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DIE ZEIT: Frattini: la crisi italiana, la Germania e la candidatura alla NATO - Diario Italiano
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Interview

DIE ZEIT: Frattini: la crisi italiana, la Germania e la candidatura alla NATO

Saremmo ancora più poveri!
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Traduzione dal tedesco all’italiano:
A porre le domande per DIE ZEIT è stato 
Josef Joffe

DIE ZEIT: I tedeschi amano l’Italia …
Franco Frattini: Lo so …
ZEIT: … gli Italiani però non amano la Germania.
Frattini: Questo è vero per coloro che sono soggetti all’influenza di forze populiste e che pensano che l’Europa sia una congiura franco-tedesca contro l’Italia.
ZEIT: chi è questa gente?
Frattini: Sono quel 25 per cento che ha votato per Beppo Grillo. La loro opinione è che la Germania pensa solo a sé stessa, non mostra solidarietà e vuole imporre agli Stati più deboli ciò che rende la Germania ancora più forte.

ZEIT: Il problema però non è tanto la Germania che è forte, ma il fatto che l’Italia sia così debole è disfunzionale.
Frattini: Concordo. Coloro che criticano la Germania non vogliono riforme per l’Italia. I populisti, anche quelli che si collocano più a destra, credono che l’Italia starebbe meglio con un ritorno alla lira. L’estrema sinistra è convinta che l’Europa non faccia nulla per i più poveri. Rimane una minoranza ma comunque di rilievo.

ZEIT: Certi politici asseriscono che l’Italia è così povera per il fatto che la Germania è così ricca
Frattini: Se ci fosse mancato il forte partenariato economico con la Germania saremmo ancora più poveri. Questa gente, oltre a non conoscere la Germania, non sa nulla neanche del resto del mondo. Non viaggia e non parla lingue straniere. Una tragedia.

ZEIT: C’è un dibattito sulle riforme in Italia?
Frattini: (sospiro) Mettiamola così: abbiamo una vera possibilità di cambiare. Sotto il Governo Monti gli Italiani hanno compiuto grandi sacrifici, senza neanche fare un solo giorno di sciopero generale ed è così che il Paese ha potuto evitare lo stato di insolvenza.

ZEIT: Non è la frustra dell’austerity della Merkel il vero problema. Il problema sta nel „contratto sociale“, un mercato del lavoro volto a tutelare gli insider e tenere alla larga gli outsider; di qui l’enorme disoccupazione giovanile.
Frattini: Assolutamente, giusto. Io ho sempre respinto l’idea che ad avere la colpa della crisi dell’Italia sia la Germania. Ma nella politica è così. Quando le cose vanno bene, il Governo rivendica il successo per sé. Se le cose vanno viceversa, la colpa è dell’Europa.

ZEIT: Scaricandosi così le colpe non si fa altro che distogliere l’attenzione dai necessari compiti che vanno fatti in casa propria. Cosa deve, può fare l’Italia?
Frattini: Al contrario della Francia, noi siamo già riusciti a innalzare l’età pensionabile – in parte a 67 anni. E non ci sono stati scioperi generali. La gente ha capito che l’Italia deve lavorare più a lungo per via della sua critica evoluzione demografica. Siamo messi meglio della Francia anche per quanto concerne la riduzione del deficit. Dobbiamo fare di più però per il mercato del lavoro e per ridimensionare la burocrazia. I funzionari pubblici seguono l’impeto naturale di rafforzare il loro potere nei confronti della società e dell’economia. Il secondo problema è quello della giustizia.

ZEIT: Come mai in tale settore cambiare è praticamente impossibile?
Frattini: Per via del fatto che la giustizia si autodifende. Tre anni fa abbiamo però modificato il diritto amministrativo in modo tale che i processi non durassero più un’eternità. Purtroppo per quanto riguarda il diritto civile, sono milioni i casi in attesa di processo …

ZEIT: … la tenacia della giustizia è leggendaria, di fronte a processi che durano dieci anni. Come mai?
Frattini: (sospiro) è una questione di potere. Ci sono l’associazione degli avvocati, quella dei magistrati – e la forza del Governo risulta insufficiente. Inoltre il Parlamento è dominato dagli avvocati. Berlusconi e Monti non sono riusciti a fare passare le proprie proposte volte all’accelerazione dei processi.

