Venti di guerra

Frattini a Il Tempo: Attacco contrario alla Costituzione

Intervista a Franco Frattini – «Iniziativa sbagliata nel metodo Ma non è una guerra alla Russia»
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«II messaggio di Trump è chiaro: io agisco concretamente, mentre Obama rimaneva impantanato». Franco Frattini, più volte ministro degli Esteri dei governi Berlusconi, analizza con II Tempo lo scenario dopo l’attacco di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna in Siria. 

Soltanto tré edifici colpiti, nessun morto per fortuna. Non è un grosso scossone al regime di Assad. «Trump non ha voluto indebolire troppo Assad ma comunque gli ha dato un segnale significativo sulla questione delle armi chimiche colpendo tré edifici importanti. Ha voluto lanciare un segnale anche all’Arabia Saudita e a Israele. Non sfuggirà che questo attacco arriva all’indomani della visita di Bin Salman a Washington, in cui è stata confermata l’alleanza strategica tra Stati Uniti e Arabia Saudita con acclusa fornitura di armi. Io giudico sbagliata quest’azione per i metodi in cui si è svolta, ma tutto sommato, mi pare che il buonsenso di Trump sia emerso quando ha fatto capire che non inizia una guerra di lunga durata, non inizia una guerra con i russi, non ci saranno rischi di intercettare una base russa». 

Dunque secondo lei ha ragione Lavrov a definire come illegale l’attacco? «Di sicuro c’è una non conformità con quanto scritto nella Carta dell’Onu. E poi, dal punto di vista dell’Italia, è sicuramente contro i principi della Costituzione. Il ben noto articolo 11 sancisce la possibilità di una partecipazione solo previa risoluzione Onu o quantomeno decisione unanime della Nato. Se fossi la Russia, comunque, eviterei di aumentare la tensione, ancor più di fronte al fatto che, come si è capito, gli americani avevano avvisato Mosca dell’attacco». 

L’Iran minaccia però «conseguenze regionali». Israele è nel mirino? «Non credo. L’Iran ha interesse che Trump non annulli il trattato del 5+1 sul nucleare. Con quest’Amministrazione alla Casa Bianca, se tu oggi alzi la tensione con Israele, lo fai anche con Washington, e non è questa l’esigenza dell’Iran. Dunque credo che Teheran non andrà oltre le dichiarazioni rumorose». 

Colpisce una coincidenza. Sia l’attacco dell’anno scorso ordinato da Trump contro la base siriana di Al Sharyat, sia quello di ieri notte arrivano m un momento di grattacapi sul piano nazionale. Ci sono ragioni di politica interna alla base di questa scelta? «Certo, e da parte di tutti gli attori m campo. Trump ha uno scontro molto aspro con Comey, e non si era mai visto un tale scambio tra un ex capo dell’Fbi e un Presidente degli Stati Uniti. La May sta attraversando un momento molto difficile nel negoziato per l’uscita dall’Ue. Macron viene da una serie di scioperi molto importanti che dimostrano come appena accenni a fare qualcosa gli si paralizza la Francia». 

Veniamo all’Italia. Nel centrodestra si colgono due linee. Salvini è spostato verso la Russia, Berlusconi equilibratìssimo. Ciò non pregiudica la tenuta di una coalizione che è in trattativa per il governo? «No, mi pare un giusto equilibrio. Berlusconi sa bene, con la sua esperienza di governo, che la centralità dell’Alleanza Atlantica non va neanche messa in discussione. Salvini è più proiettato verso Mosca. La sintesi è Pratica di Mare». 

Ecco, appunto. Pratica di Mare, è la metafora un modo di fare politica estera. Ma è ancora possibile oggi?«Sì. Nel 2001, George W. Bush e Putin erano in una fase di escalation. Da una parte c’era lo scudo missilistico e dall’altra parte i missili nell’enclave di Kaliningrad. A margine di quel drammatico G8 di Genova del 2001, dove Bush e Putin neanche si conoscevano, arrivò Berlusconi e disse: “io voglio un’alleanza tra Russia e Nato”. Tutti risero, ma un anno dopo ci fu Pratica di Mare e la stretta di mano. Se ci sono volontà e una forte leadership politica, l’Italia può avere un ruolo». 

Qual è lo schema di alleanze più adatto allo scopo? «Tra un centrodestra unito, con una posizione bilanciata tra gli approcci di Berlusconi e Salvini bilanciate, e Di Maio che con i messaggi dati all’America ha voluto accreditarsi come colui che mai uscirà dalla Nato».


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