Per Franco Frattini, presidente della Sioi, ex ministro degli Esteri e candidato ufficiale del governo italiano alla segreteria generale della Nato, sulla crisi dell’Ucraina Unione Europea e Nato devono parlare con una voce sola. Per dire che non sono accettabili né un’annessione né la secessione della Crimea. Oggi la cosa più importante è abbassare i toni. E la Russia collabori a ristabilire condizioni di normalità.
Che ruolo può giocare l’Europa? “La grande qualità dell’Unione Europea è la diplomazia. E noi dobbiamo agire con gli strumenti della diplomazia. La missione europea è quella di promuovere il dialogo”. E poi, Italia e Germania possono mostrare al resto dell’Europa che la posizione giusta è la fermezza sulle violazioni dell’integrità territoriale dell’Ucraina che però non chiuda i canali con la Federazione russa. Il popolo ucraino potrà scegliere lo status di autonomia speciale, ma non la secessione. Attenzione però: alle dichiarazioni di sostegno e di amicizia al nuovo governo di Kiev Europa e Stati Uniti devono affiancare una seria politica di aiuti economici, che finora è mancata. “L’Ucraina oggi ha bisogno di miliardi di euro. Nel momento in cui Putin riduce il prezzo del gas all’Ucraina fa un regalo di molti miliardi di euro. Siamo noi Europei in grado di fare meglio?”. Un giudizio sul neo ministro Mogherini? “Finora ha fatto i passi giusti”. Vedremo cosa accadrà oggi al Consiglio Nato-Russia.
Facciamo il punto sulla crisi ucraina: che sviluppi dobbiamo attenderci?
La prima cosa da fare è ricercare una forte unità tra i paesi dell’Unione Europea e poi rinsaldare quell’alleanza euro atlantica con gli Stati Uniti che sarà estremamente importante domani (oggi per chi legge, ndr) alla riunione del consiglio Nato-Russia. Non solo l’Unione Europea ma anche la Nato deve infatti parlare con una voce sola.
Per dire che cosa?
Per dire con grande chiarezza alla Federazione russa che noi non possiamo immaginare né un’annessione, diciamo così, della Crimea né una secessione della Crimea. La Russia deve quindi collaborare per ristabilire delle condizioni di normalità, di sicurezza certamente, ma anche di rispetto per i vicini. E l’Ucraina è un grande vicino della Federazione russa. Ci sono molti milioni di ucraini che sono russofoni, che parlano la lingua russa e ci sono delle minoranze che devono essere tutelate dal nuovo governo di Kiev. Questa è una richiesta russa che va certamente accolta.
Quali errori sono stati commessi finora e come si può porvi riparo?
Penso che il nuovo governo di Kiev abbia sbagliato ad abolire la lingua russa con un decreto il giorno in cui si è insediato; quella decisione deve essere rivista. La cosa importante è la “descalation”, cioè abbassare i toni, evitare delle “botta e risposta” fatte con manovre militari e con reazioni altrettanto dure. Perché, lo dico con chiarezza, se noi usiamo gli stessi metodi di Putin – che ha voluto mostrare i muscoli – perdiamo una grossa opportunità.
Che ruolo può giocare l’Unione Europea?
La grande qualità dell’Unione Europea è la diplomazia. Noi dobbiamo agire con gli strumenti della diplomazia. Questa è la posizione. Penso che la missione europea sia quella di promuovere il dialogo. Non quella di promuovere scontri. Il valore aggiunto della nostra posizione è esattamente questo.
Cosa possiamo aspettarci dal Consiglio Nato-Russia?
Penso che il Consiglio Nato-Russia sia importante e che sia altrettanto importante creare quel gruppo di contatto che possa avviare il dialogo diretto tra Kiev e Mosca, perché solamente con il dialogo diretto si risolvono i problemi.
Per il neo ministro Mogherini è un inizio tutto in salita. In questa vicenda c’è un ruolo anche per l’Italia?
In questo caso vedrei particolarmente vicine le posizioni di Italia e Germania. E devo dire che il ministro ha fatto dei passi giusti in queste prime ore in cui ha cominciato a occuparsi della crisi in Ucraina che hanno ottenuto, diciamo così, l’apprezzamento del Presidente Napolitano.
A cosa si riferisce?
