‘L’Italia è partner strategico della Turchia e sono certo che durante il nostro semestre di Presidenza dell’Ue, fra luglio e dicembre 2014, Roma darà un forte impulso per la ripresa delle trattative tra Bruxelles e Ankara sui capitoli di adesione e fare così avanzare il negoziato per troppi anni rimasto congelato”.
È quanto torna a ribadire l’ex ministro degli esteri, Franco Frattini, presentando alla Società Italiana per l’Organizzazione internazionale (Sioi) il volume di studi ”La Turchia come attore globale e regionale”, coordinato dal prof. Ferrari Bravo e curato da Pietro Gargiulo. ”E’ innanzitutto nell’interesse europeo – avverte Frattini – avere una Turchia stabilizzatrice all’interno dello spazio Ue”.
Per tanti e innumerevoli motivi. “Per il ruolo che e’ stata in grado di svolgere nel Caucaso, in cui stiamo vivendo momenti di difficoltà nei rapporti fra Armenia e Azerbaigian (Paese quest’ultimo su cui Ankara ha una presa); per l’essere in grado di avere un certo sguardo sull’Iran; per la sua capacità di
giungere a una normalizzazione dei rapporti con Israele e di ricoprire un ruolo importante nel Mediterraneo e nella crisi siriana, in tema di nucleare e, non ultimo, nella riconciliazione con il popolo curdo. Una cosa inimmaginabile solo due anni fa”. Ovvio, prosegue Frattini, “il nostro interesse a che Ankara entri a fare parte dell’Unione e’ anche economico”.
La Turchia è “determinante per la sicurezza energetica dell’Europa e rappresenta un hub di primo piano”. Ecco perche’, spiega l’ex responsabile della Farnesina, ”la presenza della Turchia in un quadro europeo che progressivamente si allarga a Est è strategica”. In questo quadro non è perìò
possibile dimenticare le riforme.
“Quelle già avviate e entrate in vigore”, e quelle ancora da realizzare, “ambiziose”, ammette Frattini, ma indispensabili. Tutti questi risultati, ha sottolineato dal canto suo l’ambasciatore di Turchia in Italia, Hakki Akil, fanno di Ankara un attore regionale e globale che ha saputo giocare un ruolo di stabilità in Medio Oriente, nei Balcani, in Centro-Asia e in Caucaso.
Tutto ciò è stato possibile grazie al grande sviluppo economico registrato nel Paese. Senza, sarebbe stato impossibile. Negli ultimi dieci anni, ha ricordato, “abbiamo triplicato il Prodotto interno lordo passato dai 232 miliardi di dollari del 2002 agli attuali 800 miliardi”. Senza questa crescita – ha concluso – sarebbe stato molto difficile per la Turchia crescere ancora.
Fonte ANSA