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Smart Defence – AWACS

I media italiani e le sfide della Smart Defence per un’Italia più sicura

The NATO Airborne Early Warning and Control Force (NAEW&CF) is one of the military assets that is owned and operated by NATO. To date, it is the Alliance’s largest common-funded project and is an example of what NATO member countries can achieve by pooling resources and working together in a multinational environment
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Riflessioni del Presidente Franco Frattini durante il dibattito al Senato organizzato dal think tank COMPETERE e dalla NATO

Quando si parla di smart defence si parte da un quadro in cui la sicurezza non è un tema che può essere sottovalutato: le minacce sono oramai asimmetriche e non convenzionali. Inoltre, esiste un quadro evolutivo non rassicurante in molte regioni del mondo.

Alcune riflessioni. Innanzitutto come comprendere ed individuare, per le sue prospettive di sviluppo, un ruolo degli Stati Uniti che ancora oggi nel quadro Atlantico copre e sopporta più dei due terzi dell’impegno comune.

In secondo luogo la persistenza e la debolezza della prospettiva di difesa comune europea. Questo nuovo quadro di impegno multilaterale chiede all’Europa di fare di più e non di meno. Non si può plaudire ad un’iniziativa e poi ritirarsi dall’impegno. 

Ancora, l’impatto della crisi apparentemente in contraddizione con la volontà di preservare i bilanci per la sicurezza. Un atteggiamento che ha indotto a tagli prevalentemente orizzontali anziché scelte mirate e politiche su dove e come tagliare, e dove investire. 

Un altro elemento è il post-2014. Il prossimo anno, con il ritiro delle forze combattenti dall’Afghanistan, cambieranno la dimensione e la prospettiva anzitutto per la NATO. Si porrà quindi il tema di una nuova vita dell’Alleanza: più politica, più improntata alla stabilizzazione.

Certamente la smart defence è un’ iniziativa che mira a spendere meglio e non a tagliare indiscriminatamente. Così come non ci dovrebbero essere duplicazioni di capabilities.

Ma cosa occorre fare? Occorrono innanzitutto scelte politiche. Occorre una leadership. Occorre riformare i modelli nazionali di difesa. E, infine, occorre riflettere su un nuovo concetto di solidarietà tra membri dell’Alleanza. Dobbiamo tener conto che il mondo cambia e c’è bisogno di nuovi modelli di solidarietà: per esempio in caso di attacchi informatici. 

Occorre, inoltre, una migliore divisione dei compiti tra Paesi membri dell’Alleanza: alcuni Paesi hanno esperienze in alcune aree strategiche, altri altrove. Non possiamo essere tutti dappertutto. 

Andrebbe poi spiegato meglio il costo di non avere la NATOSono certo che se si conoscessero meglio i rischi del non avere l’Alleanza molti dubbi verrebbero certamente meno.

Un altro elemento: come garantire che gli assetti messi a disposizione dell’Alleanza siano davvero disponibili quando occorre. 

Infine, una considerazione sul prossimo Consiglio Europeo di dicembre: nel 2003 insieme all’Alto Rappresentante Javier Solana (l’Italia all’epoca aveva la Presidenza italiana dell’Unione Europea) scrivemmo il documento strategico per la sicurezza e la difesa europee. 

Ma dal 2003 il mondo è certamente cambiato. Ecco perché uno dei primi compiti del prossimo Consiglio dovrebbe essere quello di incaricare l’attuale e prossimo Rappresentante per la Politica Estera di lavorare ad una nuova bozza di documento strategico.

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