Cattivi esempi

Schettino e quella lezione a La Sapienza

Poi ci lamentiamo se il mondo tratta l’Italia da barzelletta.
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Poi ci lamentiamo se le università italiane ogni anno perdono posizioni nelle classifiche internazionali. Poi ci lamentiamo se chi dovrebbe dare ai nostri giovani il buon esempio non lo fa. Poi ci lamentiamo se il mondo tratta l’Italia da barzelletta. Poi ci lamentiamo se nessuno ha più uno straccio di fiducia nel nostro sistema giudiziario. Poi ci lamentiamo se nessuno ci prende sul serio nemmeno quando si parla di tragedie.

Ci lamentiamo di questo e di altro, e ne avremmo anche ragione. Ma di fronte a scene come quella che si è vista qualche giorno fa alla Sapienza di Roma ogni argomento che usiamo per difenderci e reagire si dissolve.

Un professore ha avuto la brillante idea di chiamare a tenere una lezione nientemeno che in “gestione di situazioni di panico” il già comandante Francesco Schettino, uno che al massimo potrebbe insegnare come andarsi a nascondere dopo che la tragedia della nave Concordia ha indignato il mondo intero.

Così come la perde il balletto inutile intorno alle responsabilità ed all’individuazione del colpevole. Non perché chi ha sbagliato non debba pagare, ma perché discutere sulle misure di sicurezza da applicare alla stalla una volta che i buoi sono scappati significa solo perdere tempo ed impedirsi di guardare in faccia la realtà.

La realtà di un Paese che in questo caso non è neppure riuscito a farsi ridere dietro dal mondo, perché di certe tragedie il mondo ha pudore persino di ridere. Figurarsi di metterle in cattedra.

Franco Frattini


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