Sarkozy che trionfa nei ballottaggi e apre la corsa alla riconquista dell’Eliseo è sale sparso sulle ferite del nostro centrodestra contuso e ammaccato. Un destino cinico come pochi ha voluto poi che le due immagini si sovrapponessero in contemporanea.
L’Ump, il partito che incarna le ispirazioni dei conservatori francesi asfaltava nelle ultime amministrative la gauche lasciando a secco il Front national di Marine Le Pen. I seguaci del Cav alle prese con l’ ennesima resa dei conti, divisi e litigiosi come se non ci fosse un domani.
Il tappo a lungo si è ironizzato sulle similitudini fisiche, persino caratteriali, tra Berlusconi e Sarkò. Sui tic, sui tacchi che li facevano sembrare entrambi più alti. Sulla stessa capacità di bucare il video o interpretare i sondaggi. Con la differenza che il sarkosysmo alla lunga ha prodotto la ritrovata unità del centrodestra francese. La ricomposizione delle galassie, cristiano-democratico-liberale. Mentre il berlusconismo, gli osservatori dello stesso centrodestra non hanno dubbi, in un certo senso ha fatto da tappo.
«I tappi ci sono quando nelle botti c’ è uno champagne non troppo spumeggiante», sostiene Franco Frattini, due volte ministro nei governi del Cavaliere. Ci sarà mai un Sarkozy italiano? «Non lo vedo emergere. Quella classe dirigente che accompagnò la vittoria del ’94, i vari Pera, Rebuffa, Urbani e il sottoscritto, ad eccezione del professor Martino che è di altissima statura, non c’ è più. Era una classe politica ricca di personalità che riconosceva l’ indiscussa leadership di Berlusconi rimasto fino al 2010, quando ci fu la rottura con Fini, l’ indiscusso fondatore del centrodestra». D’allora il tema della successione è un rumore di fondo. Anche ora che Silvio è vicino ai 79 anni. «Sarkozy – riprende Frattini – ha puntato su tematiche lepeniste, la sicurezza, il controllo dell’ immigrazione. E lo ha fatto con toni rassicuranti, senza estremismi. Basti vedere il percorso dell’ Ump: la sintesi del popolarismo italiano alla francese. FI sta cercando invece di fare l’ accordo con Salvini che vuole uscire dall’ Europa».
«Il Carroccio è il nostro alleato tradizionale – obietta Antonio Tajani, vice presidente vicario del Parlamento Ue. Serve una grande forza di centrodestra, meno litigiosità, più militanti, meno colonnelli, guidata da Berlusconi, l’ unico in grado di federare». La debolezza del centrodestra coincide con la cespuglizzazione dei moderati.
«La Le Pen non ha sfondato – è la tesi di Giuliano Ferrara – perché in realtà è un guappo di cartone.
Nel sistema francese non ha alcuna possibilità se non quella di fare da sfogatoio alla Grillo». E allora? «È successo che ad un presidente in decrescita come Hollande sia corrisposta la crescita di una forza post-gollista».
L’anomalia siamo noi? «Una doppia anomalia: la prima è Berlusconi, colpito da una sentenza che continuo a considerare profondamente ingiusta. La seconda è Renzi, uomo di sinistra a cui viene rimproverato di non esserlo.
Per intenderci: se Renzi avesse fatto un governo alla Hollande, con un Depardieu costretto a rifugiarsi da Putin per scampare al fisco, non avremmo avuto una situazione simile. Renzi questo errore non lo ha fatto. Ha fatto invece la riforma del Senato e la modifica dell’ art.18». Sarkò ha 7 vite. Anche Silvio, però. «Berlusconi – è la tesi del professor Antonio Martino, ex ministro e maitre à penser – è stato il nostro bipolarismo, non il Mattarellum. O con lui o contro di lui. E contro aveva tanta parte dell’ opinione pubblica. Nel caso di Renzi sembra che tutti siano disposti a fargli credito. Non c’ è opposizione. E senza opposizione non c’ è democrazia». Che fare? «Serve un programma condiviso, coerente, calendarizzato da offrire agli elettori e servono persone in grado di difendere queste idee».
di Claudio Marincola