Centrodestra

Subito un direttorio per il Pdl

Basta con le divisioni
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Intervista a Franco Frattini
Corriere della Sera – 29 maggio 2011
Di Paola di Caro

Basta con le divisioni. Subito un direttorio per il Pdl per evitare la balcanizzazione; la nave del governo non affonda, chi si butta adesso resterà solo in mare
Lo si chiami «segreteria politica», «coordinamento generale», direttorio, come si vuole. Ma è indispensabile creare subito un organismo che veda rappresentate (e operanti) tutte le anime di un Pdl che rischia, in caso di sconfitta al voto, un processo di «balcanizzazione».

E questa la proposta che arriva da Franco Frattini, ministro degli Esteri nonché animatore della componente Liberamente, per affrontare quello che – comunque vada – non sarà uno scenario da Titanic, perché «il governo non affonda», ma l’ ultima fase di una legislatura tormentata nella quale «siamo noi a dover dimostrare a Berlusconi che lui è la prima risorsa del partito, che lui è il nostro leader e che a sostenerlo è un Pdl più forte, non più debole».

Siete di fronte a un ballottaggio drammatico. Che rischi vede? «Se vinceremo a Milano e a Napoli, come in altri capoluoghi di provincia, arriveremo a un riequilibrio della situazione che, dopo un primo tempo sotto, ci farebbe uscire vincitori al novantesimo. E io sono fiducioso che possa accadere. Se invece dovessimo perdere, una cosa è certa: la sinistra non avrebbe da brindare proprio a nulla, perché si sarebbero affermati candidati espressione di forze extraparlamentari e di forze antisistema».

Loro magari non brinderebbero, ma per voi sarebbe sconfitta senza se e senza ma. «Sarebbe certo un forte campanello d’ allarme, dovremo trovare nuove motivazioni per andare avanti. Ma non ci sarà il de profundis del governo che alcuni auspicano».

I segnali di questi giorni però sono inquietanti: i diktat della Lega sui ministeri, le dimissioni di un neo-arrivo come il sottosegretario Melchiorre, la Polverini che parla di «coalizione finita. «Con la Lega discuteremo, non con il ping pong mediatico ma seriamente, perché il tema che pongono non è tabù pur nell’ esigenza ineludibile della salvaguardia dell’ unità del governo e dello Stato. Il caso Melchiorre indica agitazione tra i Responsabili, visto che non posso credere si sia accorta solo ora che la persecuzione giudiziaria contro Berlusconi porti il premier anche a difendersi pubblicamente e con forza: accade da molti anni, direi…».

È fuga dalla nave che affonda? «Ma la nave non affonda per niente, quindi sappia chi si tuffa che rischia di rimanere in mezzo all’ oceano da solo con la sua ciambella. Il governo infatti rilancerà sullo sviluppo, sul piano per il Mezzogiorno come sulle riforme istituzionali».

A guardare l’ agitazione, se non il panico, di cui è preda il Pdl, non rischiano di essere solo parole? «No, se sapremo agire nella maniera giusta, rispondendo ai segnali di allarme non disperdendoci in gruppi e correnti, perché la balcanizzazione non giova a nessuno, ma trovando una strada condivisa che ci porti tutti assieme ai congressi che dovranno tenersi obbligatoriamente entro l’ autunno».

Ma come, con il tutti contro tutti? «I problemi li vedo anch’ io: c’è il caso Scajola aperto, ci sono insofferenze nell’ ex An per dissidi tra le correnti, addirittura si paventa la formazione di un gruppo da parte di Alemanno, molti parlamentari chiedono rassicurazioni, e non si può più pensare che il triumvirato faccia da solo, o che siano i soli Berlusconi e Cicchitto a dover parlare con questo o quel deputato per tranquillizzarlo. Però, visto che fino al congresso nazionale si dovrà andare avanti con la formula dei tre coordinatori, io dico: creiamo un organismo di collegamento, chiamiamolo segreteria politica, coordinamento, come ci pare. Ne facciano parte i rappresentanti di quelle aree che non vogliono essere chiamate correnti ma che pure – come Liberamente, la fondazione di Scajola, i ciellini vicini a Formigoni, la componente del sindaco di Roma – in ogni caso ormai si riuniscono, discutono, si organizzano».

Non c’è già l’ ufficio di presidenza? «È un organo che doveva essere di una trentina di persone, poi diventate 40, poi 45 ma se ci si vede e poi ognuno se ne torna a casa sua, rischiamo di perderci. Serve un gruppo dirigente in cui tutti quelli che hanno una reale rappresentanza si sentano parte del cammino verso il congresso. Va coinvolto Formigoni che parla di primarie perché può aspirare in futuro alla leadership. Va coinvolto Alemanno che provenendo da una corrente diversa non si sente più rappresentato da La Russa e potrebbe andarsene per la sua strada. Va coinvolto Scajola, già c’è stato il caso Micciché… Per evitare che nella confusione gruppetti di parlamentari si rivolgano a questo o a quel capo area, bisogna creare una struttura di collegamento nel partito, una cinghia di trasmissione: altrimenti, non facciamoci illusioni, non avremo spinte centripete ma centrifughe».

E i coordinatori che fine farebbero? «Il triumvirato ha il compito di portare il partito al congresso, ma per arrivarci al meglio tutti devono sentirsi rassicurati ed essere inclusi».

Si dice che una «Union Sacrée» nel Pdl servirebbe per stoppare Tremonti, l’ unico che con l’ appoggio della Lega potrebbe sostituire in corsa Berlusconi… «Ho letto queste ricostruzioni, e dico che se il Pdl avesse questa tentazione sarebbe un atto di autolesionismo. Dobbiamo evitare il circolo vizioso che porta ad accreditare Tremonti come il congiurato, a fare del partito il baluardo contro di lui e a schiacciare di conseguenza Giulio sulla Lega. Ha salvato i conti pubblici, è garante della stabilità dell’ Italia e tutti i giorni si sente messo sotto accusa, alla fine potrebbe dirsi “ma chi me lo fa fare di sopportare tutto questo?”. E invece la sua è una presenza di raccordo importante con una Lega che pure ha al suo interno aperto un dibattito tra le varie anime, perché Tremonti ha un rapporto diretto con Bossi. Quindi, non facciamone un avversario. E soprattutto, lavoriamo per far tornare il buonumore a Berlusconi…».


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