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Saggi convocati al Quirinale - Diario Italiano

Riforme

Saggi convocati al Quirinale

Tre minoranze in lotta tra loro, la mossa del presidente unica soluzione
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Il governo Monti può dare subito risposte alle imprese, le Camere lavorino sul sistema di voto 

Intervista a IL MATTINO

Onorevole Frattini, che Pasqua di Passione! Buona sorte che lei ne sia rimasto fuori. Vero? «La scelta di non essere ricandidato mi rende ora più libero di guardare alla scena politica con serenità e di affermare cose che nessuno ha il coraggio di dire». 

Per esempio? 
«Se siamo arrivati a questo punto le responsabilità vanno divise tra le forze politiche. Certo Napolitano non si è divertito ad assumere l`iniziativa dei saggi, che però io preferisco chiamare “facilitatori“. Ci sono stati ben due giri di consultazioni che non hanno prodotto una soluzione. Prima ancora dalle urne erano state elette tre minoranze. Poi c`è stata una serie di veti incrociati, per la quale ci siamo avvitati in una crisi difficile da risolvere. Insomma: ora non capisco perché i partiti critichino tanto la scelta di Napolitano».

Cosa possono fare ora i saggi? 
«Chiamiamoli “facilitatori”. Certo Napolitano non li ha scelti perché fossero suoi amici. Sono tutte persone di una consolidata e riconosciuta professionalità. Alcuni sono dichiaratamente di centrodestra, altri di centrosinistra. A loro viene demandato il compito di trovare un serio compromesso sulle cose da realizzare per il bene del Paese. E io dico: bene ha fatto il presidente. Di sicuro non si poteva far tornare i cittadini alle urne con la stessa legge elettorale, ci saremmo trovati ancora di fronte a tre minoranze. E poi bisogna far uscire il Paese dallo stallo. È possibile che dalle proposte dei “facilitatori” possa nascere il luogo per un governo di larghe intese». 

Senza fretta: perché il Colle stesso ha ricordato che un governo in carica c`è. 
«Dal mio punto di vista Monti ha fatto bene il suo mestiere: io l`ho sempre sostenuto quando era in Parlamento. E non c`è scritto da nessuna parte che sotto la voce “affari correnti” il suo governo non possa farsi carico di alcuni provvedimenti urgenti e non prorogabili». 

A cosa allude? 
«Penso ad un provvedimento urgentissimo che consenta alla pubblica amministrazione di dare l’ok ai pagamenti alle imprese, colmando la mancanza di liquidità che costringe tante aziende a chiudere». 

Pensa anche alla legge elettorale
«Perché no, anche se quella non è materia di governo. Tuttavia non mi scandalizzo quando Grillo dice che, nelle more, il Parlamento può già mettersi al lavoro su provvedimenti che siano condivisi. In particolare auspicherei un sistema elettorale uninominale a doppio turno. Di sicuro non si potrebbe mettere mano ad una svolta presidenzialista, che necessita di modifiche alla Costituzione. In ogni caso, qualcosa di importante potrebbe essere realizzato già da subito con il governo in carica. Di sicuro, tra i provvedimenti urgenti non individuerei quello indicato da alcuni democratici per far fuori in via normativa il leader della coalizione che è arrivata seconda (Berlusconi, ndr). Non possiamo vivere in uno scontro permanente». 

A proposito: non avverte il pericolo che lo scenario prossimo venturo potrebbe essere quello di un centrosinistra che a colpi di maggioranza si elegga il “suo” presidente della Repubblica? 
«Il pericolo c’è e sarebbe una contraddizione. Per questo Napolitano è tornato ad auspicare che il suo successore sia individuato attraverso una scelta condivisa. Almeno questo i partiti glielo devono. Tanto più che la soluzione transitoria dei “facilitatori” ha di fatto invertito il pacchetto del negoziato, perché i partiti possano ricercare prima un accordo sul Colle e poi, chissà, anche sul governo. Sarebbe sbagliata una scelta di parte, destinata ad inasprire lo scontro. 
Non può accadere che il capo dello Stato sia uno strumento di conflitto di una parte politica contro l’altraIl presidente della Repubblica deve restare in carica per sette anni, deve essere uomo di garanzia al di sopra delle parti: quello che è stato Napolitano per tutti, autentico baluardo sia per il centrosinistra che per il centrodestra». 

Cosa intravede nel prossimo futuro? Vede un presidente neo-eletto che scioglie le Camere? «No, anzi mi auguro che sia il migliore interprete di questo meccanismo dei “facilitatori”: magari dal loro lavoro emergerà un programma di cose da fare sul quale i partiti si mettano d`accordo. Oppure, se non c`è questa possibilità, immagino lo scioglimento delle Camere, ma non prima dell`attuazione di quei provvedimenti urgenti, tra i quali i pagamenti della Pa alle imprese e la nuova legge elettorale. In ogni caso spero che i partiti abbandonino la politica dei veti incrociati». 

Se il Pdl avesse risolto la “sua” anomalia a tempo debito, sulla strada del segretario Alfano e delle primarie, ora forse il Pd avrebbe detto sì alle larghe intese. Non le pare? «Già, ma quella è storia passata. Intanto Berlusconi è stato il vero candidato del centrodestra e gli elettori lo hanno premiato. E poi: non si capisce perché i democratici insistano su questo punto. Monti è stato come sempre sobrio e corretto, evitando le pregiudiziali politiche. È ora che anche il Pd se ne liberi». 

di Corrado Castiglione


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