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Meglio morire per aver fatto qualcosa che affogare nella palude per non aver fatto nulla

Dobbiamo essere a favore del referendum elettorale
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Il Foglio Salvatore Merlo

Meglio morire per aver fatto qualcosa che affogare nella palude per non aver fatto nulla” e dunque, nonostante la disillusione che traspare dalle parole di Silvio Berlusconi, “dobbiamo essere a favore del referendum elettorale, non possiamo andare al voto con questa legge e dobbiamo anche lanciare un decreto sullo sviluppo che consenta investimenti pubblici per le infrastrutture, un provvedimento che rimetta in moto l’economia italiana”.
Franco Frattini si guarda intorno, è alla Camera, lo circondano facce di deputati annoiati dai continui rinvii della seduta, volti tesi tra i peones del Pdl e della Lega per l’incertezza sui numeri della maggioranza. “Oggi potremmo perdere il pomeriggio in schermaglie procedurali sugli emendamenti alla riforma dell’articolo 41 della Costituzione“, dice il ministro degli Esteri.

Questa è la palude“, dice indicando il corridoio. E sembra quasi di vederla sul serio circondare i divani di Montecitorio. “Ma possiamo ancora scegliere. O ci adagiamo e dunque galleggiamo (affondiamo) così, come oggi; oppure solleviamo la testa al di sopra del pelo dell’acqua. Un milione e settecentomila cittadini hanno firmato contro l’attuale legge elettorale, è un fatto che un grande partito come il Pdl non può ignorare. Di fronte al fallimento della politica, cioè all’impossibilità di trovare un ampio accordo sulla riforma in Parlamento, dobbiamo fare nostro il referendum e interpretare la volontà dei cittadini che chiedono più qualità nella rappresentanza.

Contemporaneamente è nostro compito rispondere alle sollecitazioni dell’Europa contenute nella lettera inviata dalla Bce al governo. Quel foglio ha due facce, nella prima c’è scritto ‘rigore’ nella seconda c’è scritto ‘crescita’.” Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non sembra della stessa opinione e persino il Cavaliere è pessimista. “I soldi si trovano, a Tremonti lo spiego io se è necessario” ma assieme ad Angelino Alfano e Roberto Maroni. Perché dalle parole di Frattini emerge il nuovo corso del centro- destra: “Con loro, e tra loro, c’è assoluta sintonia”.

In un corridoio di Montecitorio parla e scherza a lungo con Angelino Alfano, Frattini. Non gli si può non chiedere cosa pensi del referendum il segretario del Pdl. “Pensa che sia un’opportunità”, risponde il ministro degli Esteri; che è poi quello che dice anche Roberto Maroni. E Frattini sorride.

Ogni volta che uno di noi rilascia un’intervista capita sempre più spesso che l’altro gli telefoni per complimentarsi“. Referendum elettorale e decreto sviluppo. “Maroni fu il primo a votare per il referendum che instituì la legge poi denominata Mattarellum. E tutti noi pensiamo che sia un controsenso immaginare un decreto sviluppo a costo zero. Senza fondi. Va bene snellire le procedure, ma bisogna anche immaginare provvedimenti che sostengano l’export, il made in Italy”. E il presidente del Consiglio che ne pensa? “Berlusconi mi ha telefonato perché la mia apertura al referendum – il ministro la chiama anche piccola provocazione rivolta a Pier Ferdinando Casini’ – gli è piaciuta molto. Ma il presidente non si occupa della legge elettorale, pensa che non lo riguardi” in quanto coltiva l’idea di non ricandidarsi nel 2013.

Berlusconi fa bene a occuparsi del decreto sullo sviluppo… e speriamo di farlo sul serio. Non sia mai che non facciamo neanche quello”. Tremonti è l’uomo del rigore nei conti, il guardiano dell’Europa sull’Italia. “L’Europa ci chiede di crescere. Quando il ministro dell’Economia si è un po’ lamentato con me, gli ho risposto dicendogli che rigore e sviluppo possono anche tenersi insieme. Caro Giulio, con tutto il rispetto, dobbiamo dire che le risorse siamo in grado di trovarle’. Anche attraverso gli accordi con la Svizzera sul rientro dei capitali. Con la vendita del patrimonio sotto utilizzato, le liberalizzazioni dei servizi pubblici che fanno parte del nostro programma.

Il governo è un governo quando è in grado di prendere anche delle decisioni coraggiose. Si può correre il rischio di cadere sulla proposta per la crescita? Secondo me si, dobbiamo rischiare. E’ sempre meglio che cadere per non avere fatto nulla”. Maroni sembra d’accordo su questa linea, ma la Lega ha bloccato il provvedimento sull’innalzamento dell’età pensionabile. “Maroni è attestato su una posizione riformista, e la Lega è un grande partito con tante anime. In assoluto penso che sia sbagliato giocare su possibili divisioni interne al partito alleato. La Lega va solo aiutata, in certi casi, a capire le ragioni di certe scelte necessarie”. Sono contrari anche al referendum, Maroni escluso. “Una legge elettorale col maggioritario conviene anche a loro, permetterebbe alla Lega di presentare sul territorio le sue facce migliori.

Ma non è la Lega il problema, noi dobbiamo insistere sul referendum perché sono il Pd e l’Udc a non volerlo. L’Udc spera di diventare centrale nel prossimo Parlamento, il Pd sa che la sua alleanza con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro ha una chance di vittoria solo con l’attuale legge elettorale.
Se il Pdl si schierasse con forza per il referendum, renderebbe evidente la frattura tra l’Idv, che lo sostiene, e il Partito democratico”.

Volete danneggiare l’Udc? “Tutto il contrario, io vedo l’Udc in uno stesso soggetto politico federato con noi del Pdl. II voto in Molise, dove il Terzo polo si è diviso, dimostra quanto quell’aggregato non funzioni.
Con Casini noi dobbiamo aprire una costituente, ritrovarci intorno a una carta dei valori condivisi, e solo dopo presentarci assieme agli elettori. Finora, sbagliando, abbiamo fatto viceversa”.


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