ZEIT: e poi il mercato del lavoro con la sua rigidità che impedisce sistematicamente le nuove assunzioni – proprio nel settore delle piccole e medie aziende?
Frattini: È per questo che nel 2011 siamo stati messi in guardia dalla BCE la quale per prima cosa ci ha chiesto di rendere più flessibile il mercato del lavoro. L’unico problema è che tutti sono stati compatti nel dire no – dall’estrema sinistra al centro-destra. Sotto Monti una cosa, comunque, ci è riuscita – quella di prevedere la possibilità dei contratti a tempo. Sotto il Governo Letta sono stati introdotti incentivi per l’assunzione di giovani lavoratori: per tre anni i datori di lavoro non devono pagare contributi sociali.

ZEIT: È già in vigore?
Frattini: Ancora no. La proposta deve ancora passare in Parlamento.

ZEIT: Noi consideriamo gli Italiani tanto in gamba perché sono sempre capaci di trovare un metodo, quello che loro chiamano l’“arrangiarsi”.
Frattini: (risata) è quello che io chiamo il mercato nero. La flessibilità regna nel mercato nero, non in quello della legalità. È una realtà triste. Tuttavia, su l’undici per cento dei nostri disoccupati, almeno la metà trova un impiego nell’economia sommersa. È per questo che di povertà se ne vede così poca. Un quinto del PIL viene prodotto in nero. È un pantano di illegalità che va prosciugato. Questa gente non paga tasse.

ZEIT: Il fatto è che la triste sorte di Governi come quello Monti e adesso quello Letta mostra come l’Italia non sia in grado di compiere vere riforme.
Frattini: Sì, c’è stato un blocco a volte da parte della sinistra, a volte da parte della destra. Ed è sempre l’interesse di parte a trionfare sull’interesse nazionale. Gli Italiani reagiscono solo quando l’incubo si concretizza. Purtroppo la maggioranza non ha ancora capito che non è per amore dell’Unione o della Merkel che dobbiamo cambiare, ma per il nostro bene. La casta, la classe politica, vuole salvaguardare i propri privilegi. Ma tutti gli scandali hanno distrutto la loro credibilità.

ZEIT: Passiamo alla politica estera. Per quale motivo vuole diventare Segretario Generale della Nato – in un momento in cui l’Alleanza funziona ormai solo à la carte e nel complesso si dà al disarmo? È di sicuro tutt’altro che divertente.
Frattini: È proprio questo a stuzzicarmi – il fatto che gli sforzi diminuiscono. In tempi di scarsità siamo chiamati a creare maggiore interdipendenza tra i membri, evitare i doppioni, e integrare le risorse …

ZEIT: … sono già 60 anni che se ne parla.
Frattini: Giusto, ma oggi abbiamo più che mai bisogno dell’Alleanza. Si pensi al terrorismo internazionale, o all’implosione degli Stati dell’Africa, partendo dalla Libia e continuando a sud. L’Alleanza deve globalizzarsi per via del fatto che è la stessa minaccia ad essere divenuta globale. Abbiamo un’occasione d’oro con il rientro nel 2014 di tutte le truppe dall’Afghanistan. Sarà giunto il momento per poter dare un nuovo assetto alla Nato.

ZEIT: A che pro?
Frattini: Potremmo stabilizzare Stati fragili, contribuire alla creazione di istituzioni, addestrare truppe. Soprattutto siamo chiamati a pensare in termini globali – coinvolgendo l’Australia, la Corea del Sud.

ZEIT: il problema di fondo della Nato è l’aver perso il nemico.
Frattini: Io vedo invece più che mai minacce di tipo strategico. Il Nord Africa è sull’altra sponda del Mediterraneo. Quello che abbiamo vinto in Libia è la guerra, non la pace. Pensi anche alla guerra cibernetica, di fronte alla quale siamo del tutto impreparati.

ZEIT: L’Europa però non intende intervenire al di fuori dei propri confini. Già mancano le truppe di rapido intervento…
Frattini: … ancora peggio. Ci manca addirittura la forza politica per stabilire delle priorità – dove possiamo ridurre, quali sono i nuovi sistemi da acquistare? In Afghanistan avevamo tanti jet da combattimento inutili, mentre gli elicotteri non erano abbastanza. Abbiamo truppe di terra enormi, non abbiamo però mobilità.

ZEIT: è da 20 anni che lo sappiamo. Quando non c’è la volontà, mancano anche i mezzi.
Frattini: Dovremmo iniziare creando un mercato della difesa comune.

ZEIT: Giusto, il fatto, però, è che la produzione di armi è per qualsiasi Paese terreno di politica industriale nazionale.
Frattini: Adesso si offre l’occasione. È anche per questo motivo che la Nato ha un futuro.

ZEIT: Chi altro si candida alla carica di Segretario Generale della Nato?
Frattini: Nessuno, sinora.

ZEIT: È perché il lavoro non lo vuole nessuno?
Frattini: (risata)


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