Al fatto di aver seguito una posizione di fermezza sulle violazioni della Russia, mantenendo però un’apertura al dialogo. Come ha fatto ad esempio il governo tedesco con il ministro Steinmeier. In questo momento Italia e Germania hanno una possibilità: quella di mostrare al resto dell’Europa che la posizione giusta è sicuramente la fermezza sulle violazioni dell’integrità territoriale dell’Ucraina ma al tempo stesso senza però chiudere i canali con la Federazione russa. Sono convinto che su questa posizione alla fine l’unità dell’Europa si potrà trovare.
Cosa ci si può aspettare da Putin?
È chiaro che ci aspettiamo da Putin un passo avanti di distensione. Un primo passo c’è stato con il ritiro delle truppe russe che stavano facendo esercitazioni militari ai confini con la Crimea e con l’Ucraina. Il secondo passo ce lo aspetteremo domani (oggi per chi legge, ndr) al Consiglio Nato-Russia quando – io mi auguro – che la Russia accetti un dialogo diretto con Kiev. Oppure un dialogo mediato dall’Unione Europea. In questo credo che la posizione italiana possa essere molto positiva e molto attiva. Penso che il ministro Mogherini finora abbia fatto bene a muoversi così.
Quanto conta in questa partita la politica energetica di Putin e quanto la Crimea rientra in questa strategia?
Putin ha sempre giocato la carta della politica energetica. Immagini che i paesi baltici dipendono dal gas russo per il 100%, la Polonia per il 97%; l’Italia, che fortunatamente può contare su fonti di approvvigionamento più diversificate, è al 30%. Certo la dipendenza energetica conta. Cosa possiamo contrapporre a questo?
Lo dica lei.
Primo, una politica europea – che finora non c’è mai stata – che sia davvero unitaria sulla sicurezza energetica. Finora i paesi dell’Unione hanno negoziato sempre accordi bilaterali con la Russia. Compresa l’Italia. È tempo di avere una strategia europea e non più solo una sommatoria di strategie nazionali per l’energia. Altrimenti è chiaro che la Russia ha in mano una carta particolarmente forte.
Il secondo?
Il secondo punto è molto importante. Quando Europei e Americani dicono all’Ucraina: noi vogliamo che voi scegliate liberamente, ad esempio un avvicinamento all’Europa. Beh, questa dichiarazione deve’essere accompagnata da quello che finora è mancato.
Cioè?
Aiuti economici generosi. L’Ucraina oggi ha bisogno di miliardi di euro, non milioni. E nel momento in cui Putin riduce il prezzo del gas all’Ucraina fa a quel paese un regalo di molti miliardi di euro. Siamo noi Europei in grado di fare meglio? Perché il popolo ucraino che ha freddo durante l’inverno, alla fine guarda il prezzo del gas più che alle grandi dichiarazioni enfatiche. L’Europa, ma anche gli Stati Uniti, devono quindi affiancare alle dichiarazioni di sostegno e di amicizia al nuovo governo di Kiev, quello che ha sostituito Yanukovich, affiancare dicevo una seria politica di aiuti economici. In più…
In più?
Tra due mesi, a maggio, si terranno le elezioni presidenziali. Dobbiamo incoraggiare queste elezioni e fare in modo che si svolgano sotto il monitoraggio internazionale, affinché non ci siano imbrogli, ci siano candidature trasparenti e così via. Se noi faremo tutte queste cose evidentemente toglieremo alla Russia di Putin le tentazioni “annessioniste”, diciamo così. Putin ha detto che non vuole annettere la Crimea – e ha fatto bene a dirlo – però poi occorrono i fatti. Così il popolo ucraino, che sente la Russia come la madrepatria, potrà scegliere lo status di autonomia speciale, ma non la secessione: c’è una grande differenza. In tema di minoranze bisogna dire anche un’altra cosa…
Prego.
In Crimea non ci sono solo minoranze russe. Ci sono anche i Catari, per esempio, che sono turchi: come ci comportiamo con loro? Quindi una cosa è uno status di autonomia speciale per la Crimea, altra cosa – inaccettabile questa – sarebbe la secessione della Crimea. Tutte queste cose messe insieme potrebbero dimostrare che la politica europea e quella euro atlantica della Nato sono entrambe a favore della stabilità. E io mi auguro che si vada proprio in questa direzione.