Nazioni Unite

Devo garantire che l’Italia sia al tavolo con le altre diplomazie

Giornata di incontri a New York in occasione della 66esima sessione dell’Assemblea generale dell’Onu
 | 

Intervista al corriere della sera

Maurizio Caprara

New York — «Devo garantire che l’Italia sia al tavolo con le altre diplomazie», dice Franco Frattini in un albergo di fronte al Palazzo di Vetro, il Millennium, all’inizio di un’altra giornata di incontri a New York in occasione della 66esima sessione dell’Assemblea generale dell’Onu. Non è un ruolo semplice, il suo, con l’aria che tira per un’Italia declassata da una delle principali agenzie di valutazioni economiche internazionali, infebbrata da una crisi politica latente. Senza critiche dirette a Silvio Berlusconi, al quale deve la sua carriera politica, in quasi un’ora con il Corriere il ministro degli Esteri mostra di volersi dare un profilo più autonomo rispetto a prima. In questa intervista propone un patto di governo tra la maggioranza di adesso, formata da Pdl e Lega, e l’Unione di centro. Marca una distanza da Gianpaolo Tarantini, in carcere con l’accusa di estorsione a Berlusconi al quale ha procurato ragazze a pagamento. Allo stesso tempo, non rompe le righe.

Come si sente a New York il ministro degli Esteri dopo che l’agenzia Standard & Poor’s ha definito l’Italia meno affidabile nel pagare i suoi debiti e ne ha dato la colpa a un’incapacità del governo di governare in tempi di crisi economica? «E’ stata un’altra decisione compiuta con valutazioni politiche, entrando su un terreno nel quale in passato le agenzie di rating non entravano».

Era già successo quando Standard & Poor’s ha tolto la tripla «A» agli Stati Uniti. «Appunto, non soltanto per noi. È necessaria una rilettura sul ruolo di queste agenzie, addirittura in Italia sono sotto inchiesta penale per valutare se dietro certi comportamenti non vi siano conflitti di interessi. I magistrati hanno ascoltato anche me. Le valutazioni sulla solidità di un governo derivano da elementi che non conosciamo. Quali?».

Davvero sta dicendo che un problema economico come quello dell’Italia, uno dei Paesi con il più alto debito pubblico al mondo, è in sostanza un problema giudiziario? «Se ci fossero interessi dietro le agenzie di rating, il problema non si risolverebbe come caso giudiziario, ma si farebbe luce su tante domande prive di risposta. Se ci fosse un governo economico dell’Europa, come auspico, non sarebbe la situazione di questo o quello Stato a poter essere messa all’indice».

Governo europeo? I governi italiani di centrodestra tutto hanno fatto fuorché favorire l’integrazione europea, a cominciare da quando si spaccò l’Ue con un documento di otto Stati sull’Iraq. «Sì, e siccome il mondo è cambiato, solo chi è sciagurato non cambia idea. Chi pensava questo in passato lo faceva con motivazioni che io già allora ritenevo pericolose».

A lungo Berlusconi ha negato la vastità della crisi economica. «Con saggezza, il capo dello Stato ha chiesto di non sottovalutare la crisi, e ognuno dovrebbe fare autocritica, ma anche di non dire, come fa l’opposizione, che la crisi è colpa di Berlusconi».

Lei ce l’ha con tutta l’opposizione? «Casini dichiara che Berlusconi se ne deve andare, ma anche che va individuata una strada di fine legislatura garantendo a chi vinse le elezioni di governare. Non propone elezioni anticipate né ribaltoni. Ce l’ho con chi sostiene “Berlusconi si deve dimettere punto e basta”».

Entrerebbe in un nuovo governo senza Berlusconi? «No, parliamo di un governo di fine legislatura per il quale mettere la precondizione “Berlusconi se ne deve andare” vuol dire far fallire ogni tentativo. Non diciamo all’Udc: vi diamo qualche poltrona, sarebbe offensivo. Altro è individuare tre cose che servono all’Italia e pensare che su questo un confronto con l’Udc sia possibile: una riforma del quadro costituzionale che comprenda la legge elettorale, una manovra per la crescita, riforma della giustizia».

Un confronto per far nascere un altro governo? «Meglio dire che l’attuale governo offre un armistizio all’opposizione responsabile: definiamo insieme ciò che serve al bene del Paese».

Come ci si trova a rappresentare all’Onu una nazione della quale si parla per un declassamento e per un personaggio, Gianpaolo Tarantini, che ha portato donne a pagamento al presidente del Consiglio? «Per fortuna la politica estera italiana non risente di una situazione che riguarda la sfera privata ed è stata buttata sui giornali violando la privacy».

Tarantini cercava affari con aziende delle quali lo Stato è socio. «Non credo che bisogna descrivere l’Italia come un Paese nel quale c’è un “metodo Tarantini” e un “metodo Sesto San Giovanni” di amministratori del centrosinistra. L’Italia merita molto di più».

Lei era a una cena con imprenditori a Villa Madama alla quale partecipò anche Tarantini. L’Italia merita lui come modello di imprenditore? «Di certo no. E’ un personaggio che a Villa Madama non solo non ho notato, ma non aveva ragione di stare».

Franco Frattini


© All rights reserved. Powered by Franco Frattini

Back to Top