Il contributo della Russia agli accordi sulla regolamentazione della Transnistria sarà positivo; senza di esso il raggiungimento della riconciliazione non sarebbe possibile.
Lo ha dichiarato il presidente della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi) e nuovo rappresentante speciale dell’Osce per la questione della Transnistria, Franco Frattini, durante un’intervista all’agenzia di stampa “Ria Novosti“. Frattini ha detto di aver preso l’impegno come rappresentante per la questione di Tiraspol nell’interesse della stabilità e della sicurezza europee. “Penso che i miei precedenti incarichi, ai tempi in cui ho lavorato per avvicinare la Moldova all’Ue e per la risoluzione della crisi georgiana, mi aiutino nel nuovo compito”, ha detto.
Le relazioni di Frattini con le autorità russe, che giocano un ruolo fondamentale nella questione della Transnistria, sono buone; il nuovo incaricato dell’Osce ha espresso inoltre la volontà di confrontarsi al più presto con i poteri di Mosca, ed in particolare con il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, che è stato indicato come “un amico”. Per quanto riguarda i temi da affrontare nell’immediato, Frattini vorrebbe affrontare il tema della libertà di movimento e proporre inoltre l’applicazione, sulle targhe delle auto moldave, di un segnale aggiuntivo che identifichi la Transnistria, come avviene in Italia nella provincia di Bolzano.
“Se riusciremo ad accordarci almeno su questi due punti, porteremo un segnale ai cittadini comuni e compiremo un primo passo importante per ulteriori accordi”, ha affermato il rappresentante speciale Osce. Permangono tuttavia anche temi più delicati, come le ostilità interne alla Moldova, date dalla diversità di visioni sui poteri delle massime cariche statali. “Se tratteremo direttamente con le diverse autorità locali, che sono in conflitto tra loro, il nostro compito non sarà facile. Spero quindi molto nella flessibilità delle parti”, ha spiegato Frattini. Alle discussioni parteciperanno, in formato 5+2, Chisinau e Tiraspol come parti in causa, Russia, Ucraina e Osce come mediatori ed infine Ue e Usa come osservatori.
La Transinistria, abitata al 60 per cento da russi e ucraini, è un territorio indipendente de facto, ma de iure parte della Moldova; ha ottenuto già prima della caduta dell’Unione sovietica la separazione dalla Moldova, temendo che quest’ultima si unisse alla Romania. Nel 1992, dopo che le autorità moldave non sono riuscite a riannettere il territorio, la Transnistria è uscita di fatto dal controllo di Chisinau.
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