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Centrodestra

Repubblica/La Cosa centrista pronta al varo da Casini a Pisanu nel piano anti-Pdl

Il Cavaliere avverte: “Non mi lascio sfilare il partito”
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di CARMELO LOPAPA

Una “cosa centrista” già si muove all’orizzonte, mentre il Cavaliere sogna di risorgere dalle sue stesse ceneri. Operazione benedetta dai Palazzi Apostolici e finalizzata a dare continuità all’esperienza del governo Monti nell’Italia destinata alla lunga emergenza. Così, in queste ore, il ritorno di Berlusconi sta lacerando il Pdl con un doppio strappo, a destra e a sinistra.

“Con le primarie e il congresso volevano mettermi in minoranza, sfilarmi il partito che ho creato: ho ribaltato il tavolo”. 

Silvio Berlusconi canta vittoria, nelle poche confidenze politiche che si concede a Villa Gernetto, a margine della tavola rotonda ammantata di mistero con cinque economisti, giusto un paio di deputati, Martino e Moles, e il figlio “bocconiano” Luigi. La levata di scudi sull’annunciato ritorno a Forza Italia non gli è piaciuta affatto. “È la conferma che tutto andrà cambiato dentro il partito” è la sua convinzione.

Detto questo, che il “predellino” versione 2012 ci sarà è certo, per il momento viene solo rinviato all’autunno, magari tra novembre e dicembre. Proprio come nel 2007, quando potrebbe essere troppo tardi per organizzare ammutinamenti. Paolo Bonaiuti che scorge intorno allarmismi “ingiustificati “, predica cautela, perché “se e quando un cambiamento maturerà, sarà compiuto nel rispetto di tutte le regole”.

Ma sono rassicurazioni che sembrano non funzionare. Si contano già una quarantina di parlamentari Pdl pronti allo strappo. E a dare continuità alla linea di “responsabilità ” del governo Monti. Le retromarcia dettata in mattinata dal Cavaliere sul ritorno a “Forza Italia” non ha sedato affatto gli animi. Tutto è tornato in fibrillazione nei gruppi berlusconiani di Montecitorio e Palazzo Madama. 

Il fatto è che una campana d’allarme è risuonata nel mondo cattolico. Il ritorno sulla scena dell’ex premier ha in qualche modo fatto chiarezza anche all’interno della Cei. Raccontano come anche il presidente della Conferenza episcopale Angelo Bagnasco si sia fatto a questo punto una ragione della impossibilità di “investire” su un’intesa Casini-Alfano.

Convintosi ormai, come già da tempo il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che Berlusconi non sia più un’opzione spendibile al cospetto dei cattolici italiani. All’interno dell’assemblea dei vescovi solo l’ex presidente Camillo Ruini resta convinto che il Cavaliere vanti ancora un patrimonio elettorale di cui tenere conto.

Per il 20 luglio era in calendario un nuovo rassemblement di politici e associazioni cattoliche quali Acli, Fuci, Azione cattolica. Una sorta di Todi 2. Appuntamento congelato, ma che da qui a qualche giorno invece verrà fissato per una nuova data. Tra i partecipanti previsti, Casini, Fini, Pisanu, ma anche ministri di area quali Riccardi e Ornaghi, una relazione dovrebbe tenerla anche il segretario Cisl Bonanni.

L’aggregazione che si sta ricreando attorno alla calamita centro-cattolica ha un principio di fondo: la prosecuzione della linea europeista del governo Monti. Quindi, in prospettiva, un’alleanza (post elettorale) con il Partito democratico. Certo, molto dipenderà dalla legge elettorale. I neo-centristi (area Pdl più terzopolisti) puntano dritto sul proporzionale con un premio che garantisca la governabilità. Proprio per essere nelle condizioni di costruire un’alleanza con il Pd all’indomani del voto. 

Quel che è certo è che al risveglio dopo un week-end da shock, il Pdl si ritrova sull’orlo della doppia scissione. Già ieri a Palazzo Madama gli ex An si sono interrogati a lungo sulla opportunità di dar vita da subito a gruppi autonomi. Matteoli e i suoi non ci stanno. Gasparri tentenna. Altri, a cominciare da La Russa, sono sul piede di guerra. Alemanno anche.

Se ne contano una quarantina tra Camera e Senato. Ma proprio a Palazzo Madama sono ripresi più intensi di prima i contatti tra l’area di Beppe Pisanu e Pier Ferdinando Casini, appunto. E alla Camera sono in gran fermento anche i filo Monti. Da Frattini alla Carfagna. “Non mettiamo limiti alla divina provvidenza” l’ha buttata lì l’ex ministro degli Esteri quando, all’incontro in programma alla Farnesina, il premier ha ricordato che il suo mandato è a termine. 

Ma anche Gaetano Pecorella si dice ormai pronto a “un centro politico forte”. La trama politica torna a tessersi al centro. “Tutti coloro che nel Pdl speravano in buona fede nel rinnovamento hanno avuto un brusco risveglio, c’è chi si nasconde e chi guarda altrove”, osserva Roberto Rao, braccio destro di Casini. Il cantiere, in ogni caso, è riaperto.


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