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Per la Serbia è arrivato il gran giorno - Diario Italiano

Europa

Per la Serbia è arrivato il gran giorno

Oggi la Commissione europea darà luce verde alla candidatura serba all’ingresso nell’Ue
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Il Piccolo Stefano Giantin

Per la Serbia è arrivato il gran giorno. Oggi la Commissione europea darà luce verde alla candidatura serba all’ingresso nell’Ue. Ad accogliere la notizia ci sarà anche il ministro Franco Frattini, in visita ufficiale a Belgrado.

Oggi la Serbia otterrà parere favorevole sulla sua candidatura all’adesione all’Ue. E’ un successo meritato da parte di Belgrado?
Assolutamente sì. Come riconosciuto dalla Commissione, la Serbia ha compiuto progressi rilevanti sul piano delle riforme interne necessarie per rispettare i criteri di adesione e con l’arresto e l’estradizione di Mladic e Hadzic ha pienamente adempiuto alle richieste – poste dall’Ue e dalla comunità internazionale – di collaborazione con il Tribunale Penale per l’ex Jugoslavia. Sviluppi incoraggianti si sono registrati anche sul fronte del processo di riconciliazione regionale, con l’avvio del dialogo con Pristina, con la mediazione dell’Ue. Il Governo serbo ha pertanto dimostrato volontà politica e impegno nel perseguire l’obiettivo europeo, superando ostacoli e differenze di vedute. La decisione di oggi rappresenta il giusto coronamento degli sforzi compiuti dal Paese nel corso di questi anni, ma anche uno stimolo a proseguire lungo tale cammino.

Che ruolo ha giocato l’Italia nel sostenere l’integrazione europea della Serbia?
L’Italia è sempre stata in prima linea nel sostenere le aspirazioni europee del popolo serbo, coerentemente con la nostra posizione a favore del processo d’integrazione europea dei Balcani Occidentali. La Serbia riveste carattere prioritario nell’area e l’Italia si è battuta a favore dell’avanzamento nel cammino europeo di Belgrado. Sul versante politico, nel novembre 2009 il Presidente Berlusconi e il Primo Ministro serbo firmarono a Roma una Dichiarazione di Partenariato Strategico che rimarcava la specialità dei nostri rapporti. Sul versante economico-commerciale, l’Italia è il primo acquirente di prodotti serbi e il terzo esportatore verso quel Paese. Solo nel primo semestre 2011 l’interscambio commerciale bilaterale è cresciuto del 23%, abbiamo 250 imprese italiane in Serbia e, nonostante la diffusa crisi economica, siamo il Paese con gli investimenti esteri più significativi. Ad oggi, numerosi progressi previsti nel Piano in otto punti per i Balcani che avevo proposto nell’estate del 2009 sono stati raggiunti: liberalizzazione dei visti a favore dei cittadini serbi, entrata in vigore dell’Accordo ad interim sugli scambi e le questioni commerciali, avvio del processo di ratifica dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione. Abbiamo inoltre premuto affinché il Consiglio inoltrasse rapidamente alla Commissione la domanda di adesione all’Ue della Serbia, ai fini della preparazione del consueto parere.

Quella serba sarà una candidatura “a handicap”, senza data d’inizio dei negoziati con Bruxelles. Come legge questa decisione?
Da parte italiana abbiamo sempre auspicato che la Commissione indicasse anche una data certa per l’avvio dei negoziati, sì da consentire al Paese di avanzare celermente verso la piena adesione. Se la Commissione decide invece di condizionare l’apertura delle trattative a progressi sul versante del rapporto tra Serbia e Kosovo, ciò è conseguenza dei diversi approcci degli Stati membri nei confronti della delicata questione. Il punto cruciale per Belgrado è ora assicurare la concreta attuazione delle raccomandazioni della Commissione, in modo da spianare la strada all’apertura dei negoziati. L’Italia continuerà a sostenere gli sforzi serbi e parallelamente a insistere in sede Ue perché la data d’inizio dei negoziati sia fissata quanto prima.

Alcuni Paesi Ue, in particolare la Germania, premono da mesi su Belgrado perché cooperi in maniera più efficace con il Kosovo. Si parla anche di riconoscimento di Pristina come condizione finale per la Serbia per entrare in Europa. Se così fosse, l’Italia sosterrebbe la posizione tedesca?
Incoraggiamo con decisione il processo di dialogo in corso tra Belgrado e Pristina con la facilitazione Ue, volto a risolvere le numerose questioni sul terreno a beneficio delle popolazioni coinvolte. Ulteriori risultati concreti in tale ambito sono essenziali per consentire sia alla Serbia che al Kosovo di avanzare verso la Ue, ma un riconoscimento esplicito da parte di Belgrado non è mai stato formalmente posto quale condizione per l’ingresso nella Ue. Del resto è interesse e auspicio di tutti che una normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina possa intervenire quanto prima.

Non pensa che usare il Kosovo come “bastone” verso Belgrado rischi di alienare le simpatie dei serbi nei confronti dell’Europa?
È evidente che il Kosovo rappresenta ancora un tema molto sensibile per l’opinione pubblica serba, ma il Paese ha già dimostrato la capacità di superare i problemi legati al passato in uno spirito costruttivo e pragmatico. Sono pertanto convinto che anche in questa occasione il popolo serbo saprà mettere da parte le differenze e le spinte nazionaliste per far prevalere il futuro europeo. Il Governo e l’elettorato serbo hanno già scelto l’Europa.

In Serbia il numero degli euroscettici è salito quasi al 50% dopo la crisi estiva nel nord del Kosovo. Come leggere questi numeri?
Ritengo che tali percentuali siano da interpretare sull’onda dell’emotività suscitata dagli incidenti nel Nord del Kosovo e non debbano essere considerate come un ripensamento della scelta europea. Nel corso delle mie numerose visite in Serbia ho avuto la possibilità di toccare con mano la voglia di Europa del popolo serbo.

Quando pensa che realisticamente la Serbia potrà entrare a tutti gli effetti nell’Unione europea?
Al momento appare difficile fare previsioni realistiche. La tempistica del processo d’integrazione europea dipende dall’impegno profuso da ciascun Paese nell’attuazione delle riforme richieste per l’adeguamento all’ordinamento comunitario. La Serbia è già in una fase avanzata, se saprà mantenere la determinazione e lo slancio dimostrato finora, proseguirà celermente verso la piena adesione.


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