia e alla difficolta’ nel gestire le ondate migratorie – pare sempre piu’ incline al risveglio di sentimenti xenofobi che potrebbero sfociare in reazioni capaci di capovolgere l’orientamento politico dell’Unione europea”.


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