Elezioni

Riformare il partito non basta. Serve una nuova forza moderata

Intervista di Franco Frattini al Corriere della Sera
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di Alessandro Trocino

Pdl: ormai persino il nome è oggetto di scherno L’orizzonte è il Ppe e la sua carta dei valori sarebbe una piattaforma a cui aderirebbero Passera e Montezemolo Servono le primarie per selezionare i parlamentari: ci vogliono cesoie da giardiniere 

«Rinnovamento? È una parola superata. Serve qualcosa di più forte, non si può andare avanti con questo Pdl e non basta riformarlo». Franco Frattini, già ministro degli Esteri e deputato, qualche tempo fa aveva spiegato che il Pdl è «precipitato in un abisso di moralità». Ma non è soltanto per questo che, sostiene, occorre cambiare tutto, o quasi. Il segretario Alfano parla di «resettare» il partito». «Non basta. Dobbiamo immaginare qualcosa di più forte». 

E una questione di nome? «Non solo, anche se so che lo stesso Berlusconi non lo ama più. Ormai questo nome, o brand come lo chiamano, è oggetto di scherno. E diventato l’acronimo di Partito delle liti o Partito dei ladri. Nessuno ricorda più il significato originale. E una cosa su cui le persone perbene non possono più transigere”. 

Cambiare nome. E l’identità? «Occorre cambiare anche questa. Nel ’94 c’era Forza Italia, un grande partito liberale di massa, nell’orbita del popolarismo europeo. E c’era An, con identità e valori di destra». 
E ora? «Ora lo dico con grande chiarezza: i valori di destra sono importanti ma il reset deve far nascere una forza popolare moderata, non conservatrice. Non possiamo tenere al nostro interno chi dubita dell’integrazione europea o chi ha in mente referendum populisti su euro e Europa. Penso alle parole di Bianconi, Meloni, Corsaro». 

Lei come lo vede questo partito? «Il mio orizzonte è il partito popolare europeo. Il 16 ottobre a Bucarest c’è il congresso del Ppe: è tanto difficile che Alfano e Casini dicano di riconoscersi nella carta dei valori che sarà adottata in quei giorni? Sarebbe una piattaforma programmatica alla quale aderirebbero anche Montezemolo e Passera. Altrimenti si crea solo confusione». 

Prima la sintesi la faceva Berlusconi. «È vero e ora c’è stata la balcanizzazione. Il Pdl sta esplodendo come accadde alla Jugoslavia. E, come allora, ognuno si porta la sua identità. La sintesi la può dare solo il popolarismo europeo». 

Berlusconi non serve più? «Lui fa un ragionamento molto serio: il suo sogno è sempre stato unire i moderati italiani. Si tirerebbe indietro volentieri se trovasse qualcuno in grado di farlo». 
Ma nulla accade. «La triste verità è che molto dipende dalla legge elettorale. Se resta il Porcellum, rischiamo di condannarci alla sconfitta. Con una legge proporzionale ci potremmo aggregare in modo non forzoso». 

Proponendo chi come premier? «Non voglio tirare per la giacchetta nessuno, ma c’è un premier stimato come Monti che si è detto disponibile, in condizioni particolari». 

Difficile che si cambi davvero, però, la legge elettorale. «Già, perché il Pd assapora la vittoria. Ma sarebbe una grave responsabilità e rischierebbe di pagarla». 

I big del Pdl temono di essere rottamati. «Berlusconi non mi ha dato l’impressione di essere un Robespierre che vuole tagliare le teste. Però è vero che parla molto di rinnovamento generazionale e di immagine». 

C’è un futuro per l’establishment attuale? «Guardi, io sono molto simpatetico con i giovani formattatori, come il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo. Uno che ha sempre lavorato, da ingegnere, e i voti se li è guadagnati. Uno così è un modello per il partito. I formattatori li stimo e mi scambio tweet con loro. Ma non si può pensare di rifare un partito solo con loro». 

E quindi? «E quindi sceglieranno i cittadini con le primarie. Bisogna farle già per le prossime comunali a Roma e regionali in Lazio. E per selezionare i prossimi parlamentari. La prima cosa che gli americani chiedono ai candidati è: che lavoro fa?». 

Domanda che spiazzerebbe più di uno. «Ma la gente non ne può più di vedere gente catapultata, che non ha mai lavorato. Ci vogliono cesoie da giardiniere». 


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