Charlie Hebdo/ Né religione né visioni politiche possono rallentare una forte azione contro la barbarie jihadista
Ci sono due conseguenze che i tragici fatti di Parigi impongono di trarre.
La prima è la necessità di dichiarare esauriti gli spazi per le sottovalutazioni ed i distinguo interessati che troppe volte si sono visti in passato: per troppo tempo e in troppi casi ci sono state incertezze da parte occidentale, arrivando addirittura ad adombrare una sorta di giustificazionismo, del tipo ‘chi usa le armi reagisce a una violazione della democrazia’, all’ indomani delle missioni internazionali in Iraq e Afghanistan, oppure per gli attacchi contro lo Stato di Israele.
Per troppo tempo e in troppi casi cattiva coscienza ed acquiescenza al politicamente corretto hanno indotto l’Europa a chiudere gli occhi. Colpendo il nostro modo di essere, la nostra cultura, la nostra storia, la nostra democrazia, gli assassini di Parigi ci hanno fatto capire come di fronte ad un atto terroristico – che in quanto tale non può mai essere giustificato – non ci possano essere doppi standard o ambiguità di sorta.
La seconda conseguenza è l’opportunità di dare il massimo risalto alla rivolta ideale dell’Islam moderato di fronte a questa barbarie. Bisogna mobilitare una reazione sempre più forte e corale dei milioni di musulmani moderati che, come in questi giorni sui social network, denuncino e si ribellino a chi professa di uccidere in nome di Allah e di Maometto. Perché chi uccide bestemmia il nome del Profeta.L’Occidente ha il dovere morale prima che istituzionale di dire con assoluta chiarezza che ci sono dei principi, e il primo tra questi è il rispetto della vita di ogni essere umano e della sua dignità, che non sono negoziabili e che non possono essere violati per nessuna ragione.
E per questo dobbiamo riaffermare con forza l’appello di papa Francesco affinché le religioni siano messaggi di vita e non di morte per evitare eventuali folli ritorsioni contro uomini e donne musulmane.
Franco Frattini